«India e Pakistan, tornate in riga» di Fabio Galvano

«India e Pakistan, tornate in riga» Bloccati i nuovi aiuti e i finanziamenti ai due Paesi: «Avete danneggiato voi stessi e il mondo intero» «India e Pakistan, tornate in riga» Ordine degli 8 Grandi dopo i test nucleari LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Desistano dal loro programma nucleare, tanto l'India guanto il Pakistan, pena l'isolamento totale nell'ambito della comunità internazionale. E sappiano fin d'ora che tutti gli aiuti, a parte quelli di carattere strettamente umanitario, e tutti i finanziamenti internazionali si estingueranno al più presto. Riuniti a Londra per un consulto straordinario del G8 - il club che raccoglie i sette Paesi più industrializzati e la Russia - i ministri degli Esteri lanciano quello che è secondo Lamberto Dini «un segnale inequivocabile di disapprovazione»; ma soprattutto danno un giro di vite alle misure economiche. Voluta dal Giappone, la riunione è stata presa in ostaggio dall'incalzante vicenda del Kosovo; ma è ugualmente servita a codificare quello che le potenze economiche - nucleari e non nucleari - si aspettano da Delhi e Islamabad. A un mese dalla prima esplosione indiana (11 maggio) e a due settimane da quella pakistana (28 maggio) gli Otto denunciano l'impatto negativo, «grave e duraturo», della loro sfida nucleare. India e Pakistan, denuncia il ministro britannico Robin Cook, «hanno danneggiato se stessi e tutto il mondo». E per questo a Londra è stata decisa la creazione di una task force che, unendo alle potenze nucleari quelle che da tempo hanno rinunciato all'uso dell'a tomo, imbrigli i due litiganti del subcontinente asiatico in una marcia verso la distensione. Pie speranze - per il momento - che tuttavia non cancellano l'inten to degli Otto di bloccare la nuo va corsa alle armi. J1. comunicato diramato ieri al termine della riunione chiede essenzialmente a India e Paki stan l'immediato alt alla rincor sa nucleare - e d'altra parte entrambi i Paesi hanno già urtila feralmente annunciato una ino ratoria negli esperimenti - « l'avvio di un dialogo destinato a ridurre la tensione attraverso misure di fiducia. Sul fronte nucleare, si precisa, i due Paesi devono rinunciare ad altri test e aderire immediatamente e senza precondizioni al Trattato per il bando agli esperimenti; rinunciare sia alla trasformazione del nascente arsenale in testate nucleari, sia al collaudo e allo spiegamento di sistemi missilistici in grado di usarle; rinunciare all'ulteriore produzione di materiale fissile; rinunciare, infine, all'esportazione di tale materiale e delle relative tecnologie. Per ridurre la tensione gli Otto hanno proposto altre cinque misure: l'abbandono di qualsiasi manovra militare che possa generare sospetto nella controparte e la rigorosa osservanza delle frontiere; lo scoraggiamento di quasiasi attività terrò- ristica; l'attuazione delle misure di sicurezza già adottate in passato; la ripresa di un dialogo diretto «che affronti le cause profonde della tensione, compreso il Kashmir»; il progresso verso una maggiore collaborazione economica. Il G8 non può che parlare a nome dei Paesi che ne fanno parte; ma è già un inizio. Soprattutto se verranno accolte nei fori internazionali alcune ipotesi enunciate ieri a Londra: che i recenti esperimenti nucleari non cambiano lo status nucleare dei due Paesi; soprattutto che le loro azioni li hanno essenzialmente danneggiati agli occhi della comunità internazionale. E' sottinteso che l'India può scordarsi l'accesso al Consiglio di Sicurezza dell'Onu se non darà prova di buon senso nucleare; e che il Pakistan sta mettendo a repentaglio le sue chances di ingresso nell'Asean. Una condanna con la condizionale. Starà a loro scongiurare il peggio, con l'aiuto della task force a cui hanno dato la loro adesione Cina, Argentina, Brasile, Filippine, Sud Africa e Ucraina: i Paesi invitati ieri - ministri o ambasciatori, a colazione con gli Otto - al coordinamento contro la nuova minaccia asiatica. Fabio Galvano Per il segretario di Stato americano Madeleine Albright, India e Pakistan vanno portati al dialogo con «misure di pressione» ed anche «segnali di disponibilità»

Persone citate: Lamberto Dini, Madeleine Albright, Robin Cook