lavoro, Prodi non convince il sindacalo
lavoro, Prodi non convince il sindacalo Fumata grigia dal vertice a quattro. Il governo spinge sulle infrastrutture, gli industriali chiedono meno tasse lavoro, Prodi non convince il sindacalo Partono i tavoli tecnici, resta la manifestazione del 20 ROMA. Adesso è la volta dei «sottotavoli tecnici» per tentare di concretizzare il rilancio dell'occupazione nel Mezzogiorno. Il risultato più tangibile della lunga riunione di ieri a Palazzo Chigi, un tavolo quadrangolare fra governo, sindacati e imprenditori allargato per la prima volta anche agli amministratori locali del Sud, è stato il varo di tre, anzi quattro gruppi di lavoro. Come ha spiegato Prodi, il primo si occuperà del sistema degli incentivi e delle convenienze, il secondo delle procedure autorizzative delle erogazioni e delle infrastrutture, il terzo opererà sull'emersione del lavoro nero e sui lavori socialmente utili. Il quarto, aggiuntivo, si occuperà della riforma dei fondi comunitari e del loro pieno utilizzo. Ma non basta questa moltiplicazione dei tavoli di concertazione anche a livello regionale a soddisfare i partecipanti. Certo, Prodi ha accompagnato le sue nuove proposte con una giusta condanna dello «stereotipo del Mezzogiorno immobile e tagliato fuori dallo sviluppo industriale» snocciolando i dati sulla creazione di nuove imprese meridionali che dimostrano appunta :1 contrario. Nel suo intervento, il premier ha anche riconosciuto la necessità di dare impulso alle infrastrutture accelerando la spesa con risorse aggiuntive e si è impegnato sulla riqualificazione delle aree metropolitane. Ma questi impegni, tante volte ripetuti, queste belle parole da sole non bastano più a tranquillizzare gli altri partecipanti al tavolo, se non sono accompagnate da fatti concreti. E così gli interlocutori, sindacalisti, imprenditori, sindaci si sono alzati tutti più o meno scontenti. Dal fronte sindacale la scarica più micidiale è arrivata dal leader della Cisl, Sergio D'Antoni: «Siamo assolutamente insoddisfatti. Il go- verno ha un'impostazione completamente generica, il guaio è che non ci dice mai quali cantieri si aprono, con quali risorse, quali investimenti. Dunque, i motivi della nostra manifestazione del 20 giugno sono tutti confermati. Sarà l'inizio di una mobilitazione costante, per il lavoro e contro i ritardi del governo. Il tempo è scaduto». Il numero uno della Cgil, Sergio Cofferati, definisce positivo solo il metodo del governo, ma si dimostra che gli approfondimenti ricercati oggi con i tavoli tecnici specifici «potevano già essere realizzati da tempo, perché non dimentichiamo che il patto per il lavoro risale' ormai al '96 e ancora non è stato attuato nella sua completezza». Cofferati spiega che il problema «è quello solito, le risorse ci sono ma non vengono spese, per difficoltà procedurali e lentezze burocratiche; e se la ripresa non è orientata, da sola non basta: perciò il nostro dissenso di merito resta inalterato». Chiude sconsolato il leader della Uil, Pietro Larizza: «I ritardi di ieri sono anche i ritardi di oggi, soprattutto sul fronte della spesa». Il presidente di Confindustria Fossa ha lasciato alla svelta Palazzo Chigi senza commentare la riunione, ma il direttore generale Cipolletta ha affermato che l'emersione dal lavoro nero si combatte soprattutto «con una riduzione permanente del carico fiscale e contributivo a cominciare dal Sud». Cipolletta ha sostenuto che anche abbassando la pressione fi- scale di due punti, come promette il governo, «in Italia saremmo ancora al 45% contro il 30-32 dei Paesi anglosassoni. La strada da fare per rendere competitivo il Mezzogiorno resta dunque enorme». Confindustria ritiene, comunque, di aver trovato una sponda nei responsabili degli enti locali, anche se ieri il presidente dell'Anci Enzo Bianco ha annunciato che sindaci del Sud aderiscono alla ma nifestazione del 20 giugno a Roma. Sostanzialmente due le richieste presentate a Prodi da sindaci e presidenti delle Regioni meridionali: un fisco più leggero sull'esempio di Galles e Irlanda e un rilancio delle infrastrutture. Al di là dell'apprezzato clima di «forte corresponsabilità» per affrontare l'emergenza Sud, l'impressione dei partecipanti al vertice è che ognuno continui a ribadire le posizioni di partenza, che restano a volte ancora distanti se non contrastanti. Mentre salgono le proteste degli esclusi: sindacati autonomi come la Cisal, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato e Confapi, tutto il mondo delle piccole e medie imprese. Ma il ministro Visco invita a «eliminare le recriminazioni reciproche per trovare soluzioni concrete. E' ora che ciascuno si assuma le proprie responsabilità». E sulle agevolazioni governative, in polemica con Confindustria, vanta che «sul fronte fiscale abbiamo le condizioni migliori d'Europa, salvo forse l'Irlanda». E oggi, il governo varerà finalmente il contrastato progetto Sviluppo Italia, l'agenziaholding per la promozione degli investimenti al Sud. [p. pat.l
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