Milano s'accoda ai ribassi di Luigi Grassia

Milano s'accoda ai ribassi Milano s'accoda ai ribassi HMILANO A ceduto anche la diga di Piazza Affari, l'altroieri fra le poche a reggere contro l'ondata al ribasso dei mercati mondiali. L'indice Mibtel ha perso il 2,26% finendo a quota 23.708 punti. Milano era partita bene ma la giornata è stata condizionata delle brutte notizie dall'estero: non tanto i soliti crolli asiatici, che ieri si sono ripetuti con monotonia (ma anche con qualche nota in controtendenza come il recupero di Seul e Singapore) quanto piuttosto Wall Street, le cui perdite sono state seguite minuto per minuto da arretramenti in Italia tino alla chiusura della 17. Le folate di pessimismo dall'America sono giustificate dall'enorme rivalutazione del dollaro, balzato nel pomeriggio fino a toccare 143,19 yen - il più alto livello dal settembre del 1990.1 timori per l'export Usa, inevitabilmente meno competitivo soprattutto nel Far East, uniti a fattori locali (le previsioni negative sui bilanci di alcune aziende leader del listino) hanno trascinato al ribasso la Borsa di New York, che alle 17,30 italiane perdeva ben 120 punti (-1,34%). Il Mibtel era calato in parallelo e la speranza di un recupero in extremis (performance a cui il Dow Jones ci ha abituato negli ultimi tempi) si protraeva fino a un'ora in cui non avrebbe potuto più avere effetto da noi. L'Estremo Oriente, innanzitutto, causa prima anche degli attuali mali americani. Facce lunghe anche ieri a Tokyo dove l'indice Nikkey ha chiuso la giornata con una flessione del 2,11%. E sempre più giù sono andate pure le Borse di Manila (-4,6%), Kuala Lumpur (-1,3%), Hong Kong (-1,2%), Bangkok (-1,2%). Taipei invece ha limitato le perdite (-0,2%) mentre i segni più sono ricomparsi a Singapore (+1,8%), Giakarta (+0,8%) e Seul (+1,3%). Nel caso sudcoraeno ha giocato a favore la visita negli Usa del presidente Kim Dae Jung che ha convinto della sua volontà riformista politici e operatori americani. Trascinate dallo yen, si sono deprezzate anche le altre monete asiatiche, dalla rupia indonesiana al ringgit malaysiano, dal dollaro di Singapore al won coreano. Hanno fatto più male che bene al biglietto verde le parole del segretario al Tesoro di Washington Robert Rubin, che si è detto «preoccupato per la debolezza dello yen», ma non ha fatto cenno a interventi. Segnale intepretato dai mercati valutari come una sorta di «liberi tutti». Così il dollaro s'è apprezzato anche rispetto alle monete europee come marco e lira. Per fermarci all'Europa, con la poco rilevante eccezione di Bruxelles (un timido +0,24%) tutte le Borse hanno accusato un segno meno, da Londra (-2,25%) a Parigi (-1,59), da Amsterdam (-0,19) a Zurigo (-2,02%). Piazza Affari si è accodata. Nel naufragio generale si sono salvati i titoli Fiat (+0,01%) e Autostrade (+0,86%). Arretramenti pesanti invece per Fideuram (-4,97%), Mediobanca (-4,23%), Banca Intesa (-3,78%) e Rolo (-3,43%) fra i bancari, Generali (-2,06%), Ina (-2,78%) e Fondiaria (-2,86%) fra gli assicurativi, mentre fra gli industriali Tim registra un -4,21% e poco meglio fanno Telecom (-2,95%), Edison (-3,18%), Eni (-2,85%) e Benetton (-2,35%), Compari (-2,23%). Francoforte si è salvata: ieri in Germania era festa e la Borsa è rimasta chiusa. Luigi Grassia

Persone citate: Benetton, Kim Dae Jung, Washington Robert Rubin