Kosovo, ecco i piani Italia-Usa di Maurizio Molinari
Kosovo, ecco i piani Italia-Usa JUGOSLAV1A «Adotteremo in tempi brevi le stesse misure prese in Bosnia» Kosovo, ecco i piani Italia-Usa Vertice a Roma tra ministri della Difesa ROMA. Accordo fra Italia e Stati Uniti sul Kosovo: il tempo stringe, i piani di azione sono pronti e non bisogna consentire alla Serbia di ricorrere allo «scandaloso» uso di armi da guerra per risolvere problemi di ordine pubblico. Dopo due ore di incontro a Villa Madama il ministro della Difesa, Beniamino Andreatta, ed il collega americano, William Cohen, hanno definito una linea comune in vista della riunione Nato di oggi a Bruxelles che «entro venerdì deciderà quali misure adottare in Kosovo». Per entrambi i Paesi «l'uso delle armi da parte della Serbia ha determinato un conflitto internazionale». Da qui la determinazione ad agire. «Gli esperti militari hanno già avuto più incontri in materia ed oramai tutte le opzioni sono pronte sul tavolo», ha rivelato Andreatta, affiancato dair ammiraglio Guido Venturoni. Insomma i piani di azione sono già pronti e fra le ipotesi valutate ieri a Bruxelles c'è anche quella di interventi nelle province serbe ai corifini del Kosovo. «Serve una credibile minaccia militare», ha suggerito da Londra il premier Tony Blair. «Gli Usa restano favorevoli ad una soluzione politica - ha spiegato Cohen -, ma dobbiamo essere pronti a seguire ogni altra strada». Per «soluzione politica» Cohen intende l'accettazione serba del pacchetto di proposte varato a Parigi dal Gruppo di Contatto: fine delle ostilità, ripresa dei nego- ziati sullo status del Kosovo e ritorno dei profughi. Italia e Usa ritengono però che il tempo a disposizione per i compromessi stia finendo. «Evitare di ripetere gli errori commessi sulla Bosnia - dice Andreatta -, quando furono necessari cinque anni prima di prendere una decisione». Ma quale sarà adesso la «decisione»? ((Adotteremo le stesse misure prese in Bosnia», rispondono Andreatta e Cohen con un riferimento a raid aerei su bersagli selezionati e imposizione del divieto di sorvolo ai serbi. Quasi scontato invece lo schieramento - già in luglio - di contingenti ai confini di Macedonia ed Albania «per impedire destabilizzanti movimenti di profughi», sottolinea il ministro della Difesa. Ma sui numeri di questa operazione nessuno si pronuncia. Resta da sciogliere il nodo dell'opposizione russa ad un intervento Nato. Britannici ed americani sono impegnati a far approvare dal Consiglio di Sicurezza una risoluzione che consenta l'uso della forza alla Nato magari - come avviene in Bosnia - affiancata da contingenti russi. Cohen ed Andreatta non hanno lesinato segnali di apertura alla volta di Mosca interessata a garantire l'unità territoriale della Repubblica federale jugoslava. «Gli Usa non agiranno da soli - ha detto Cohen - e comunque voghamo fermare la repressione serba senza alimentare il separatismo albanese». «Bisogna far rispettare i principi di Helsinki '74 su intoccabilità dei confini e diritto aU'autodeterminazione dei popoli», ha aggiunto Andreatta evocando la pietra miliare della riconciliazione fra Est ed Ovest. Washington conta anche sui buoni rapporti fra Roma e Mosca per uscire dall'impasse. «L'Italia ha dimostrato forte capacità di leadership nei Balcani ed ha un ruolo preminente per la stabilità dell'Europa meridionale, ci lega una forte fiducia», ha concluso Cohen. Maurizio Molinari Oggi Andreatta e Cohen a Bruxelles per la decisiva riunione Nato Il segretario alla Difesa William Cohen
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