Tauri dubbi sull'alibi di Scottone

Tauri dubbi sull'alibi di Scottone In aula il professore con il quale l'imputato ha sempre detto di trovarsi il giorno dell'omicidio di Marta Tauri dubbi sull'alibi di Scottone Docente fa dietrofront: non so quando lo vidi ROMA. Il professore è mortificato: «Mi dispiace, è una cosa dolorosa anche per me». Per quanto sforzi faccia, però, non riesce a ricordare: «Io Scattone l'ho visto, ma sulla data e sull'ora non posso essere preciso; certo, se avessi la mia agenda...». E che fine ha fatto l'agenda? «lo sono metodico, e alla fine dell'anno, metodicamente, l'ho strappata», risponde candido il professore. Suscitando ilarità tra il pubblico, e gettando nuovi interrogativi su questa storia: perché gli inquirenti non pensarono di sequestrare un documento che oggi sarebbe importante consultare? Al processo per l'omicidio di Marta Russo il professor Eugenio Lecaldano, ordinario di storia della filosofia morale, doveva confermare una parte dell'alibi di Giovanni Scattone, accusato di aver ucciso Marta il 9 maggio 1997. Quella mattina, sostiene l'imputato, lui si recò a villa Mirafiori - dove si trova una parte della facoltà di Lettere, distante dalla città universitaria - per incontrare Lecaldano. Ma davanti alla corte d'assise il professore non se la sente di confermare né di smentire quella versione. E i suoi «non ricordo» si sommano ad altre novità. In apertura d'udienza l'altro imputato, Salvatore Ferrara, sollecitato dalla testimonianza di una studentessa, rivela un particolare finora inedito: la mattina del 9 maggio, dice, «ricevetti una telefonata abbastanza strana da un ragazzo calabrese, uno studente, Domenico Condemi». Il che confermerebbe il suo alibi, e cioè che quel giorno Ferrara era a ca sa, non all'università. Ora si cercherà di rintracciare questo stu dente, sul quale i difensori di Fer raro non vogliono anticipare nulla, ma intanto il loro assistito incassa un altro colpo. Si tratta della deposisizione del borsista Francesco Esposito, che in aula ricorda: «Il 15 maggio, in questura, mentre aspettavamo di essere interrogati, Ferrara disse: "Se dovessero chiedervelo, ricordatevi che io il 9 maggio non c'ero"». Il testimone aggiunge subito che l'imputato, nel dire quella frase, «era cordialissimo, non c'era alcun atteggiamento di pressione da parte sua». Ferrara, con una dichiarazione spontanea, vuol essere ancora più preciso: «Sì, quella frase l'ho detta, ma era una battuta per allentare la tensione dell'attesa». Poi tocca al testimone più atteso, quel professor Lecaldano che è una delle carte della difesa Scattone sull'alibi del presunto sparatore. Il docente si presenta in completo blu, coi calzini gialli che spuntano dai pantaloni, e premette: «Non avendo sottomano l'agenda, ho difficoltà a ricordare le date». Si tratta dell'agenda inopinatamente lasciata nelle sue mani e poi distrutta, e quindi ci si deve affidare alla memoria del professore che, per sua stessa ammissione, non è granché. «Anzi - ammette - col tempo i ricordi sono sempre più labili», anche se da un anno tutti coloro che si occupano del processo (e pure lui che fu chiamato a depor- re due volte nel giugno del 97) si arrovellano sull'incontro tra Lecaldano e Scattone a villa Mirafiori. Il professore ricorda di aver visto Scattone e di avergli consegnato il programma di un convegno fissato per giugno, ma su data e orario la memoria proprio non lo aiuta. Un anno fa disse che quasi certamente l'incontro avvenne di venerdì (e il 9 maggio era un venerdì), ma oggi si corregge: «Forse sovrappongo avvenimenti acca¬ duti in giorni diversi; oggi direi che poteva essere il venerdì 9, ma anche il lunedì, o il mercoledì o il venerdì successivo». Per due ore Lecaldano risponde alle domande e a un tratto, quasi la cosa non avesse importanza, dice: «Incontrai Scattone nel corridoio, a fine mattinata. Poi sono uscito, sono andato in libreria, e quando tornai a casa feci in tempo a sentire, dal telegiornale, quella notizia tremenda». Cioè il ferimento di Marta Russo. Il testi¬ mone sembra non farci caso, ma all'improvviso dai suoi annebbiati ricordi spunta la conferma che l'incontro con l'imputato avvenne effettivamente il 9 maggio, come sostiene Scattone. Ai difensori va più che bene, e lasciano passare la cosa senza insistere oltre, ma gli avvocati di parte civile vogliono andare a fondo. Quindi, incalzano, era il 9 maggio. Lecaldano torna a tentennare: «Non ne sarei sicuro... Io ho solo dei flash che si sovrappon¬ gono... I miei ricordi mescolano varie realtà, vari giorni. Mi dispiace, ma non sono in grado di collegare l'incontro con Scattone con la notizia sentita al telegiornale». E' quanto basta per far dire ai legali della famiglia Russo che quella di Lecaldano «è una testimonianza nebulosa e sconcertante, dominata da "non ricordo" in alcuni casi palesemente non credibili». I difensori di Scattone, ovvia¬ mente, non la pensano così: «L'incontro avvenne il 9 maggio, perché altre date non sono possibili, e tutte le deposizioni di oggi confermano il racconto di Scattone che prima andò a villa Mirafiori, poi alla segreteria di Lettere e solo dopo le 12 a Filosofia del diritto», mentre Marta fu colpita alle 11,42. Oggi toccherà ancora a Lecaldano, poi ad altri testi dell'accusa. Giovanni Bianconi «Su data e ora non posso essere preciso: dovrei vedere sull'agenda ma ormai l'ho buttata» Ferraro rivela: la mattina del delitto ricevetti una strana chiamata da uno studente L'imputato Giovanni Scattone durante una fase dell'udienza di ieri e il professor Eugenio Lecaldano mentre depone

Luoghi citati: Ferrara, Marta, Roma