A Ivrea ritorna la paura

A Ivrea ritorna la paura I sindaci del Canavese si mobilitano. Cortei e scioperi A Ivrea ritorna la paura Tagli aWOp computer, 15 mila in piazza IVREA. Ivrea e il Canavese si sono fermati, ieri mattina, come non succedeva da anni. Poco meno di 15 mila persone (le stime di polizia e sindacati coincidono) hanno sfilato in corteo per le vie della città, fino ad ammassarsi nella piazza del municipio. La prima fila era tutta i lavoratori della OP Computers Worldwide di Scarmagno, l'azienda venduta un anno e mezzo fa dalla Olivetti al finanziere americano Edward Gottesman. Da lunedi, 449 di loro sono in cassa integrazione per 3 anni, a zero ore e senza rientro. La trattativa al tavolo del Ministero dell'Industria, con azienda e sindacati, non aveva dato frutti; e il dramma di uno stabilimento, ma anche quello di un intero territorio - soltanto fino a pochi anni fa noto come la «Silicon Valley» italiana - si è trasformato ieri in uno sciopero generale, indetto da Cgil, Cisl e Uil. Due i bersagli della protesta. I vertici dell'azienda, innanzitutto, accusati di voler smantellare l'informatica e di non voler investire in questa realtà industriale, nonostante che il mercato sia in espansione. E poi il Governo, contestato per l'assenza di una politica industriale che possa garantire un futuro all'informatica nazionale, ma anche per non essere intervenuto ad evitare quest'ultimo massiccio ricorso alla cassa integrazione (che a Scarmagno ha colpito un lavoratore su 3). Ancora ieri alcuni parlamentari dell'Ulivo e di Rifondazione Comunista hanno incontrato il ministro dell'Industria, Pierluigi Bersani. «Ci ha dato la sua disponibilità - riporta il deputato eporediese Giorgio Panattoni - ad aprire, in tempi rapidissimi, un nuovo tavolo di trattativa che coinvolga anche le istituzioni locali». Ma in Canavese, intanto, regnano la rabbia e il pessimismo. Ieri lo stesso Panattoni, che è un ex dirigente della Olivetti, è stato fischiato durante il suo intervento nel comizio che ha concluso lo sciopero. E le contestazioni hanno travolto soprattutto il segretario della Uil Piemonte, Amedeo Croce, «colpevole» di rappresentare una organizzazione sindacale le cui tesi, ultimamente, sono state piuttosto criticate a Scarmagno. «Capisco la vostra rabbia - ha detto Croce -, questo è un territorio che vive una emergenza sociale difficile. Ma da parte di Cgil, Cisl e Uil non verrà meno l'impegno per evitare altri tagli occupazionali». Al suo fianco si sono schierati Paolo Giorgio, della Firn («abbiamo bisogno di unità, perché un problema nazionale come il nostro sia affrontato nelle sedi adeguate»), e Giorgio Cremaschi, della Fiom Piemonte: «I fischi - ha detto quest'ultimo - portiamoli a De Benedetti, Colaninno, Schisano, Bersani e Prodi». Nessuna pietà per il presidente del Consiglio: «Se non è in grado di intervenire, se ne può anche tornare a casa». E protestano contro il Governo anche i sindaci del Canavese, quasi tutti dell'Ulivo. Il primo cittadino di Ivrea, Giovanni Maggia, a nome di molti colleghi, ha annunciato la convocazione dei Consigli comunali davanti al Ministero dell'Industria. Un gesto provocatorio, che potrebbe non essere l'unico. «Stiamo valutando - dice Maggia - forme di protesta clamorose, se dovesse essere l'unico modo per farci ascoltare». Per esempio? «Le nostre dimissioni. Non possiamo continuare a vede- re la cultura industriale canavesana che viene ridotta a brandelli». Parole di solidarietà sono state espresse anche dal vescovo di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi, che non ha risparmiato accuse. «Purtroppo - ha detto - sembra stia diventando una tendenza comune: cercare soltanto il profitto, promettere e poi non mantenere». A Scarmagno, intanto, continuano le mobilitazioni, con scioperi a scacchiera e blocco delle merci. Rischiando anche azioni penali: i vertici dell'azienda, infatti, hanno ventilato alle Rsu l'ipotesi di una denuncia alla Procu ra, proprio per l'interruzione della attività causata dai presidi agli ingressi. I lavoratori, però, non sembrano disposti a cedere. «Fino a pochi anni fa - dicono - Ivrea < Scarmagno erano le capitali euro pee nel settore informatico. Ora la realtà è ben diversa: temiamo la chiusura definitiva, vogliamo al meno salvare quel poco ohe resta». E si attendono risposte anche da Itainvest: l'ingresso nel capitale della ex Gepi sembra l'essere l'unica ancora di salvezza per risolvere i problemi di liquidità dell'azienda e gettare le basi per un rilancio. Mauro Revello Un momento della manifestazione svoltasi ieri a Ivrea