Marta Russo, polemica sul superteste di Francesco Grignetti

Marta Russo, polemica sul superteste Dovrebbe confermare l'alibi del ricercatore accusato del delitto della studentessa Marta Russo, polemica sul superteste Chiamato da Ferraro, è imputato di tentato omicidio ROMA. Apparentemente è un supertestimone che porta una prova decisiva a favore di Salvatore Ferraro, lo studente Domenico Condemi che avrebbe telefonato a casa all'assistente proprio la mattina in cui Marta Russo veniva uccisa. Ma difficilmente si materializzerà quell'alibi che finora mancava a Ferraro. Domenico Condemi, 21 anni, calabrese di Africo Nuovo, fuorisede di Giurisprudenza a La Sapienza, è a sua volta imputato di tentato omicidio. E' accusato di aver partecipato a un agguato, lui e altri quattro giovani calabresi, contro tal Stefano Fornari, il 6 marzo '97 in un bar nel centro di Guidonia. E l'avvocato Domenico Cartolano, difensore di Ferraro, che aveva citato lo studente come testimone a discolpa, si scopre essere anche il difensore dei quattro presunti complici di Condemi. Imbarazzo. Ma l'avvocato rifiuta ogni commento: «Su questo aspetto non parlo». Colpi di scena a ripetizione, al processo per il delitto dell'università. Comincia due giorni fa l'imputato Ferraro, che improvvisamente prende la parola e ricorda: «Quella mattina, il 9 maggio '97, mi telefonò uno studente di giù, si chiama Domenico Condemi». Conferma una teste, la studentessa Ilaria Pepe: «A me Ferraro ne parlò il giorno dopo, il 10 maggio '97. La definì una telefonata strana». Rapido controllo sulle liste dei testimoni. Domenico Condemi è lì, sia pure senza alcuna generalità o indirizzo, indicato dall'avvocato Cartolano. E' impossibile risalire a lui, però, perché l'avvocato dice e ripete «ancora non conosco le sue esatte generalità, quanto prima farò conoscere alla corte il suo mdirizzo». Si delinea, insomma, il colpo di teatro: la telefonata che potrebbe scagionare Ferraro da ogni accusa. Non solo. Avverte il padre dell'imputato, Vincenzo Ferraro: «Oltre Domenico Condemi, ci fu quella stessa mattina, alle 11,18, anche la telefonata di un altro studente calabrese, Domenico Albanese». La partita si fa interessante. Parte immediata la protesta del pm Carlo Lasperanza, infatti, che lamenta di non sapere niente di questo teste, di non averlo potuto mai interrogare. Tutto inutile. La corte conferma il testimone. Sono interessati anche gli avvocati di parte civile, ne parla Oreste Flammini Minuto, che non si oppongono a nessun tentativo per la ricerca della verità. Sennonché arriva nel pomeriggio un altro colpo di scena, l'ennesimo. Si scopre che Domenico Condemi è imputato in un'altra aula di giustizia, assieme ai fratelli Domenico, Salvatore e Cosimo Cordi e Fabio Romeo. Secondo la ricostruzione dell'accusa, i cinque entrarono in un bar di Guidonia e spararono a bruciapelo contro Stefano Fornari. Per fortuna di quest'ultimo, la pistola si inceppò e l'agguato finì nel nulla. Arrestati dai carabinieri (eccetto Condemi) spiegarono l'agguato con questioni di gelosia. Ma gli credettero poco, i carabinieri, pensando piuttosto a regolamenti di conti: i Cordi, infatti, sono al centro della faida di Locri contro la famiglia Cataldo. E i quattro giovani calabresi il 30 ottobre 1997 - già in carcere per i fatti di Guidonia - furono raggiunti anche da un altro ordine di cattura, del gip distrettuale di Reggio Calabria, per associazione mafiosa. Vengono difesi dall'avvocato Cartolano. Condemi, se a proposito o no lo deciderà il giudice, viene associato a questi ambienti. Ma ora, del tutto a sorpresa, si affaccia anche alla ribalta del processo Scattone e Ferraro. Raggiunto dall'Ansa a casa sua, a Africo Nuovo, ha reagito bruscamente: «Di questa storia non vi dico niente. So io quello che devo dire al giudice e non intendo anticipare nulla. Non mi dovete rompere le scatole. E' da stamattina che i giornalisti mi tormentano con telefonate. Mia madre sta molto male, ha la pressione alta. 0 chiudi il telefono tu, o sono costretto a farlo io». Francesco Grignetti Il giovane calabrese coinvolto con altri 4 in un agguato fallito Forse un regolamento tra cosche rivali Salvatore Ferraro in aula Ieri è emerso un supertestimone per la sua difesa, ma poi si è scoperto che si tratta di una persona imputata di tentato omicidio

Luoghi citati: Africo, Locri, Reggio Calabria, Roma