Poveretti & Piont siete grandi, grandi, grandi di Marinella Venegoni

Poveretti & Piont siete grandi, grandi, grandi E' stato un successo il concerto per i bambini dell; Liberia, in diretta ieri sera su Raiuno Poveretti & Piont siete grandi, grandi, grandi Assente la regia di Spike Lee MODENA DAL NOSTRO INVIATO Mondanità, passerella su tappeto rosso dei vistosi Vip come ai Telegatti. Urla scomposte dei fans giovani e poco paganti, ammucchiati in piedi nella zona «rock». In cinque anni, questo «Pavarotti International» consumatosi ieri sera in diretta Raiuno (con riprese della BBC, vendute alla tv di Stato) ha assunto una fisionomia inconfondibile. E' diventato un simpatico manicomio di stili, tendenze, ospiti; con una crew internazionale. La mortadella come piatto ufficiale, l'inglese come lìngua dominante. L'invenzione dei duetti con Pavarotti, accompagnato dalla magnifica Orchestra Filarmonica di Torino e da una rockband, ha fatto il giro del mondo. E' un meccanismo, questo dei duetti, che funziona diabolicamente: Sinatra tornò dopo molto tempo a vender dischi nel '94 grazie ai duetti con Bono degli U2; Zucchero deve l'inizio della sua carriera internazionale ai blues in compagnia di Joe Cocker. Julio Iglesias si fece conoscere negli Usa grazie a un duetto con Diana Ross. La storia è lunga, ma nell'abusato filone Pavarotti s'è inserito con tutt'altri scopi: lui di pubblicità non ha certo biso gno, e questa volta ha cantato con le star rock e pop per racco gliere quattrini a favore dei bimbi della Liberia, presenti nel pittoresco Coro sul palco. E' noto che le star più presti giose del firmamento pop fanno la fila per cantare con Big Luciano, salvo poi comportarsi spesso come timidi scolaretti appena salgono nel gazebo giallo. Il concertone benefico è artisticamente un percorso a rischio, un'arma a doppio taglio salvando comunque e per ovvi motivi Pavarotti, che combatte con armi non proprie, alcuni so no andati via dal gazebo da trionfatori, altri con le ossa rot te o, peggio, come se non ci si fossero neanche entrati. Fra i trionfatori, innanzitutto, Celine Dion, semplicemente perfetta come il Maestro in «I Hate You Than I Love You», tra duzione di «Grande Grande», di Tony Renis/de Falla. La loro performance è stata un capola voro di classe e virtuosismo, su una melodia dove l'intrecciarsi delle voci avrebbe potuto risul tare problematico. Certo repertorio pop, soul e swing, è diffici le da acchiappare per un tenore che ha tradizione del tutto di versa: e l'incontro fra Eros Ra mazzotti e Big Luciano su «Se bastasse una canzone» ha coro nato ieri lunghe, complicatissi me prove. Il tenore è poi parso assai divertito dalla commistio ne con le Spice Girls, e le ha stracciate sul loro campo con un bel quattro (lui) a zero (loro). Secondo trionfatore, Stevie Wonder nel gran finale. Il gran de musicista cieco, tesissimo, aveva costretto Pavarotti a lunghe prove: alla fine è apparso sicuro, e il coro dei due insieme su «Peace Wanted Just To Be Free» INefr ha saputo suscitare molta emozione. Non bisogna poi dimenticare Pino Daniele e «Napule è»: il cantautore napoletano ha saputo accompagnare e seguire il Maestro un po' in difficoltà, con eleganza rarefatta. Tra sacro e profano, l'incontro caloroso e ormai usuale fra Big Luciano e Zucchero su «Va' Pensiero», fra complicità e simpatia reciproca. Inutile abbiamo trovato la presenza di Jon Bon Jovi: la ballata «Let It Rain» non è diventata di Pavarotti; speriamo serva almeno alle vendite della compilation. Per qualcuno, esserci è quel che conta: agli irlandesi Corrs, che oggi vanno per la maggiore, è bastato fare il coro a «0' surdato innamorato»: ed è giusto che Big Luciano abbia talvolta i «suoi» pezzi, dopo la fatica smisurata che ha fatto per mettersi al passo con gli ospiti. Modesto il nuovo astro francese Pagny: il duetto «La donna è mobile» sembrava una gara fra una Maserati e un'utilitaria. Nell'elenco dei perdenti ci sarebbe da infilare pure Vanessa Williams, ex Miss America, bellissima ma imbarazzante in «Non ti scordar di me»; molto meglio la countrystar Trisha Yearwood; un po' incerta la navigata Natalie Cole, non perfettamente a suo agio con «Tonight» e con il tenore. Lì si andava facile. Ma mai abbiamo visto Pavarotti così seriamente alle prese con il repertorio dei suoi Friends, impegnato a coglierne il mondo complessivo, spesso sorridente per la stranezza (per lui) dell'esecuzione che andava facendo. I 23 mila ricchi e poveri, elegantissimi o in jeans, in molti muniti di macchine fotografiche, sono sembrati divertirsi parecchio, fra i vip accorsi Naomi Campbell e il principe Alberto di Monaco. La regìa di Spike Lee è parsa almeno nella diretta piuttosto risparmiosa, quasi assente: si rifarà di sicuro al montaggio del film di un'ora e mezza per il quale ha firmato, maniacalmente, tutto. Pavarotti più International che mai (grazie anche al fatto che l'elegante Carlucci non ha bisogno dell'interprete). Marinella Venegoni In 23 mila a Modena Naomi Campbell e Alberto di Monaco fra i tanti vip Gran finale con Stevie Wonder

Luoghi citati: Bono, Liberia, Modena, Torino, Usa