«Compromesso per la Baraldini»

«Compromesso per la Baraldini» Consiglio d'Europa a Italia e Usa «Compromesso per la Baraldini» BRUXELLES. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Arriva da Strasburgo l'ultima speranza per Silvia Baraldini. Il Comitato degli affari penali e criminali, l'organismo del Consiglio d'Europa che si occupa delle questioni di detenzione ha approvato ieri all'unanimità una risoluzione che invita Italia e Stati Uniti a trovare un accordo in base alla Convenzione di Strasburgo, che prevede appunto la possibilità per i cittadini dei Paesi firmatari di scontare le pene detentive a cui sono condannati all'estero anche nel loro Paese d'origine. Per la Barladini, in carcere dal 1982 negli Usa dopo essere stata condannata a 43 anni di detenzione per appartenenza ad una associazione terroristica pur senza mai essere stata accusata di atti di violenza - e ammalata di cancro, l'accordo tra i due Paesi potrebbe significare la possibilità di tornare - sempre da carcerata - in Italia. L'iniziativa del Comitato degli affari penali e criminali, che ha agito dopo un ricorso del governo italiano, è importante perché esercita una pressione politica sugli Stati Uniti affinché applichino la Convenzione, di cui sono firmatari. Significativo è anche il fatto che il rappresentante degli Stati Uniti non si sia opposto al voto finale ed abbia anzi approvato il documento. Ma le decisioni prese dal Comitato non sono comunque vincolanti e quindi l'ultima parola resta al governo di Washington, anche se andando contro a una raccomandazione del Comitato gli Stati Uniti si metterebbero in una posizione difficile che potrebbe equivalere di fatto a una denuncia della Convenzione. La risoluzione approvata ie- «Cinque per far rla detdall'A scenari» rientrare tenuta merica ri delinea anche cinque possibili scenari di detenzione in Italia della Baraldini, con una permanenza minima in carcere fino al 2005 e una massima fino al 2012, prevede che la sua pena non possa essere ridotta se non attraverso un decreto di grazia del Presidente della Repubblica e ipotizza che in base alla legge italiana possa usufruire del regime di semilibertà un anno dopo l'inizio della sua detenzione nel nostro Paese a patto che dagli Usa sianno arrivati rapporti soddisfacenti sul suo comportamento in carcere. Il dibattito nel comitato ristretto che ha trattato la questione, e dove oltre ai rappresentanti di Italia e Stati Uniti erano presenti Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Svezia e Turchia, ha visto anche toni assai polemici tra il nostro delegato, il magistrato Giovanni Di Gennaro, e il rappresentante Usa Charles Brooks. Allo statunitense che ribadeva la posizione del suo Paese secondo cui la Baraldini non potrà avere sconti di pena fino a quando non confesserà denunciando i suoi complici, Di Gennaro ha ricordato come questa posizione sia in contrasto con la Convenzione di Ginevra sui diritti umani. Ma il timore inconfessato degli Stati Uniti è soprattutto quello che per Silvia Baraldini la carcerazione in Italia possa rivelarsi assai più blanda rispetto alle condizioni durissime nelle quali è detenuta oggi. E di fronte al sostegno di molti movimenti politici italiani, Rifondazione Comunista in testa, c'è anche il timore degli Usa che appena arrivata in Italia la Baraldini possa essere candidata alle prime elezioni, evitando così in caso di elezione di proseguire la carcerazione, [f. man.] «Cinque scenari» per far rientrare la detenuta dall'America Silvia Baraldini è in carcere negli Stati Uniti da 16 anni

Persone citate: America Silvia Baraldini, Baraldini, Charles Brooks, Giovanni Di Gennaro, Silvia Baraldini