«No allo Stato padrone» di M. Tor.
«No allo Stato padrone» «No allo Stato padrone» Iprofessori cattolici «Parità scolastica subito» ROMA. «Lo Stato è una realtà preziosissima, fondamentale. Ma non può essere il padrone, il garante unico della validità del dialogo educativo». Luciano Corradini, pedagogista all'Università di Roma, leader dell'Uciim (l'associazione degli insegnanti cattolici di scuola media e superiore), già vicepresidente del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, spiega le sue «buone ragioni» per varare subito la legge sulla parità scolastica. «C'è chi ha un'idea astratta dello Stato e del privato. Pensa l'uno come espressione sovrana di laicità e l'altro come espressione di dogmatismo o di confessionalismo estremo. Ma non è così». Nella maggioranza di governo non tutti la pensano in questo modo. «Guardi, io non sono né antistatalista, né privatista a oltranza. Amo guardare in faccia la realtà. Nella mia carriera di professore, ho avuto modo di insegnare in un liceo scientifico arcivescovile e in uno statale. Nel primo sono riuscito a cambiare i libri di testo senza obiezione alcuna, facendo comprare il Manifesto di Marx e l'antologia galileiana; nel secondo, a Reggio Emilia, non ho potuto adottare "Lettera a una professoressa" di don Milani, per la resistenza dei miei colleghi». Professore, insisto: Rifondazione non ci sta e l'Ulivo, da solo, non ha voti sufficienti. «Sì, constato che le difficoltà sono ricorrenti. Certe persone non sono state nemmeno sfiorate da oltre 50 anni di dibattiti e dalle vicende successe dall'89 in poi. Così, le conclusioni alle quali molti sono pervenuti non riescono a rasserenare i loro animi e a consentire una diversa lettura della Costituzione. E' spiacevole che si debba arrivare a una conclusione con operazioni parlamentari non limpide, solo perché tutto si blocca intorno alla faccenda dei finanziamenti». La Costituzione dice «senza oneri per lo Stato». Come concilia le due posizioni? «Bisogna guardare alla Carta fondamentale della nostra Repubblica nel suo complesso, non attraverso un particolare. E, in quest'ottica, è irrilevante che le scuole siano istituite dallo Stato, obbligato a farlo, o da enti privati. Quello che conta sono i risultati: favorire lo sviluppo della personalità, ridurre o eliminare gli ostacoli, promuovere la partecipazione sociale. Se, a certe condizioni, si raggiungono gli stessi risultati, perché gridare allo scandalo?». Ma si possono dare soldi alle scuole private, sottraendoli a quelle statali? «E' un'obiezione che non regge. Proprio in questo momento, è necessario investire fortemente nella scuola, a tutti i livelli. Certo, bisogna aumentare i contributi alle scuole pubbliche per consentire la frequenza degli alunni "capaci e meritevoli". Ma vedrei ragionevole che lo Stato intervenisse anche con contributi graduali per aiutare le famiglie che scelgono le scuole non statali. E poi, ricordiamocelo: chi sbandiera il "senza oneri per lo Stato" non si accorge che quando le scuole non statali chiudono per mancanza di aiuti il discorso diventa "oneroso" per le stesse casse dello Stato? Una lettura rigida e formale della Costituzione è anche poco razionale». Moltissimi fra voi lavorano nella scuola statale; però raccogliete firme per sollecitare la legge sulla parità. Non è un controsenso? «No. Per un insegnante, il rapporto fondamentale è quello con gli studenti e con le famiglie, prima che con l'ente gestore... La nostra è una scelta coerente». [m. tor.]
Persone citate: Luciano Corradini, Marx
Luoghi citati: Reggio Emilia, Roma
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