Sfratto in massa agli ambasciatori stranieri di Anna Zafesova
Sfratto in massa agli ambasciatori stranieri MINSK Il presidente Lukascenko: «Taglierà luce e acqua». Il rappresentante italiano Ceruti tra le «vittime» Sfratto in massa agli ambasciatori stranieri Bielorussia, 22 diplomatici si preparano a resistere alVassedio MOSCA NOSTRO SERVIZIO Il presidente della Bielorussia Alexandr Lukascenko è noto per essere un uomo eccentrico. Lo sapevano anche gli ambasciatori dei Paesi stranieri che regolarmente inviavano nelle loro capitali relazioni sulle stravaganze del leader bielorusso, nazionalista, populista e autoritario. Ma forse tra qualche giorno non potranno più farlo perché il presidente ha ordinato lo sfratto dei capi delle missioni diplomatiche. Ventidue ambasciatori - tra cui l'italiano, Giovanni Ceruti, quello americano, francese, tedesco, russo, inglese e giapponese - hanno ricevuto all'improvviso l'ordine di abbandonare le loro residenze, tutte collocate nello stesso complesso residenziale del villaggio Drozdy, a pochi chilometri dalla capitale Minsk, entro il mezzogiorno di ieri. Nessuna possibilità di rifiutarsi: in caso contrario verranno staccate luce e acqua, rendendo impossibile la vita ai diplomatici. Il primo a scontrarsi con questa situazione è stato l'ambasciatore degli Usa, Daniel Spsckhard, che lunedì pomeriggio, con sua grande sorpresa, non è riuscito ad entrare nella propria abitazione, trovando la porta sprangata e la polizia al cancello. H diplomatico ha chiamato subito i giornalisti presentandosi davanti alle telecamere con un sorriso incredulo, pensando forse di essere rimasto vittima di un equivoco. Verso sera Speckhard, insieme alla moglie e ai due figli, è riuscito a penetrare nella propria casa da un'entrata secondaria. Ma non si trattava di uno scherzo. Il presidente bielorusso non si è fatto spaventare nemmeno dallo scandalo internazionale: Drozdy deve essere abbandonata. Il motivo ufficiale è la necessità di urgenti lavori di manutenzione nel villaggio, costruito nel 1948.1 burocrati bielorussi hanno spiegato agli ambasciatori che il sistema idrico e dell'elettricità di Drozdy è in pessimo stato e che i lavori dovrebbero cominciare tra due giorni. Ma il vero motivo, probabilmente, è un altro. Anche il presidente bielorusso è un abitante di Drozdy e a Minsk circola con insistenza la voce che abbia deciso di impadronirsi di tutto il complesso residenziale, allontanando occhi indiscreti. Agli ambasciatori invece toccherebbe scegliere tra un condominio alla periferia di Minsk o un villaggio di dace a 40 km dalla capitale. Una decisione che ha provocato la rivolta. Nell'idilliaco paesaggio di Drozdy, tra case di legno dipinte di verde, bianco e blu che sembrano uscite da una pièce di Cekhov, i diplomatici si stanno preparando all'assedio. I capi delle missioni tengono riunioni agitate sotto le betulle, mentre da diverse capitali europee hanno già fatto sapere che, in caso di sfratto, richiameranno i propri rappresentanti. E l'ambasciata francese ha già proceduto all'acquisto di un generatore elettrico in attesa che Lukascenko stacchi luce e acqua. Il presidente bielorusso però apparentemente non ha intenzione di cedere. Tutti i tentativi di spiegargli che lo sfratto dei diplomatici contraddice il trattato di Vienna, che proclama le sedi diplomatiche territorio inviolabile, hanno avuto un solo effetto: l'ultimatiun dello sfratto all'ultimo momento è stato rinviato di una settimana. Ma, come ha commentato l'ambasciatore italiano Giovanni Ceruti, «la sostanza del problema non cambia». Anna Zafesova
Persone citate: Alexandr Lukascenko, Ceruti, Daniel Spsckhard, Giovanni Ceruti, Lukascenko
Luoghi citati: Bielorussia, Minsk, Mosca, Usa, Vienna
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