Grandi Minacce della Nato su Milosevic di Francesco Manacorda
Grandi Minacce della Nato su Milosevic I ministri della Difesa decidono manovre aeree in Albania e Macedonia: «Ripensaci, Slobodan» Grandi Minacce della Nato su Milosevic Kosovo, «pronte 8 ritorsioni» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Prudenza, prudenza e ancora prudenza. I ministri della Difesa dei sedici Paesi aderenti alla Nato scaldano i motori per un intervento militare contro il presidente serbo Slobodan Milosevic, lo avvertono che questa è l'ultima opportunità di soluzione pacifica che l'Occidente è disposto a concedere per risolvere la crisi del Kosovo, ma sperano che l'ipotesi di intervento delle forze dell'Alleanza rimanga tale e serva soltanto a «dare denti», come dice il ministro italiano Nino Andreatta, alle iniziative diplomatiche che si stanno intessendo a ritmo frenetico. Oggi sarà il turno del Gruppo di contatto formato da Usa, Russia, Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania, mentre lunedì e martedì Milosevic sarà a Mosca per incontrare Boris Eltsin. Ieri così i ministri della Difesa, ripetendo che la Nato «continua a sostenere una soluzione politica», hanno deciso di lanciare un avvertimento effettuando «il più presto possibile» esercitazioni aeree nei cieli dell'Albania e della Macedonia «per dimostrare la capacità della Nato di dispiegarsi rapidamente nella regione»; e hanno dato mandato alle autorità militari della Nato di studiare «una vasta gamma di opzioni con la missione, basata su rilevanti basi giuridiche, di fermare o interrompere una campagna sistematica di repressione violenta e di espulsioni in Kosovo» sulle quali dovranno poi pronunciarsi nuovamente ministri. «Proviamo disgusto ed emozione per le rappresaglie di Milosevic - dice il segretario alla Difesa britannico George Rober tson - e il nostro messaggio ( chiaro: "Pensaci ancora"». Il riferimento alle «basi giuridiche» significa però che prima di potersi muovere le truppe della Natoi vorranno la benedizione delle Nazioni Unite e in particolare una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza, dove la Russia potrebbe esercitare il suo diritto di veto. «Il solo obiettivo che ab¬ biamo adesso è la risoluzione del Consiglio», conferma il Segretario generale della Nato Xavier Solana. Ma il segretario statunitense alla Difesa William Cohen è pronto a rilanciare se da Mosca arrivassero troppi ostacoli: il mandato del Consiglio di Sicurezza è «desiderabile, ma non imperativo», dice. Se non si riuscisse a ottenerlo l'Alleanza potrebbe muoversi trovando un fondamento giuridico nella Carta delle Nazioni Unite, che prevede la difesa collettiva in caso di conflitti regionali. Ma quali sono in concreto le misure che la Nato potrebbe prendere? In primo luogo le esercitazioni che si svolgeranno saranno la simulazione di attacchi e bombardamenti. Le opzioni allo studio delle autorità militari sono invece otto, ha spiegato il ministro tedesco Volker Rune: si va da quelle meno incisive come la sospensione dei voli internazionali da e verso la Federazione jugoslava, alla misura estrema degli attacchi aerei contro installazioni militari jugoslave (ma naturalmente nessuno pensa a toccare il Montenegro). In mezzo restano altre possibilità: creazione nel Kosovo di una zona d'interdizione di tutte le armi pesanti e di un'aera interdetta al volo, sorveglianza aerea della regione, operazioni di guerra elettronica contro le telecomunicazioni dell'eserito serbo, distruzione della difesa antiaerea jugoslava, lanci di paracadutisti e materiale nel Kosovo, dispiegamento di truppe terrestri. E' da vedere se questo assortimento, per ora virtuale, di misure deterrenti convincerà la Serbia a cambiare atteggiamento su quello che continua a considerare un problema interno, e soprattutto se riuscirà a smuovere la Russia dalla sua posizione compiacente verso Milosevic. Ieri Solana ha annunciato che le forze russe potrebbero parteci^pare ad alcune delle esercitazioni programmate dalla Nato in Albania e Macedonia, ma ciò nonostante il voto di Mosca al Consiglio di Sicurezza resta un'inco- gnita. Andreatta è convinto però che alla fine anche la Russia darà il suo assenso: «Non mi immagino - dice - che possa arrivare un veto da chi, come Mosca, si sta impegnando a una soluzione diplomatica. Sennò si assumerà la responsabilità di un altra Bosnia, con i suoi carri di morti anche nel Kosovo». E su Mosca pe¬ serà naturalmente anche l'atteggiamento dell'Occidente, alla Nato come nel Gruppo di contatto: «Abbiamo i mezzi e i canali per accumulare elementi che poi determineranno il comportamento russo anche alle Nazioni Unite». Francesco Manacorda II ministro della Difesa Andreatta (a destra) con il collega americano William Cohen
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