Brunetta scettico

Brunetta scettico Brunetta scettico «Ilproblema è globale non si può agire a pezzi» Allora, professor Renato Brunetta cosa ne pensa dell'ultimo provvedimento del governo, che ieri ha varato il sussidio di povertà? «In Italia, è cosa nota a tutti, si spende poco di assistenza e troppo per le pensioni. E quindi siano benevenute tutte le misure atte a riequilibrare questa situazione. Ma purtroppo devo dire che in questo modo si fa male anche questo poco di assistenza». Ma perché non ritiene positiva questa misura? Pur con tutti i suoi limiti della fase di sperimentazione è sempre un primo passo nella direzione di un riequiìibrio dello Stato sociale che anche per lei è necessario. «Certo, ma al governo manca una visione davvero strategica del problema. Quando si è parlato, polemizzato per mesi di riforma del Welfare State, il governo si era impegnato a ripensare globalmente tutti gli istituti inerenti: la tutela della famiglia come gli ammortizzatori sociali, l'indennità di disoccupazione come i sussidi agli handicappati eccetera eccetera. E' un sistema a vasi comunicanti, quello dello Stato sociale, che va affrontato globalmente. Non si può agire a pezzi e bocconi, tanto per mettere una toppa qua e là. Perché in realtà va a finire che non serve a niente e illude solo la povera gente». Resta il fatto che, alla fine, farà entrare un po' di soldi nelle tasche dei più bisognosi: e questo non è di per sé positivo? «Guardiamo ai fatti. Si tratta di un provvedimento sperimentale, a termhie, con poche lire a disposizione e che verrà applicato, a quanto si sa, in poche zone, specialmente al Sud. E' un Welfare straccione, che sa tanto di assistenzialismo cronico, come quello dei lavori socialmente utili». Perché non crede che finirà davvero per sanare nei limiti del fattibile le situazioni più miserevoli? «Io ho una grande paura che, per come lo vedo congegnato, questo provvedimento non selezioni davvero come si vorrebbe a favore dei più bisognosi. Elargisce pochi soldi ma non dà sei-vizi sociali a chi ne avrebbe davvero bisogno. E temo fortemente che si verifichi un assalto alla diligenza da parte dei soliti furbi: chessò, la moglie separata del farmacista, ufficialmente nullatenente, o i soliti lavoratori agricoli stagionali, quelli delle finte assunzioni e dei 51 giorni di contributi auto-versati che si beccano le integrazioni non dovute. E nelle campagne, poi, lavorano solo gli extracomunitari. Davvero, temo solo un gran pasticcio: molto fumo e ben poco arròsto». E allora che cosa avrebbe dovuto fare il governo di Prodi? «L'ho detto: bisogna affrontare il problema della riforma dell'assistenza in maniera davvero strategica, investendo tutti gli istituti. Non con provvedimenti tampone come questo. Così si aggiunge soltanto, anche se poco e male, e non si toglie nulla, non si razionalizza quel moloch dello Stato previdenziale all'italiana». Non crede di essere troppo severo? In fondo il governo spenderà poche centinaia di miliardi per un paio d'anni in via sperimentale. E se poi il provvedimento non dovesse funzionare, avrà tutto il tempo per modificarlo e migliorarlo... «E chi lo dice che il governo avrà poi la forza di ritirare il sussidio di povertà anche se si dimostrasse, come io penso, che il provvedimento non funziona? Anzi, il rischio è che dopo i primi due anni venga rinnovato e allargato, generalizzato, diventando un'altra forma di assistenzialismo a beneficio del Sud». Ecco, di nuovo le accuse di assistenzialismo per il sostegno al Sud che, oggettivamente, ha più poveri e disoccupati che il resto d'Italia: non è una visione distorta? «Sarei ben lieto di sbagliarmi. Ma io vedo solo una bassa operazione clientelare per dispensare un po' di soldi attraverso i sindaci, in località che saranno scelte dal governo. E dove sta in tutto ciò la capacità mnovativa vantata dal governo?», [p. pat.l

Persone citate: Brunetta, Prodi, Renato Brunetta

Luoghi citati: Italia