Amazzoni in tuta verde di Domenico Quirico

Amazzoni in tuta verde Amazzoni in tuta verde Un'idea-choc nel mondo islamico IL LASCO LMIDEA non è nuova e in™ fatti ha una storia lunga quanto quella del potere. Il popolo ha dei dubbi sul fatto che si stia procedendo gaiamente verso l'avvenire? C'è il rischio che oppositori palesi, o peggio coloro che ritenete fidatissimi e che conoscono i vostri punti più vulnerabili, intralcino un poco la circolazione sul viale maestoso del progresso? Allora l'unica strategia sicura è quella di affidare l'ultima difesa a chi nella società è più emarginato e in permanente pericolo, categorie sociali, gruppi etnici e religiosi che dalla caduta del satrapo hanno da attendersi solo guai peggio- ri. Così gli imperatori romani avevano pretoriani prelevati tra i barbari feroci, gli ottomani avevano inventato i giannizzeri, i bizantini si affidavano ai vareghi, Federico Secondo si teneva ben stretti un manipolo di temutissimi saraceni. Il Colonnello di Tripoli, che della sicurezza personale ha fatto una scienza visto il numero dei nemici, ha imparato la lezione. Nella società musulmana chi è più emarginato e ansioso di riscatto delle donne, vera classe di paria doppiamente condannati dalla fede e dalla tradizione? Ed ecco allora per sfuggire alla crotalesca fan¬ tasia degli 007 americani e alla più autarchica perversità di fondamentalisti locali una guardia personale composta da donne. Le amazzoni del Colonnello hanno debuttato clamorosamente nell'81, quando Gheddafi cominciò a portarsele dietro come scorta anche nei viaggi all'estero, fedele alla sua passione scenografica per lo choc e la propaganda. Gheddafi era in missione in Siria e chiese di visitare Kuneitra, proprio in faccia alle trincee degli israeliani che presidiavano i territori conquistati nella Guerra dei Sei Giorni. Il leader siriano Assad, preoccupatissimo, non si voleva assumere responsabilità sulla sicurezza dell'ospite; ma Gheddafi ribattè che, con le sue guerriere, poteva andare anche in territorio nemico. Non bluffava: basta leggere le dichiarazioni che alcune di loro hanno rilasciato a un giornalista di Jeune Afrique che scrisse un libro dopo aver visitato la loro caserma nel centro di Tripoli (volume che tuttora campeggia in vetrina nella hall degli alberghi libici insieme con Libro Verde e dossier sui crimini italo-americani). «Per me non ci sono che Allah e Gheddafi», dichiarava ima di loro, confermando con risoluta icasticità la fama di ammaliatore che Gheddafi si porta dietro fino dal golpe contro il re. In un mondo come quello musulmano, dove l'altra metà del cielo non ha dovuto aspettare l'ondata integralista per scoprirsi in credito sul piano dei diritti civili, donne in divisa mimetica (ma di taglio charmant) sono uno choc. Gheddafi, forse perché non ama avere concorrenti sul piano della fede visto che considera la sua dottrina definitiva e sufficiente, si è sempre presentato come puntigliosamente laico. Così tutte le ragazze tra i 14 e i 18 anni seguivano l'addestramento militare e potevano poi scegliere se restare in divisa o tornare a casa. Negli anni in cui la rendita petrolifera sembrava inesauribile, molte sceglievano la caserma, attratte dagli stipendi elevati e da molti privilegi, come sconti nei negozi e sui mezzi di trasporto. Avevano l'obbligo di non sposarsi prima dei 25 anni, una condizione che molte accettavano con gioia perché le teneva lontane dai vincoli della famiglia, vecchia e nuova. Nel Libro Verde Gheddafi ha sentenziato: «La donna non è una mercanzia». Aisha glielo ha dimostrato. Domenico Quirico

Persone citate: Assad, Federico Secondo, Gheddafi

Luoghi citati: Libro Verde, Siria, Tripoli