Bertinotti-D'Alema, vertice del disgelo di Antonella Rampino

Bertinotti-D'Alema, vertice del disgelo Ma il segretario dei Ds mette le mani avanti: né rimpasto di governo, né patto di legislatura Bertinotti-D'Alema, vertice del disgelo «Uniti contro il centrodestra» ROMA. Disgelo a sinistra. D'Alema guarda Bertinotti negli occhi e gli dice che, di fronte all'attacco del centro-destra, occorre una svolta riformatrice e che c'è una responsabilità del governo nel non averla ancora avviata. Niente di meglio, per allargare il cuore di Bertinotti, e anche quello di Cossutta, Diliberto, Marino e Mascia che seggono di fronte alla delegazione dei Ds, con Mussi, Salvi e Valdo Spini: è il riconoscimento di quanto Rifondazione va chiedendo da sempre, la famosa «fase 2» del governo. E, insieme, la conferma di quello che a Bertinotti D'Alema dice sempre, che il governo Prodi «è un governo di tecnici», che il crocevia dei rapporti politici deve tornare ad essere Botteghe Oscure. Nell'incontro del disgelo, cominciato alle 9 e mezzo del mattino e terminato tre ore dopo, D'Alema ha però anche messo le mani avanti. «Sgombriamo il campo: un rimpasto al governo è escluso, e del resto voi avete sempre detto di non volerne far parte. Leviamo di mezzo anche il patto di legislatura. E facciamo uno scenario politico, un'ipotesi di scuola: se ci fosse una crisi andremmo alle elezioni, e ci giocheremmo la partita con un clima unitario a sinistra. Ma la crisi oggi non c'è, e se voi di Rifondazione pensate di sfilarvi in autunno (durante il semestre bianco, quando il governo non può cadere, n.d.r.) noi non possiamo accettare imbarchi di centristi e maggioranze ballerine». Insomma, D'Alema ha detto subito, chiaro e tondo, che il clima si farebbe per Rifondazione assai pesante. «Ne sono perfettamente consapevole» è stata la risposta di Bertinotti, «ma proprio per questo, allora, bisogna af- frontare i contenuti di mia svolta riformatrice». E' stato così che post-comunisti e comunisti in carica, di fronte a quella che poi D'Alema definirà pubblicamente come «la campagna brutale e sleale del centro-destra», si ritrovano sullo stesso fronte. Ovvero politicamente uniti, mantenendo però ciascuno le proprie posizioni nel merito dei problemi, dalla scuola al Mezzogiorno, dalla giustizia alle riforme costituzionali, alla legge elettorale. Un incontro nel quale si sono sfiorati i temi caldi e, laddove le distanze erano in concreto troppo marcate, rimandando l'approfondimento a successive riunioni, oltre che al vertice di maggioranza fissato per il dopo-voto sulla Nato, mercoledì prossimo. La scuola, anzitutto: Rifondazione era preoccupata da voci che il governo avrebbe varato una forma di sostentamento alla scuola privata per decreto legislativo. Mentre a Botteghe Oscure Bertinotti ribadiva che «Rifondazione è per la gratuità dell'istruzione», il suo assistente Al¬ fonso Gianni riceveva una telefonata del proprio omologo al ministero della Pubblica Istruzione: «Non c'è niente di vero, statene certi». Nell'incontro, D'Alema ha detto che sul tema dei finanziamenti alla scuola privata le posizioni di Rifondazione confliggono con quelle dei Popolari, «e dunque, dovrete vedervela con loro, cercando di non mettere in difficoltà Marini». Sulle 35 ore si è convenuto da entrambe le parti che «c'è una certa fretta» nel varare la legge. Ma di fretta c'è chi ne ha di più, e chi di meno: Bertinotti ha chiesto di aggirare il tentativo di Prodi di allungare i tempi. E poi, a un giornalista che glielo domandava, ha anche detto che «il governo, se ritiene, per far prima potrebbe anche porre la fiducia sulla legge». Il versante sul quale, in futuro, si potranno registrare maggiori convergenze è quello dell'occupazione: «La crescita non è spontanea, dobbiamo lavorare per costruire proposte comuni», ha detto Bertinotti a un D'Alema che assentiva. Tutti d'accordo sul riproporre le riforme costituzionali per la via dell'articolo 138: ma Rifondazione concorda su un aumento delle competenze delle Regioni, e sul bicameralismo perfetto. Pollice verso invece sull'elezione diretta del capo dello Stato. D'Alema ha chiesto a Rifondazione se sarebbe stata disposta ad appoggiare il referendum Passigli, quello a favore del doppio turno di coalizione: e la risposta è stata che quel sistema impedirebbe la sopravvivenza dei partiti più piccoli, e che sarebbe invece meglio dar corso al Mattarellum numero 2, il disegno di legge che il popolare Mattarella ha tratto dal famoso «patto della crostata» di casa Letta. Ma per presentare la proposta D'Alema ha detto, in buona sostanza, «guardate che i risultati elettorali non sono stati buoni per la sinistra: occorre ridare vivacità ai partiti, ma è inutile distinguere tra Ulivo, governo e maggioranza, perché per la gente sono la stessa cosa». All'uscita, tutti soddisfatti. Anche Bertinotti e Cossutta, ricompattati dal disgelo nel dialogo con Botteghe Oscure. Antonella Rampino Scuola, Rifondazione non ostacolerà gli sconti fiscali ì Massimo D'Alema e Fausto Bertinotti dopo l'incontro di ieri. A sinistra il segretario dei popolari Franco Marini

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