Savoia, un passo indietro

Savoia, un passo indietro Problemi per il rientro in Italia dopo la rottura alla Bicamerale. Il coordinatore: il provvedimento può aspettare ancora a lungo Savoia, un passo indietro Potrebbe essere accantonato il disegno di legge ROMA. I Savoia rischiano di fare le spese della rottura tra Polo e Ulivo sulle riforme istituzionali. Il disegno di legge che ne dovrebbe consentire il rientro, infatti, si è arenato ieri alla commissione Affari costituzionali del Senato poiché la maggioranza di centro-sinistra ritiene che la fine dell'esilio non possa essere l'unico «topolino» partorito dalla «montagna» delle riforme. Amara la reazione di Sergio Boschiero, segretario della Federazione monarchica: «Siamo alle solite», ha detto, «è tutto come da copione». Lo stop al disegno di legge che dovrebbe abrogare la XIII disposizione transitoria della Costituzione (dove si vieta ai discendenti maschi della ex Casa regnante di fare ritorno in Italia) è stato annunciato dal presidente della Commissione Affari costituzionali di palazzo Madama, Massimo Villone (ds): «Non credo proprio», ha spiegato Villone, «che quella riguardante i Savoia possa essere l'unica modi- fica costituzionale che va in porto». Il partito di D'Alema avrebbe accettato di votare il disegno di legge, a patto però di «annegarlo» in un calderone più vasto, così da tranquillizzare gli avversari dei Savoia che ancora si contano numerosi nelle file della sinistra italiana. La Bicamerale pareva che mar¬ ciasse, e dunque la Commissione del Senato si apprestava a dare il via libera al provvedimento, ma poi l'impennata di Berlusconi ha interrotto il processo riformatore. Il contraccolpo per i Savoia è stato immediato. Ma c'è dell'altro: le riforme che si riuscirà a varare, nel prosieguo della legislatura, passeranno attraverso la procedura ordinaria dell'articolo 138 della Costituzione. La Commissione Affari costituzionali del Senato (al pari di quella a Montecitorio) sarà presto sommersa da questioni ben più rilevanti. Il coordinatore dell'Ulivo al Senato, Alessandro Pardini, lo dice chiaramente: «Pe:- quanto mi riguarda, questo pn wedimento sui Savoia può appettare ancora a lungo. Innanzitutto perché non è giusto farli rientrare in Italia senza che accettino di aderire completamente agli ideali repubblicani. E poi, ci sono provvedimenti ben più importanti che devono essere analizzati prima di questo». Sul fronte dell'opposizione, non tutti sono così pessimisti. Lu¬ ciano Magnalbò, di An, giudica «sicuramente positivo» il fatto che, perlomeno, sia stata avviata la discussione in Commissione del disegno di legge. Lo stesso Magnalbò, tuttavia, complica le cose annunciando che l'ingresso dei Savoia dovrebbe andare di pari passo con un'altra abrogazione, quella dell'articolo 139 che stabilisce: «La forma repubblicana dello Stato è immodificabile». Informato degli sviluppi, il segretario della Fmi, Sergio Boschiero, ha denunciato che «l'annosa questione dell'esilio dei Savoia segna il passo: a parole quasi tutti si sono dichiarati favorevoli ma, al dunque, ogni pretesto è buono per rinviare il problema "sine die". Temo», si è rammaricato Boschiero, «una spudorata presa in giro, non solo dei Savoia, ma dell'opinione pubblica». Polemica la conclusione di Boschiero: «La Repubblica si sente forte? Allora faccia entrare in Italia i Savoia. Non si sente forte? Li tenga fuori ed il ridicolo sarà incontenibile». [r. r.] Boschiero accusa «Un copione già scritto e prevedibile» Vittorio Emanuele di Savoia e il figlio Emanuele Filiberto Sergio Boschiero segretario della Federazione monarchica

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