«L'ha contagiata, è omicidio»

«L'ha contagiata, è omicidio» Livorno: l'uomo non le aveva mai confessato di avere l'Aids «L'ha contagiata, è omicidio» Donna muore, a giudizio il marito untore LIVORNO. Il dolore in punto di diritto, ovvero quando la vita, la morte, i sentimenti diventano un caso giudiziario. Michela, morta l'anno scorso a 25 anni d'Aids, aveva lasciato un unico testamento: la denuncia contro il marito, sieropositivo, che non le aveva mai confessato il suo stato, che l'aveva contagiata, che dice l'accusa - l'aveva uccisa. E così ieri mattina, dopo una camera di consiglio durata poco meno di due ore, il giudice per le udienze preliminari di Livorno Roberto Urgese ha rinviato a giudizio davanti alla corte di assise A. I., 30 anni, sieropositivo, vedovo di Michela. L'accusa: omicidio volontario. Alessandro ha quindi «voluto» uccidere Michela? Ecco che si intrecciano codice penale e vita vissuta, morte e sentimenti, norme, giudizio sulla volontà. Michela riposa al cimitero dei Lupi da un anno, ieri in tribunale poche parole e tanta tensione hanno fatto rivivere ai suoi genitori gli ultimi momenti di una donna giovane e ammalata di Aids. E' la fine degli Anni 80 quando Michela e Alessandro si conoscono. Alessandro è già malato, i medici lo hanno in cura per quel virus maligno che si chiama Hiv. Il resto è storia clinica: Michela si accorge di aver contratto il virus nel 1991, ciò nonostante sposa Alessandro due anni dopo. Poi la confessione di Alessandro, che aveva sempre taciuto la sua condizione. Nel 1995 Michela racconta tutto ai genitori, nel 1996 si decide a formalizzare una denuncia contro Alessandro. Peggiora, Michela, giorno dopo giorno. Muore, ed è l'estate del 1997, consumata dall'Aids. Alessandro e i suoi genitori vanno via da Livorno per stabilirsi in un'altra provincia. Di loro nessuno in città sente più parlare, se non fosse per il padre di Michela che a tutti vuol raccontare la storia. Intanto, la strada aperta dalla denuncia della donna viene percorsa dai magistrati. L'allora pubblico ministero Carlo Cardi invia gli atti alla procura circondariale ipotizzando contro Alessandro il reato di omicidio colposo: ovvero, il magistrato si dice convinto che l'uomo non ha «voluto» uccidere la moglie. Il procuratore circondariale solleva il conflitto di competenza davanti alla procura generale, convinto che si tratti di omicidio volontario: non si tratta di una «colpa cosciente», l'avere rapporti sessuali non protetti senza informare il partner comprende un dolo. La procura generale, visti gli atti, decide che si tratta di «omicidio preterintenzionale» e con un decreto dispone l'invio degli atti in procura. Si ricomincia: il pùbblico ministero Cardi rivede gli atti e formula di nuovo un'imputazione, chiedendo il rinvio a giudizio di Alessandro. Questa volta il reato è omicidio volontario. Dovrà decidere la corte d'assise. Ieri mattina l'udienza davanti al gup: un'udienza che ha dovuto tener conto della tensione dei genitori di Michela, dell'assenza dell'mdagato, della norma, dei sentimenti, dell'assenza di letteratura giurisprudenziale in merito. Poi salta fuori una sentenza pronunciata dalla Cassazione nel 1996, per un caso analogo avvenuto nel Nord Italia. E il giudice decide: è omicidio volontario, A. I. deve andare davanti ad ima corte d'assise il 23 aprile del 1999. Piange il padre di Michela: «Nessuna soddisfazione, voghamo giustizia». E di contro, l'avvocato della difesa che continua a dire: «Non poteva esserci volontà di uccidere, c'era amore, questo è il più strano caso di omicidio volontario che abbia mai visto». Questo è il secondo caso in Italia di un processo che dovrà stabilire se un uomo, sieropositivo, possa essere considerato omicida volontario se infetta il partner. Un caso che farà storia, farà letteratura. Chiara Carenini E' stata la moglie a denunciarlo pochi mesi prima di morire I genitori di lei: nessuna soddisfazione solo voglia di giustizia Una scena del film «Philadelphia» incentrato sulla causa intentata allo studio legale per il quale lavora, da un avvocato malato di Aids

Persone citate: Chiara Carenini, Lupi

Luoghi citati: Italia, Livorno, Nord Italia