Gli italianisti per Dionisotti
Gli italianisti per Dionisotti Con Bobbio e Galante Garrone a Torino Gli italianisti per Dionisotti ■yi TOBINO I L grande italianista toriI nese Carlo Dionisotti, tra I le massime autorità della * 1 letteratura italiana, scomparso a febbraio nella sua residenza londinese, è stato commemorato ieri all'Accademia delle Scienze, nel giorno in cui avrebbe compiuto novant'anni, dall'Accademia e dall'ateneo torinese, e da due illustri ex allievi dell'Università degli studi: Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone. Marziano Guglielminetti e Carlo Ossola, docenti della facoltà di Lettere (nella quale Dionisotti divenne, nel 1929, dottore), hanno ricordato il profondo legame del critico con l'ateneo: studente di pochi anni più giovane di Natalino Sapegno, ebbe come maestri Vittorio Cian e Arturo Farinelli, il grande linguista Bartoli, lo storico dell'arte Lionello Venturi e il giurista Gioele Solari. Del filologo e critico, studioso soprattutto del Cinquecento, ha tracciato invece un ritratto affettuoso Alessandro Galante Garrone, amico di lunga data dell'italianista che venne conosciuto dal grande pubblico solo nel '67, quando pubblicò il fortunatissimo Geografia e storia della letteratura italiana, edito da Einaudi quando già da parecchi anni si era trasferito in Inghilterra, sua seconda patria. Galante Garrone ha ricordato ieri gli anni in cui, studente con Giorgio Agosti, vedeva passare in biblioteca, «accanto a quei professori barbosi e barbuti, quell'uomo dalla straordinaria energia e prestanza fisica. Scherzavamo continuamente, con Agosti, su quegli accademici. Dionisotti era assai diverso da loro. Era bello e scapigliato, tanto elegante che gli dedicai questi versi: "Non bastano epi grammi né strambotti/ per celebrare il bello Dionisotti,/ Non ba sta un sonetto o uno stornello/ per celebrare Dionisotti il bello" Tanti anni dopo, quando eravamo ormai amici da tempo, continuammo a scherzare su quei versi: nelle sue lettere da Lon¬ dra, si firmò per anni "Dionis il bello", L'intensità del nostro legame era grande: eravamo militanti antifascisti, e sapevamo che lui era dei nostri». Dello studioso di fama internazionale, fraterno amico di Arnaldo Momigliano, Galante Garrone ha letto brani di lettere speditegli da Londra negli Anni Settanta su Salvemini e Calamandrei, ma anche sull'omicidio di Carlo Casalegno per mano dei terroristi, il fascismo e la giustizia. Dopo la laurea, Dionisotti insegnò a Vercelli, poi al liceo Cavour di Torino. «Mosse i primi passi nel mondo accademico nel '37» ha ricordato ieri Pietro Rossi, direttore della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche dell'Accademia delle Scienze, di cui Dionisotti fu socio. «Dopo la libera docenza in letteratura, e la supplenza a Lettere nel '40-41, si trasferì a Roma, dove insegnò al liceo Virgilio. Poi, finita la guerra, divenne assistente di Sapegno». Norberto Bobbio, che nel '95 partecipò con Dionisotti ad un incontro, organizzato da Guglielminetti, di illustri ex allievi dell'ateneo torinese, ha invece inviato all'Accademia una testimonianza sulla «piemontesità mai rinnegata» dello studioso (la famiglia era di Romagnano Sesia, dove ha voluto essere sepolto), e sul suo impegno civile. Anche se per Bobbio «Non si considerò mai, come intellettuale, un militante». «"Pare a me, diceva, che il compito degli intellettuali sia di fare, come tutti gli altri, il loro mestiere nel modo migliore. Più che un compito direzionale, commemorativo e monitorio", allo scopo di spiegare alle giovani generazioni ciò che è realmente accaduto, in spirito di verità». «Per questo - ha aggiunto Bobbio - accettò, credo, di collaborare con il periodico Resistenza dell'Associazione Giustizia e libertà. Vi scrisse della Resistenza "irriducibile ai miti retorici, ai belletti e agli impiastri letterari che purtroppo ricoprono tanta parte della storia d'Italia"». Giovanna Favro
Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Londra, Roma, Romagnano Sesia, Torino, Vercelli
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