Giubileo, no all'amnistia

Giubileo, no all'amnistia Fa discutere l'appello del card. Martini. Pene alternative per condanne inferiori ai 3 anni: legge in vigore Giubileo, no all'amnistia Flick: prima la riforma complessiva MILANO. Un'amnistia per il Giubileo? «Io sono contrario a forme di perdonismo generalizzato - dice il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick -. Ho paura di provvedimenti di carattere generale, che toccano tutti allo stesso modo. Meglio pensare a percorsi personalizzati di riabilitazione. Soprattutto meglio costruire nuovi sistemi di pena diversi da quello tradizionale. Io credo che l'istanza di cui si è fatto portavoce il cardinal Martini sia la stessa che ha mosso la legge SimeoneSaraceni che entra adesso in vigore e che ha trovato il pieno sostegno del governo». Un'amnistia per il Giubileo? «Io sono favorevole ad un provvedimento di clemenza rivolto sopratutto ai soggetti più deboli ed emarginati, a determinate condizioni e nell'ambito di una riforma complessiva, che non vede più la carcerazione come sanzione esclusiva», dice Giuliano Pisapia, presidente della commissione giustizia della Camera. Dunque dal mondo politico viene un «no» all'idea di amnistia, ma un sì piuttosto convinto ad un «ridimensionamento» delle carcerazioni. Sia in termini quantitativi (sfoltire le prigioni) sia qualitativi: pensare (per davvero) alla pena come momento di rieducazione, attraverso il lavoro e il reinserimento sociale. Il dibattito di questi giorni non nasce a caso: da un lato c'è un rinnovato impegno della Chiesa sul tema del carce¬ re, con le dichiarazioni dell'arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini e la creazione della fondazione «Carcere e lavoro»; dall'altro c'è il varo della legge Simeone-Saraceni (entra in vigore domenica) approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento non a caso porta il nome di Alberto Simeone di Alleanza Nazionale e Luigi Saraceni dei Democratici di sinistra. Una legge che, detto in sinte¬ si, permetterà a chi ha subito condanne definitive inferiori ai tre anni (ai quattro anni nel caso di madri con figlio piccoli) di accedere quasi automaticamente a pene alternative: arresti domiciliari, affidamento ai servizi sociali, semilibertà. «Eminenza, usi tutta la sua autorevolezza, ci ottenga un beneficio dal Giubileo: uno sconto di pena, un indulto, un'amnistia». Così, domenica scorsa, un gruppo di detenuti di San Vittore si era rivolto all'arcivescovo di Milano. E Martini non è rimasto sordo. Ha detto loro e lo ha ripetuto ieri in un dibattito radiofonico: «In Israele il Giubileo era un grande evento di riconciliazione sociale. Per questo sarebbe bello che anche il Giubileo del Duemila si traduca in atti di riconciliazione tra gli uomini; penso alle guerre, al debito dei Paesi po¬ veri ma anche al carcere». «Il cardinale Martini - gli ha risposto Flick - ha posto il problema nei suoi giusti termini, quelli di una riconciliazione globale, ben al di sopra delle polemiche cui assistiamo quando si affrontano certi temi». Il ministro, anche se il riferimento è evidente, non entra nel merito della cosiddetta «uscita da Mani Pulite». Lo fa invece Pisapia: «Martini ha dato una svolta ad un pes¬ simo dibattito sulla soluzione politica per Tangentopoli. Ha spostato il discorso, non a caso dopo l'incontro con i detenuti di San Vittore che sono in gran parte extracomunitari e tossicodipendenti». Non solo a San Vittore: i dati portati ieri al convegno di presentazione di «Carcere e lavoro» (fondazione creata da organizzazioni cattoliche impegnate nel volontariato come il gruppo di Don Ciotti e la Caritas) parlano di circa 50 mila detenuti di cui una minima parte (il 12 per cento) coinvolti in episodi di grande criminalità. Tutti gli altri sono tossicodipendenti (15 mila), extracomunitari (10 mila) e gente comunque finita in carcere per reati non gravi. Pochissimi lavorano: il 24 per cento e di questi un'infima parte (neanche duemila) fuori dal carcere. E invece «proprio il lavoro è il vero tramite di risocializzazione - dice l'on. Simeone -, creare misure alternative al carcere e metterle a disposizione di tutti è lo spirito della nostra legge». [s. mr.] Qui accanto il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick A sinistra il cardinale di Milano Carlo Maria Martini

Luoghi citati: Israele, Milano