Parks, i terrori dell'antieroe di Mirella Serri

Parks, i terrori dell'antieroe Nuovo romanzo dell'autore inglese Parks, i terrori dell'antieroe GROMA N'ISOLA del Mediterraneo, un sole accecante, macchine che affettano le colline in lastre levigate, seghe elettriche che affettano uomini in cerca di libertà e di verità. Che cosa spaventa di più Peter Nicholson, antieroe in giacca e cravatta, protagonista dell'ultimo romanzo di Tim Parks Fuga nella luce (a giorni in libreria pubblicato dalla casa editrice Adelphi)? Lo terrorizza «il ritorno a una vita senza passione»: la storia di Nicholson, geologo inglese che ispeziona una cava di granito, è dominata da sentimenti estremi, da un intreccio irrisolvibile in cui campeggia l'amore (impossibile) per un'amante, a cui si sovrappone il legame con una terza donna, mentre su tutto si staglia il ricordo della moglie lontana. Ai drammi sentimentali si aggiunge il mistero di un incidente in cui ha perso la vita, in circostanze oscure, un tecnico che lavora presso la stessa società di Nicholson. Parks, nato a Manchester, da anni vive a Montorio vicino Verona, ed è stato il traduttore delle opere di Moravia e di Calvino, ha contribuito con la sua versione inglese al successo oltre oceano delle Nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso. Fuga nella luce, pubblicato in Italia dopo il precedente romanzo Lingue di fuoco (Adelphi) nonostante la suspense non è affatto un giallo: l'autore con la sua lingua «levigata» e marmorea - proprio come le pietre che studia Nicholson - ha costruito una storia avvincente che si rifa ai grandi classici: «Ho voluto raccontare la vicenda di un uomo che cerca di sfuggire a un destino familiare e professionale già tutto tracciato, tutto segnato», afferma il biondo scrittore di passaggio a Roma per presentare il suo libro al «British Council». «Per anni ho fatto vari lavori contemporaneamente. Ho tradotto testi per l'Associazione costruttori italiani delle macchine per il marmo e da quelle sudate e aride pagine proviene la mia conoscenza geologica. Le letture combinate di Joyce e di David Herbert Lawrence e anche delle splendide citazioni di Platone che ritrovavo nel libro di Calasso hanno sollecitato il mio interesse per l'eros. La mia sto¬ ria nasce, poi, dalla vita di tutti i giorni, dagli sconvolgimenti familiari che hanno segnato il mio condominio di Montorio. Alcuni anni fa sembrava che tutti i miei vicini di casa si stessero per separare o che comunque avessero detto addio alla monogamia». Non c'è dubbio: le passioni e il carattere degli italiani ben li conosce lo scrittore anglosassone che, proprio con il titolo Italiani, ha pubblicato da Bompiani un suo libro volto ad illustrare pregi e difetti degli abitanti della penisola. «A volte ho l'impressione che - dice - a scuola come a casa, le regole, gli insegnamenti non contino nulla, vengano formulati quasi per caso. Si potrebbe parlare di lassismo dominante in Italia. Eppure non è così perché, invece, ci si può accorgere che quelle stesse regole che appaiono trascurate, alla fine, vengono seguite. In Inghilterra, ad esempio, esiste il "bed time", l'ora in cui si deve andare a letto. L'altro giorno mio figlio, mentre insistevo perché lo rispettasse, mi ha detto: "Papà, non essere così fiscale". Un'espressione che in inglese non è pensabile: infatti non è nemmeno concepibile dare un connotato negativo alla parola "fiscale", poiché nessuno trova assurdo esigere alla lettera il rispetto della legge». Parks oggi insegna allo Iulm di Milano tecnica della traduzione e lavora a un nuovo romanzo, Europa, che uscirà in Inghilterra e Usa: ((Anche in questo caso è una storia d'amore devastante». Ancora un personaggio in fuga dalla società, alla maniera di Lawrence? «Sia il protagonista di Fuga nella luce che di Europa sono pervasi dal bisogno di essere altrove, di lasciarsi alle spalle tutto quello che hanno accumulato negli anni ma non possono concedersi quest'evasione. Questo direi è il tratto più anglosassone nei miei antieroi: gli inglesi per la loro educazione protestante, a differenza degli italiani, avvertono che la loro vita scorre su binari precostituiti. Così risolvono la loro situazione attraverso la violenza e la tragedia. Peter Nicholson, con le sue angosce, non potrebbe essere italiano: infatti qui esiste molta più tolleranza per ogni tipo di trasgressione». Mirella Serri