Franco, i meriti e le atrocità

Franco, i meriti e le atrocità Romano contro l'ispanista Botti Franco, i meriti e le atrocità EMILANO ERGIO Romano parla breve e secco: «Il franchismo fu certamente un regime autoritario, ma non assimilabile al fascismo». E poi: «Credo sia giusto riconoscergli almeno due cose. Di aver salvato la Spagna da un sicuro regime comunista. E di non avere, almeno negli ultimi anni del regime, del tutto soffocato la società civile, tanto è vero che la Spagna affrontò e risolse la sua transizione, dopo la morte del Caudillo, in modo indolore». Replica dello storico ispanista Alfonso Botti: «H franchismo fu un regime autoritario perfettamente assimilabile al fascismo». E poi: «Se durante la guerra di Spagna, e precisamente a partire dal 1937, i comunisti di stretta obbedienza sovietica dominarono l'esercito repubblicano, liquidando anarchici, sindacalisti, ma anche tutte le componenti meno radicali, lo si deve all'inettitudine di Francia e Gran Bretagna che si rifiutarono di appoggiare la Repubblica contro il golpe di Franco». Così i principali termini del dibattito andato in scena ieri all'Istituto Cervantes, nuovo capitolo della polemica che da alcune settimane accompagna l'uscita di un breve testo di Sergio Romano a prefazione di Due fronti, la guerra di Spagna nei ricordi personali di opposti combattenti (edizioni Liberal). Sintetizzando: nel libro ricordano la rispettiva avventura spagnola Giuliano Bonfante, che combatté con i repubblicani dal 1936 al 1937, e Edgardo Sogno che si schierò con i franchisti dal 1938 al '39. Le date sono importanti: Romano sostiene che il '37, anno in cui i sovietici entrano pesantemente in campo, è lo spartiacque. Scrive: «La guerra smise così di essere una guerra tra Francisco Franc o fascismo e antifascismo per divenire una guerra tra fascismo e comunismo». E più avanti: «Viene voglia di concludere che Bonfante fece bene a abbandonare la partita nel 1937 e Sogno non fece male a scendere in campo nel 1938». Sergio Romano rifiuta l'accezione negativa di «revisionista», rivendicandone l'essenziale positività: «Il revisionismo è il mestiere quotidiano dello storico in presenza di nuovi documenti, e specialmente di nuovi fatti». Ma è altrettanto perentorio Alfonso Botti: «Non ci sono nuovi documenti né nuovi fatti sulla guerra di Spagna e il franchismo, c'è semmai una nuova ondata di revisionismo che si incarica oggi di riscrivere ciò che è storicamente accertato». Elenca: «Vinta la guerra, Franco creò un universo concentrazionario, depurò i dipendenti pubblici, impri gionò a migliaia gli oppositori. Fucilò qualcosa come 80 mila persone. Can celiò la riforma agraria, creò un blocco di potere in torno ai tre capisal di di esercito, latifondisti, clero». Ribatte Romano: «Continuo ; pensare che il franchismo fu altra cosa e la sua transizione lo dimo stra. Comunque il fatto nuovo c'è: ed è il fallimento completo dell'e sperienza del comunismo sovietico. La qual cosa ci consente di definire una volta per tutte il ruolo e le strategie che ebbe, senza quella sospensione di giudizio che a qualcuno consentiva di considerarlo intrinsecamente buono o positivo, sebbene realizzato malamente. In presenza della fine del comunismo, cade questo vecchio assunto. E dunque così come il regime sovietico si ì comportò nell'Urss e in tutto l'Est europeo, così si sarebbe comportato nella Spagna se l'avesse conquistata. Averla sottratta allo stalinismo è il merito storico di Franco». lp. cor.] Francisco Franco

Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, Spagna, Urss