Vino, l'etichetta della discordia

Vino, l'etichetta della discordia Polemiche per le avvertenze sul rischio di abuso. Gli enologi: è neoproibizionismo Vino, l'etichetta della discordia Anche ipolitici in rivolta, no del ministro Pinto ROMA. Un'autentica levata di scudi. Non piace l'idea che il vino porti impresse sull'etichetta le avvertenze sul rischio di abuso. Sollecita fax di condivisione alla protesta il Club di Papillon, animato da esperti e appassionati come il cantante Bruno Lauzi o lo-scrittore Luca Doninelli, i gastronomi Raspelli e Massobrio, il dietologo Calabrese. L'etichettatura sui pericoli del troppo bere è un provvedimento «ipocrita e moralista, così si cancellano secoli di cultura alimentare». Anche il ministro per le Politiche Agricole, Michele Pinto, vuole, pur «evitando di invadere le altrui competenze», manifestare il proprio «disappunto» per non essere stato coinvolto nella stesura della proposta di legge. Il piano «di sensibilizzazione antialcol è inaccettabile», secondo i vitivinicoltori toscani. L'associazione di produttori Aprovito ritiene «impensabile che produzioni tipiche di alto pregio, apprezzate in tutto il mondo per la loro qualità e genuinità possano essere trattate quasi fossero veleno». Per la Lega Nord l'etichettatura di avvertimento è una forma di terrorismo psicologico. Il vicecapogruppo alla Camera, Lembo, chiede che il testo sia esaminato, per le opportune correzioni, dalla commissione Agricoltura. Anatema sulla proposta di legge anche da parte dell'Associazione enologi ed enotecnici italiani. «E' una cosa assurda - tuona il direttore, Giuseppe Martelli - una proposta che si fonda su una campagna antialcolica di venti anni fa e che è basata su cognizioni completamente errate di dietologia». «Non si possono condividere posizioni proibizioniste o di salutismo "bacchettone". E sulle etichette decide il ministro». Così il capogruppo ds alla Camera, Fabio Mussi, interviene sulla polemica. «E' una follia che criminalizza un prodotto genuino e benefico della nostra terra», proclama il vicepresidente dei senatori di Alleanza nazionale, Vito Cusimano. Ma Socco Caccavari (Ds), relatore in commissione Affari sociali del testo unificato sulle norme relative ai prodotti alcolici, chiarisce: «Si grida allo scandalo parlando di scelte proibizionistiche o di ipotetiche avvertenze terroristiche e terrorizzanti tipo il noto: "nuoce gravemente alla salute". Assicuro che niente del genere è contenuto nel testo da esaminare. Per capire basta leggere le poche pagine di cui è composto. L'eventuale scelta di comunicare messaggi attraverso l'etichetta del prodotto, sia esso birra, vino o superalcolico, tenderebbe a lanciare idee positive, come fa un manifesto che raffigura un campione di motociclismo che dice: se guido non bevo». «Se sull'etichetta viene specificato che è l'abuso di alcolici a creare problemi - sostiene il farmacologo Silvio Garattini - e se si definiscono i limiti di questo abuso, possiamo essere d'accordo. Ma se ci limitiamo a scrivere "nuoce alla salute" e basta, diamo un'informazione incompleta, sbagliata, quindi poco credibile». [r. r.j

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