Sulla terza Presidenza l'ombra degli scomparsi di Mimmo Candito

Sulla terza Presidenza l'ombra degli scomparsi NELL'ANNO ELETTORALE Sulla terza Presidenza l'ombra degli scomparsi ■ L titolo con il quale ieri un I quotidiano di Buenos Aires, B «Pagina 12», ha annunciato l'arresto di Videla non è di quelli che rispettano le regole del buon giornalismo. Non c'era la notizia, nel titolo, non c'erano i nomi né le spiegazioni del fatto. A tutta pagina diceva soltanto «Dio esiste». Non era un titolo corretto, eppure è un titolo straordinariamente efficace, perché riproduce lo spirito di sollievo, l'animo nuovo, e la speranza, che in questo momento manifesta una buona parte della società argentina. Certo, quando in questi anni Videla andava qualche volta per le strade della capitale, ancora si prendeva applausi e manifestazioni di simpatia; non tutto il Paese crede oggi che veramente Dio esista perché il generale è in galera. Però il processo di recupero della memoria collettiva è ormai uno degli elementi formativi della cultura politica dell'Argentina di oggi, e poco alla volta la società che aveva visto e taciuto si va liberando del peso tragico del proprio silenzio. Ma questa contraddizione drammatica non riusciva a essere sanata definitivamente, o comunque tarda ad aprirsi, perché un blocco giuridico im¬ pedisce di sollevare l'ultimo coperchio sull'indagine del passato: sono le due leggi - la «Obediencia debida» e la «Ley de punto final» - che proteggono dai tribunali i responsabili delle atrocità compiute durante gli anni della dittatura militare. Hebe de Bonafini e le sue «madri della piazza di Maggio» sono state la forza ideologica, e morale, che in tutti questi anni ha tenuto vivo il dovere pubblico di non dimenticare. I loro fazzoletti bianchi, e le loro marce simboliche, tutti i giovedì, davanti alla Casa Rosada, sono stati il simbolo di una lotta per la memoria che è patrimonio di ogni società autenticamente democratica. «Desaparecidos» è diventata una parola del vocabolario internazionale. Ma c'era un angolo della memoria collettiva che restava ancora al margine di questo processo di recupero del passato, perché sembrava che i documenti ufficiali ne avessero comunque cancellato per sempre ogni traccia: i figli dei desaparecidos, strappati via ai loro genitori spesso dopo lo stesso parto nelle celle della tortura, erano stati passati nascostamente a famiglie di militari, e di questi prendevano il nome anagrafico e l'identità perché così veniva¬ no registrati negli atti di nascita. A lungo queste storie sono rimaste nascoste. Poi hanno cominciato le nonne, le «abuelas de plaza de Mayo», a battersi per sapere dove fossero finiti i neonati delle loro figlie arrestate e uccise. E alle nonne si sono aggiunti da qualche tempo loro stessi, i bimbi, diventati ormai ragazzi e sottoposti alla drammatica scoperta di una totale perdita di identità. Questa nuova pagina della storia della dittatura ha consentito però di superare il blocco giuridico creato dalle leggi del perdono istituzionale (perché la sottrazione di minori è un delitto non prescrivibile), e ha riaperto un confronto nel quale oggi si misura lo stesso processo politico. Carlos Menem punta infatti a una terza candidatura presidenziale, pilotando una interpretazione piuttosto dubbia della norma costituzionale che impedisce di andare al di là del secondo mandato. Ma questa sua candidatura deve tener conto anche dell'asprezza dello scontro che il recupero della memoria sta scatenando nel corpo della società argentina. E' difficile immaginare quale sarà la conclusione di questo procedimento, perché in quel Paese la magistratura pare fortemente influenzata dal potere politico e le sue scelte non sempre sono il risultato di valutazioni autonome, rigorosamente giuridiche. L'ombra di dona Graciela, la deputata che ha battuto l'imbattibile Duhalde nel cinturón di Buenos Aires, comincia a farsi troppo preoccupante per Menem; e dona Graciela è la madre di un desaparecido e da sempre si batte per il dovere pubblico della memoria. Questa comunque non è una storia soltanto argentina; il Cile, il Perù, l'Uruguay, tutti i Paesi latino-americani passati attraverso le dittature militari guardano oggi a Buenos Aires con molta attenzione, qualcuno anche con apprensione. E nelle tipografie di molti giornali c'è chi prepara già titoli simili a quelli di «Pagina 12». Mimmo Candito

Persone citate: Carlos Menem, Duhalde, Hebe De Bonafini, Menem, Rosada, Videla

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Cile, Perù, Uruguay