D'Alema in campo per «l'altro referendum»

D'Alema in campo per «l'altro referendum» Il leader pds non appoggerà la proposta Segni-Di Pietro: meglio quella di Passigli D'Alema in campo per «l'altro referendum» Mancino: sulle riforme il dialogo potrebbe ripartire ROMA. La Bicamerale è morta, ma le riforme sono sempre all'ordine del giorno. Ieri, prima D'Alema ha ricordato svili' Unità che esse sono indispensabili per modernizzare il Paese quanto il rafforzamento dell'Ulivo e il rilancio dell'azione di governo. Poi da Pechino Oscar Luigi Scalfaro, avendo il tatto di sfilarsi con una battuta («Anche per me scende la sera...») dalla corsa per il Quirinale che si aprirà alla fine del suo mandato, ha incitato i partiti a riproporre, per la via dell'articolo 138 della vigente Costituzione, l'elezione diretta del Capo dello Stato. Un presidenzialismo a poteri invariati, quello rilanciato da Scalfaro e ripreso poi in giornata anche dal presidente del Senato Mancino, che piace a Massimo D'Alema ma non al Polo, e infatti riceve subito un argomentato «no» dei leader Berlusconi e Fini, e degli esperti Rebuffa e Pera. E poi, a cuneo nella resurrezione delle riforme, si inseriscono i referendum: D'Alema punta suU'elimininazione dello scorporo dall'attuale legge elettorale, per iniettare nel sistema un tanto di maggioritario in più. E' il cosiddetto referendum Passigli, dal nome del senatore che l'ha proposto, e per il quale Botteghe Oscure annuncia una mobilitazione di massa con l'attivazione di mille banchetti per la raccolta delle fiime in tutt'Itaha. Come pure Di Pietro e Segni, che per il loro progetto mirante a togliere del tutto la quota proporzionale dalla legge elettorale in vigore, ha proclamato due fine settimana di super-impegno. Dunque, anche se è probabile che il prossimo presidente della Repubblica venga eletto con l'attuale sistema, poiché non ci sono i tempi tecnici per approvare in tempo la riforma, Scalfaro ha di fatto aperto da una parte la corsa al Quirinale, dall'altra ha rilanciato in modo autorevole l'elezione diretta del capo dello Stato. «E' l'uovo di Colombo», ha detto, «si tratta di far eleggere direttamente dal popolo il capo dello Stato mantenendo ferme le attuali competenze». Non so se l'elezione diretta del capo dello Stato possa essere definita proprio come un uovo di Colombo, ha ribattuto Massimo D'Alema, ma «certo sarebbe un grande avanzamento democratico per il nostro Paese». Si tratta di «un uovo di Colombo col quale si rischia di fare una frittata», è stata la facile battuta di Rocco Buttiglione. Più autorevolmente, dal Polo si sono levate le voci di Berlusconi e Fini. Due «no», ma da punti di vista sottilmente diversi: la bocciatura del leader di Forza Italia, che ha rovesciato il tavolo della Bicamerale proprio sull'ampliamento dei poteri del capo dello Stato in politica estera e di difesa, è senza appello: «Si tratta di una trovata estemporanea e improvvisata», ha detto, nonostante Scalfaro l'avesse invece argomentata facendola risalire, in forme diverse, a Craxi e a Giuliano Amato. Mentre il presidente di Alleanza nazionale, al quale andrebbe bene anche l'elezione diretta a poteri invariati, dice che la presa di posizione di Scalfaro «non è tale da riaprire la Bicamerale, ma è lo stesso importante che anche lui, che ha sempre avuto una visione parlamentarista, dia ormai per scontata l'elezione diretta del presidente della Repubblica». E se Piero Folena ha giudicato «molto sensate» le parole di Scalfaro, Mancino le ha rilanciate con convincimento: «Già nei prossimi giorni le trattative potrebbero ripartire». La seconda carica dello Stato, che ieri è stata curiosamente candidata dal Foglio a succedere a Scalfaro, non crede nell'ipotesi di una Costituente, sulla quale è tornato ancora ieri Silvio Berlusconi. «La carta Costituzionale va riscritta completamente», è tornato a dire. Più complessa è la competizione aperta dai due diversi referendum. D'Alema boccia come «impraticabile» quello di Segni e di Di Pietro perché «si dice agli italiani che serve per abolire la quota proporzionale, ma in realtà avrebbe l'effetto di eleggere 175 deputati che di fatto hanno perso le elezioni». E questo perché nessun sistema dà garanzie assolute contro la dispersione dei voti. Da una simulazione diffusa dall'agenzia Asca, si apprende che con il sistema elettorale derivante dal quesito Di Pietro e dal quesito Passigli gli effetti per Ulivo e Polo sarebbero sostanzialmente invariati. Ma col primo sistema la Lega e Rifondazione verrebbero sostanzialmente ridimensionate, mentre col secondo ci sarebbe solo un ritocco al ribasso. [ant. ram.] GLI EFFETTI DEI REFERENDUM SEGGI1996 REFERENDUM Dl PIETRO REFERENDUM PASSIGLI (COLLEGIO + RECUPERO) (COLLEGIO + RECUPERO) (COLLEGIO + RECUPERO) #UUV0 249+38=287 249+55=304 249+53=302 ^ POLO 169+77=246 169+91=2*0 169+71=240 €HEGA 39+20=59 39+4=43 39+17=56 #RIF0NDAZI0NE 12+20=32 12+4=16 12+14=26 6+0=6, -^-.6+1*7 1 6+0=6 , SIMULAZIONE SUI DATI BH DELLE POLITICHE 1996 ; I segretario del Pds Massimo D'Alema

Luoghi citati: Pechino, Roma