Banco Intesa conquìsili Curiparmu di Valeria Sacchi

Banco Intesa conquìsili Curiparmu Ai lombardi anche la quota del Credito Bresciano. «Sì» all'integrazione Friuladria Banco Intesa conquìsili Curiparmu Deciso un aumento da 1100 miliardi MILANO. Giovanni Bazoli prosegue la marcia inarrestabile per rendere sempre più vasti i confini dell'impero di Intesa che dovrebbero presto allargarsi alla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. Ieri il consiglio di amministrazione della holding nata dall'accordo tra Ambroveneto e Cariplo, non solo ha approvato i termini dell'aumento di capitale da 1100 miliardi e un mandato al consiglio per ulteriori operazioni fino ad un importo massimo di 1500 miliardi, ma ha dato il beneplacito al progetto di passaggio a Banca Intesa della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. L'operazione vedrà la Fondazione Cariparma (che nella Cassa di Parma e Piacenza detiene il 51%) entrare nel capitale di Intesa. In tal senso i consigli dei due istituti hanno dato ieri mandato ai rispettivi presidenti di sottoscrivere, quanto prima, una dichiarazione di intenti. Se la trattativa andrà a buon fine, e non c'è ragione di dubitarne, il gruppo Cariparma porterà in dote a Intesa altri 310 sportelli concentrati in Emilia e Lombardia, 4251 dipendenti e 50.000 miliardi di raccolta, facendo salire l'attivo della holding a sfiorare i 310 mila miliardi. Sempre ieri, Banca Intesa ha anche proposto al Credito Agrario Bresciano di acquistare la sua partecipazione (pari al 10% ma corredata di un diritto d'opzione per un altro 15%) nella Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. Una partecipazione che il Cab aveva rilevato alcuni mesi or sono dal socio di mino ranza della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, la Fonda zione Cassa di Piacenza. Anche su questo fronte tutto dovrebbe filare uscio, dal momento che, attraverso la Mittel, Bazoli azionista influente dell'istituto bresciano (forse destinato pure lui, secondo voci del mercato, a raggiungere presto il polo Intesa). Non va dimenticato che, circa dieci giorni or sono, Banca Intesa e Friuladria (90 sportelli, 4700 miliardi di attivo) avevano a loro volta firmato una sorta di preaccordo. Successivamente, era però intervenuta l'Antonveneta riaprendo i colloqui con la popolare di Pordenone, con la quale era già stata in trattativa, e verso la quale aveva poi rilanciato una nuova offerta. Ieri però il consiglio di Intesa ha deliberato «l'autorizzazione al perfezionamento degli accordi relativi all'integrazione con Friuladria». Rispetto a Friuladria, comunque, l'operazione Cassa di Parma e Piacenza ha una valenza assai superiore, anche se Friuladria è interessante per la sua penetra¬ zione regionale e per la posizione geografica, come ponte verso i mercati dell'Europa centroorientale. Insomma, tutto questo per dire che Bazoli e il suo amministratore delegato Carlo Salvatori, nonostante abbiano appena presentato il progetto di integrazione industriale del polo federato Ambroveneto-Cariplo, guardano già oltre i confini e sembrano determinati a non fermarsi. Proprio in vista di questa crescita, l'assemblea di intesa, convocata per fine luglio, dovrà approvare l'aumento di capitale con emissione di 130 milioni di nuove azioni da mille lire di nominale, che ver¬ ranno offerte in opzione ai possessori di ordinarie, di risparmio non convertibili e di obbligazioni subordinate convertibili in ordinarie e in rnc, in ragione di una nuova azione ordinaria ogni 22 azioni o obbligazioni ad un prezzo compreso tra 8000 e 8500 lire. Il consiglio chiederà inoltre all'assemblea anche un mandato per poter aumentare, entro tre anni, il capitale in una o più volte per un importo massimo, comprensivo di eventuale sovrapprezzo, di 1500 miliardi, con emissione di titoli ordinari. Valeria Sacchi Giovanni Bazoli

Persone citate: Bazoli, Carlo Salvatori, Giovanni Bazoli, Intesa