«Castro vuole la democrazia»

«Castro vuole la democrazia» cuba mm Ma il Iider Maximo insiste: intesa con gli Usa? Forse tra 1000 anni «Castro vuole la democrazia» Ditti a L'Avana, colloquio di tre ore ROMA. Un colloquio di tre ore con Fidel Castro e un contatto con alcuni leader della dissidenza cubana hanno spinto il tema dei diritti umani al centro del secondo giorno della visita del ministro degli Esteri, Lamberto Dini, all'Avana. L'incontro con Fidel Castro, nella residenza dell'ambasciatore italiano quando a Roma era notte fonda, è durato più a lungo del previsto. Al termine il capo della Farnesina ha espresso grande fiducia nel suo interlocutore: si è detto «soddisfatto del colloquio» e convinto del fatto che «Castro condivide i principi della democrazia e dei diritti individuali dell'Unione europea» e che quindi è legittimo attendersi dei «passi avanti in questa direzione» da parte del regime cubano. Proprio i diritti umani sono stati l'oggetto dell'incontro fuori programma fra una delegazione dell'opposizione interna - guidata da Oscaldo Paya ed Elizardo Sanchez - e Silvio Fagiolo, capo di gabinetto del ministro degli Esteri. I dissidenti hanno mosso «severe critiche al regime castrista» in merito alle libertà individuali, esprimendo tuttavia a Fagiolo «fiducia nell'azione dell'Unione Europea» per aumentare gli spazi di democrazia sull'isola in sintonia con gli sforzi in atto della Santa Sede a favore della Chiesa cattolica. In particolare Elizardo Sanchez ha ricordato a Fagioln che i detenuti politici a Cuba sono almeno 350 e fra questi circa 200 sono «prigioneri di coscienza» non avendo mai compiuto alcun reato. Il difficile tema dei diritti umani è stato trattato con grande prudenza da Castro durante il colloquio con Dini. Il «lider màximo» ha invece voluto mettere l'accento sulla «necessità che l'Europa si affranchi dagli Stati Uniti» e che «anche l'Euro sia di aiuto contro l'egemonia del dollaro». Per Dini «Castro guarda all'Europa per bilanciare l'influenza degli Stati Uniti». Da qui l'interesse ed i dubbi di Fidel per il recente accordo Ue-Usa sulle sanzioni previste dalla legge «Helms- Burton»: un accordo visto dall'Avana come un sostegno, e non come un freno, all'embargo. «Abbiamo parlato dell'argomento in maniera dettagliata racconta il ministro degli Esteri - e ho avuto modo di spiegare che le preoccupazioni non erano motivate». Ma Fidel non è del tutto convinto. A margine del faccia a faccia con Dini, in un incontro con la stampa ha rispolverato i toni duri. «Un riavvicinamento fra noi e gli Stati Uniti? Sì, forse fra mille anni», ha detto, chiedendo a «Europa, Asia ed Africa» di «lottare per la loro indipendenza dagli americani». Solo quando si parla di Italia Castro cambia tono: «I vostri investimenti sono i benvenuti, sono soddisfatto dell'impegno di Dini per farci aderire alla convenzione di Lomé con l'Ue, l'incontro è stato famigliare perché cubani ed italiani si somigliano tanto». Più distanti invece Dini e Fidel sulla globalizzazione. Ieri, parlando all'Università dell'Avana, il ministro degli Esteri ha indicato la strada di «mercato e solidarietà» per affrontare le nuove sfide economiche ma il leader cubano nicchia: «Noi abbiamo solo dei granelli di sabbia, per i problemi del globo servono poco». Ir. r.] L'incontro tra Lamberto Dini (accanto, la moglie Donatella) e Fidel Castro