«Milano capitale del Sud Europa» di Valeria Sacchi

«Milano capitale del Sud Europa» Albertini lancia gli stati generali, e il card. Martini auspica «più amicizia e collaborazione» «Milano capitale del Sud Europa» Romiti: «Profitto vuol dire creazione di benessere» MILANO. Che fare per «ridisegnare Milano», per trasformarla in capitale europea e far sì che si compia «la rivoluzione del buon cittadino»? Il sindaco Gabriele Albertini non ha dubbi: bisogna saldare la guida della città al secondo grande potere meneghino: la Curia, e coinvolgere nel cerchio un altro protagonista, più lontano ma non meno importante: il governo di Romano Prodi. Ecco dunque che nella tre giorni degli Stati Generali, il convegno che vuole essere il punto d'avvio della riscossa, Albertini chiama in forze clero e governo. Al cardinal Carlo Maria Martini va il compito di aprire l'assise (ieri), al presidente del Consiglio quello di chiuderla (sabato). «Milano nei prossimi anni cambierà senz'altro volto, sarà dotata delle strutture e delle infrastrutture che competono ad una grande capitale europea, anzi a quella che sarà la capitale del Sud d'Europa», dice il primo cittadino e promette: «Con la collaborazione della metropoli e con un piccolo aiuto da Roma, o almeno senza ostacoli da parte della capitale, allo scadere del nostro mandato questa città avrà un volto nuovo». Per costruire le città e ricostruirle «la buona volontà e il buon governo» tuttavia non bastano. Lo ricorda il cardinal Martini che assegna il valore fondamentale per la rinascita alla «amicizia». Amicizia secondo Aristotele e secondo La Pira. «Occorre avere amicizia per la città, non fuggire da essa né dai suoi problemi, ma prendersene cura, creare le condizioni per viverci bene», ammonisce il cardinale e aggiunge: «Non dimentichiamo che la nostra città ha vissuto in questi ultimi anni, grazie alla sua coscienza civile e all'opera, dei suoi magistrati, una difficile e non ancora con elusa stagione di lotta alla corruzione. La città ha addirittura ricevuto un nuovo nome: Tan gentopoli, che dice appunto il carattere strutturale della corruzione». Prosegue il cardinal Martini: «Se i valori ideali hanno bisogno della politica, la politica ha biso¬ gno dei valori ideali», e dunque amicizia per la città significa anche «guardare non solo ai mezzi ma anzitutto ai fini», perché la razionalità economica è razionalità parziale, la sua autono- mia «relativa e non assoluta». Di qui l'urgenza di prendersi cura delle emergenze: gli anziani, i giovani, i malati. Per costruire una città che sia il luogo «delle buone relazioni». Al cardinale, in un certo senso, risponde il presidente della Fiat e futuro presidente della Rcs, Cesare Romiti, osservando che «il profitto vuol dire creazione di benessere. E l'imprenditore corretto, che fa profitto e che quindi crea benessere, deve essere glorificato». Poi, riallacciandosi ad Albertini (che lui stesso a suo tempo incitò a cimentarsi con l'impegno di sindaco), Romiti disegna per Milano un ruolo di baricentro di ima grande area che unisca l'Italia, soprattutto il Nord, al resto d'Europa. «Milano deve diventare un cervello al servizio dello sviluppo del nuovo Continente», afferma ancora il presidente della Fiat, «milanese in pectore» come si definisce dal momento che a Milano tornerà tra un mese come presidente di Rcs. Una missione che richiede un forte miglioramento delle infrastrutture, la consapevolezza delle proprie responsabilità, una attenzione per le «risorse umane». Conclude Romiti: «Le cose da fare sono tante, Albertini ci riuscirà, prometto umilmente di dare dal prossimo mese il mio contributo». Milano come centro della ricerca, all'avanguardia nell'innovazione. Così la vede e la vuole Letizia Moratti, mentre Marco Tronchetti Provera parte da «Milano che è riuscita a sopravvivere ai momenti difficili del terrorismo e di Tangentopoli» per lanciare un messaggio di ottimismo. «Oggi respiro a Milano una atmosfera di prospettiva», osserva il presidente della Pirelli, «sono ottimista perché la giunta è portatrice di una cultura che dovrebbe caratterizzare l'intero Polo, ma purtroppo non è così». Tra critiche e speranze, il sasso della provocazione lo lancia Indro Montanelli che invita la città a delegare al sindaco il «diritto alla disobbedienza e al fare da sé», perché solo disobbedendo ai vincoli burocratici è possibile «fare qualcosa in Italia». Deve, insomma, Albertini, diventare il «Gandhi di Milano», al quale Gandhi già un po' «fisicamente somiglia». Valeria Sacchi II presidente della Fiat Cesare Romiti con Letizia Moratti e Marco Tronchetti Provera