Dopo la sconfitta, Piol se ne va di Zeni

Dopo la sconfitta, Piol se ne va INTERVISTA IL PRESIDENTE DI PICIENNE Dopo la sconfitta, Piol se ne va «Ma la nostra offerta era la migliore» MILANO ECISO a dimettersi? «Deciso». Per protesta? «Nessuna protesta». Per amarezza? «Sono sereno come lo ero prima». Per coerenza? «Per coerenza, certo: avevo detto che se Picienne non avesse vinto era meglio chiudere». Dunque, Elserino Piol, presidente del consorzio che fa capo a Mediaset, British Telecom, Telenor, Ina e Italgas, lascia. Proporrà al consiglio d'amministrazione di chiudere baracca e burattini, di sciogliere la società e addio. Quindi, signor Piol, non consiglierà ai suoi azionisti di insistere e di partecipare tra sei, sette mesi o quando sarà alla gara per il quarto gestore? «Non lo farò». E se i soci non saranno d'accordo? «Se vorranno mantenere in piedi questo team, lo faranno senza di me». Questo vuol dire, scusi, che lei si defila? «Non fraintenda, non ho la sindrome della missione perduta, niente affatto, semplicemente credo che per partecipare a un'eventuale nuova gara, sempre - ripeto - che questi soci decidano così e non ne sono molto convinto, serviranno nuove persone, in particolare un nuovo responsabile, con una visione diversa dalla mia. Cosa vuole? Se qualcuno mi incaricasse di studiare un progetto per gestire una quarta rete di telefonia mobile io ritirerei fuori il progetto che ho presentato adesso, non cambierei una virgo- la perché lo considero, scusi l'immodestia, il migliore». Il miglior progetto ma non quello scelto dall'advisor Crediop e dal comitato dei ministri. «Appunto. Per questo dico basta e propongo di liquidare Picienne, per questo mi dimetto e dico lasciamo perdere col quarto gestore». Scusi l'insistenza, non c'è un pizzico di polemica in questo? «Nemmeno l'ombra». Qualcuno ha parlato di scel- ta politica, di discriminazione nei confronti di Mediaset. «Non penso sia stata una scelta politica, da quel che so, la decisione si è basata su elementi tecnici. Poi certo, tutto fa politica: è come quando si va al cinema in due...». Al cinema? «A vedere un western: arriva una scena di indiani e il primo si entusiasma, il secondo no, avrebbe preferito più Apache». Lei preferisce più indiani? «Lasciamo perdere». Diceva: non c'entra la politi¬ ca. «Spero di no e comunque so con certezza che la decisione favorevole a Wind è uscita da una commissione competente, che ha lavorato al meglio e ha deciso sulla base di argomentazioni tecniche». Però, l'ha appena confermato, lei ritiene l'offerta Picienne la migliore. «Sicuramente, ha una valenza ineguagliata dai concorrenti, era tutta basata su una copertura Dcs che è di maggior qualità rispetto al progetto di Wind che usa un mix tra Dcs e Gsm». Wind promette più occupati. «Nel nostro progetto prevedevamo 4 mila dipendenti e, onestamente, penso che siano il massimo per una società con questa missione. Tim, che non è nota per essere un esempio di efficienza, ne ha 6 mila». Wind parla di 10 mila... «O hanno barato sulle cifre o hanno messo insieme fisso e mobile: nessun operatore cellulare potrebbe avere 10 mila dipendenti. Noi di Picienne ci siamo focalizzati solo sul mobile e sul Dcs. L'ho già detto: i veri perdenti sono i consumatori». Farete ricorso contro Wind? «Prima bisogna avere i dati ufficiali, finora io non so le esatte valutazioni che hanno fatto preferire Wind, ho solo dettagli ufficiosi». E poi? «Se i dati ufficiali confermeranno quelli ufficiosi, la mia proposta è di non presentare alcun ricorso. In caso contrario, valuteremo anche se...». Anche se? «La scelta dell'Enel è piaciuta a troppi, non le sembra?». Armando Zeni «Ai soci proporrò di liquidare l'azienda Poi decidano loro» «Decisione politica? No, ma la scelta Enel è piaciuta a troppi»

Persone citate: Elserino Piol, Piol

Luoghi citati: Milano