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Corrida vietata ai minori In Catalogna, i ragazzi esclusi anche dagli incontri di boxe Corrida vietata ai minori PROVIAMO a immaginare che cosa succederebbe in Italia se la Lombardia decidesse di scrivere sulle pizze napoletane «nuoce gravemente alla salute»: ebbene, qualcosa di simile sta accadendo in Spagna. La frase, sottile emblema di tutti i proibizionismi, è stata idealmente scritta dalla Catalogna, regione autonoma e fiera, sul mito nazionale spagnolo, la corrida. Che presto, sul territorio catalano, sarà vietata ai minori di 14 anni, insieme alla boxe. La legge entrerà in vigore a luglio o settembre, e prevede multe salate per chi non la osserva; va da sé che la cosa suscita l'entusiasmo degli animalisti e l'indignazione degli allevatori. Ma la posta in gioco è più alta: la corrida, con la sua tragicità che a molti, come Hemingway, parve sublime («la morte ha comperato un biglietto e sta in tribuna», scrisse) e ad altri disgustosa, è un simbolo universale della Spagna, che dilaga in Sud America e arriva fino in Francia. Ha portato, dopo il successo di Fiesta, torme di americani nella Penisola iberica, ha dato fama e gloria internazionale a «matador» come Dominguin o Antonio Ordonez; risale al XIII secolo, anche se nella sua forma attuale è stata codificata a metà '800; e dalla guerra civile è stata un'apoteosi della hispanidad, compensando gli anni del franchismo. L'interdetto della Catalogna autonomista sembrerebbe ragionevole: anche i film violenti sono vietati ai ragazzini. In realtà, pare di assistere a una guerra «nazionale», catalani contro casigliani, dove il sorridente usbergo del politicamente corretto è affilato come la spada del «matador». E in ogni caso, sempre meglio che una farsa, come da noi: che non leggeremo mai «nuoce gravemente alla salute» sulle pizze napoletane, ma rischiamo di trovarcelo scritto sulle bottiglie di vino. Mario Baudino