La breve illusione degli afrottimisti di Domenico Quirico

La breve illusione degli afrottimisti VECCHI E NUOVI LEADER La breve illusione degli afrottimisti L' Il nuovo si abbattun tornacambiale da ClinContiAfrica che l'Africa merita»: è qualcosa più di uno slogan, è una speranza, quasi un fatto rivoluzionario in un continente dove la storia sembra vivere con orologi diversi. «C'è un'Africa che rigetta i dogmi del passato e che è risoluta ad andare avanti rispettando lo Stato di diritto... un'Africa che, in casi sempre più numerosi, si sforza di rigettare la violenza, di promuovere la democrazia, di far rispettare i diritti dell'uomo e di incoraggiare la riforma economica»: la disegnava così, senza mezze parole, un leader che il Continente lo conosce bene perché vi è nato, Kofi Annali, il segretario delle Nazioni Unite. Non è solo l'ottimismo istituzionale di chi deve fare il pastore solerte e infaticabile di quell'afflitto gregge usando l'arrugginita macchina dell'Orni. E' il ritratto di quanto sembrava fermentare, cancellando il flagello concertato e metodico di dittatori indistruttibili: despoti corrotti come Mobutu, ma anche lisi padri della patria come Kaunda, marxisti da caserma come Menghistu. Ahv?' per inoculare con ragione il tarlo dell'afrottimismo e muovere Clinton attraverso le capitali di questo risveglio per applaudire, confortare, spronare. Al posto di vecchi despoti pensionati dalla storia si sono affacciati volti nuovi, leader «giovani» magari non per l'anagrafe, ma per le idee e le ambizioni. Gente disinfettata dalle approssimazioni marxiste della guerriglia e decisa a spezzare il corto circuito del sottosviluppo, a coltivare progetti che non sono solo la ridistribuzione (a proprio favore) della corruzione. Uomini come l'ugandese Museveni i cui risultati economici, in un Paese sconvolto dai cataclismi della guerra civile, hanno adescato perfino il Fondo monetario internazionale. Come il ruandese Kagame, un tutsi che ha imparato la blitzkrieg nelle accademie americane. Come Kabila, che era giovane ai tempi di Che Guevara, ma che sapeva pronunciare parole nuove. Soprattutto come i due leader del Corno d'Africa, Zenawi e Afeworki, talmente accorti e co¬ conflitto te come ado sulla concessa nton al nente raggiosi da seppellire in un realistico abbraccio trent'anni di guerra e di stragi. Il conflitto del Tigrai si abbatte come un tornado su queste speranze, impone di constatare che, in Africa, le verità sono spesso illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria. I giovani leader sembrano avviati a ripetere i riti cruenti e monotoni della religione totalitaria. Zenawi e Afeworki balbettano le parole d'ordine di un goffo imperialismo postcoloniale. Come Barre e Menghistu, si acquattano con cinismo nelle nicchie della geopolitica internazionale per seguire le loro trame. Offrendosi agli Stati Uniti come trincea antislamica hanno riempito gli arsenali con i fondi di magazzmo del Pentagono che ora scaricano, con dovizia, sui vicini. Ma non offrono un bilancio migliore gli altri «giovani leoni». Kagame ha scatenato una sanguinosa caccia agli hutu per pareggiare i conti del genocidio subito dalla sua gente nel '94 e mira scopai temente a controllare parte delle ricchezze minerarie del vicino Congo. Kabila ha messo in galera il leader dell'opposizione, proprio come Mobutu. Museweni, poi, è l'inventore del «no-party system». E' la riproposizione, più sofisticata, del vecchio monopartitisnio che ha accompagnato l'Africa al naufragio o al saccheggio. Le società preindustriali, sostengono questi leader, non sono mature per una democrazia all'occidentale. A rappresentare tutte le tendenze basta il «Movimento», magari lo stesso dell'epoca eroica della guerriglia, e che il capo naturalmente controlla a briglia doppia. I partiti non sono esplicitamente vietati: ma «per ragioni di sicurezza» li si tiene in cantina. Quando l'emergenza sarà finita, forse, la situazione cambierà. Ora, prima di concedere credito e crediti a questa nuova Africa, bisognerà prima controllarne gli identikit istituzionali. Perché poi non si può pretendere la democrazia a Lagos quando si è fatto finta di niente a Rampala. Domenico Quirico ico Il nuovo conflitto si abbatte come un tornado sulla cambiale concessa da Clinton al Continente

Luoghi citati: Africa, Congo, Lagos, Stati Uniti