Kohl, genetliaco con la Nazionale di Emanuele Novazio
Kohl, genetliaco con la Nazionale A St-Paul-de-Vence nel 25° dell'elezione a capo della Cdu, tra pesanti ironie Kohl, genetliaco con la Nazionale In ritiro con i calciatori BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il suo giubileo personale con la Cdu, venticinque anni ininterrotti alla guida del partito, Helmut Kohl lo festeggerà oggi nel ritiro della Nazionale tedesca: a St-Paul-de-Vence, in Provenza, di ritorno da un viaggio lampo in Polonia. Non ci saranno cerimonie, alla «Konrad-Adenauer-Haus» di Bonn, per ricordare l'elezione alla Presidenza dell'allora quarantatrenne palatino altissimo e smunto, rispetto alle dimensioni d'oggi almeno. Un po' per scaramanzia un po' per «subdolo calcolo pre-elettorale», come lamenta con ironia forzata l'Spd. il Cancelliere dell'Unificazione si trasforma nel Cancelliere della Nazionale: un ruolo che manterrà fino al 12 di luglio, quando i campionati del mondo finiranno. O perlomeno fino all'ultima partita della squadra guidata dal suo amico Berti Vogts, al quale Kohl dedicherebbe volentieri una vittoria alle elezioni di settembre in cambio di una vittoria a «Francia '98». Il ruolo di tifoso-vip gli è caro: il Cancelliere segue la Nazionale in tutte le finali di rango e a Wimbledon, agli Europei trionfali di due anni fa, quasi rovinò dalla tribuna per abbracciare Vogts. Ma trepidare per la squadra di Lothar Matthaeus, Juergen Klinsmann e Oliver Bierhoff potrebbe avere interessanti effetti sul metabolismo elettorale dei tedeschi, si insinua. Vestire i panni del nume tutelare gli sarebbe stato prezioso già nel '94, altro anno elettorale a rischio. Così almeno denunciarono - sempre a mezzo fra ironia e scon- certo - gli sconfitti socialdemocratici di allora, accusandolo di cavalcare gli amori calcistici della nazione: nonostante la squadra non si fosse qualificata nemmeno alla finale per il terzo e quarto posto. Per aiutare davvero Kohl, questa volta, l'allenatore federale dovrebbe vincere a Parigi e garantirsi la vittoria ai campionato del 2002 e del 2006, si scherza a Bonn: tanto le sorti del Cancelliere paiono segnate, a leggere i sondaggi d'opinione che una settimana dopo l'altra confermano un distacco, fino a dieci punti, fra l'attuale coalizione di centro destra (Cdu-Csu-liberali) e una potenziale alleanza rosso-verde, fra socialdemocratici ed ecologisti. In realtà, Kohl giocherà la finale soltanto il 27 di settembre, non prima: e anche se la situazione è difficilissima, per lui e per la sua squadra, tre mesi e mezzo sono un tempo sufficiente a modificare molti pronostici, in un Paese nel quale un terzo di elettori confessa di non avere ancora deciso veramente per chi votare. Più delle prestazioni della Nazionale, a influire sulla loro decisione saranno probabilmente l'andamento dell'economia e i dati sulla disoccupazione, che proprio in questi giorni sono migliorati. Ma per smuovere una parte consistente del trenta per cento di indecisi servirà anche la ricostituzione di un legame sul quale la politica si innesta ma che va al di là della politica: un complicato intreccio di fiducia e rappresentatività, di riconoscimento e di partecipazione. Helmut Kohl è capace di alimentare ancora questa sinto- nia, in settori sufficientemente ampi dell'elettorato moderato, o il collegamento con loro si è definitivamente esaurito, perché estenuato da sedici anni ininterrotti di governo? La risposta a un quesito chiave, per il destino politico del Cancelliere e della Cdu, non è a StPaul-de-Vence: ma se avesse ragione chi vede, nel «ritiro» in Provenza di Helmut Kohl, un segno di debolezza piuttosto che un'astuzia elettorale? Una manifestazione di entusiasmo giovanile piuttosto che una scelta tattica, una passione divorante? Emanuele Novazio I Cancelliere Kohl punta anche sul tifo per risalire nei sondaggi
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