Siciliano, la sinistra gioca al massacro di Pierluigi Battista

Siciliano, la sinistra gioca al massacro dietro le quinte. Veleni e fucilate. Ma perché a difenderlo è rimasta solo la destra? Siciliano, la sinistra gioca al massacro Anche la «stampa amica» gli volta le spalle MALGRADO le radicali divergenze politiche Siciliano ha molto apprezzato il gesto leale e fraterno dell'amico Ruggero Guarini il quale, nella rubrica delle lettere del Foglio, ha deplorato lo spirito di «branco» dei letterati italiani che con «ferocia collettiva» si sono messi a giocare al tiro al piccione nei confronti del vincitore designato al Premio Strega: «Tutti sanno che Siciliano, essendo un uomo mite, può essere aggredito impunemente». Ha apprezzato anche l'Indro Montanelli che su Telemontecarlo si è detto disgustato dall'«infame campagna denigratoria» contro Siciliano. E pure con Nantas Salvalaggio il quale, lo stesso giorno della protesta di Guarini, ha annunciato sul Tempo che sosterrà Siciliano contro i «maramaldi» che starebbero linciando l'autore dei Bei momenti. Siciliano sentitamente ringrazia. Ma difficilmente la gratitudine per questi interventi inattesi riu scirà a sciogliere l'enigma che sta arrovellando gli amici più cari dell'ex presidente della Rai: perché, paradossalmente, è la «destra» a ergersi a difesa di Siciliano, mentre la «sinistra» mar tella senza pietà su uno scrittore che pure dovrebbe essere un suo pupillo? Lo stillicidio di veleni, il gioco al massacro è infatti nato e cresciuto qui, da quella che dovrebbe essere la «parte» che Siciliano ha sempre vissuto come il suo milieu privilegiato, la sua casa cultural-giornalistica, la sua di mora politica. E invece... E inve ce a un certo punto è cominciato a ritmo martellante il rosario delle dimissioni dal Premio Stre ga annunciate in pompa magna. Garboli (tu quoque), Loy, Maler ba («scandaloso: ogni anno dice di dimettersi, poi resta sempre l'i», dicono i sicilianisti supersti ti). E poi lo storico Lucio V illari grande amico di Siciliano (e an che di Antonio Debenedetti che invece, dicono i maligni, pare non nutra intensi sentimenti amicali nei confronti di Sicilia- no). Uno dopo l'altro, gli amici se ne vanno. E del resto non è forse Eugenio Scalfari, amico ed estimatore di Siciliano, a esser considerato da Anna Maria Rimoaldi, incassato il suo rifiuto di partecipare allo Strega, alla stregua della prima roccia che, rotolando giù per i terreni scoscesi del Premio, ha provocato la valanga che sta amareggiando Siciliano? E poi ci sarebbe la stampa «amica». Ma altro che «amica». L'Unità per esempio: è stato il giornale diretto da Mino Fuccillo a proporre per primo la sospensione del Premio Strega. Un calcio negli stinchi in piena regola, raddoppiato sul quotidiano «fondato da Antonio Gramsci» da un articolo scorticante in prima pagina del «supercannibale» Tiziano Scarpa. Certo, nel giochino ecumenico Scarpa doveva incarnare il polo del «contro» da affiancare al «prò» Siciliano vergato da Giorgio Van Straten. Però si fa notare che mentre il «prò» di Van Stràten appariva freddino e quasi di circostanza, nel «contro» di Scarpa si percepiva invece un pathos demolitorio destinato ad alterare irrimediabilmente l'equidistanza dell'Unità. Stampa «amica»? Sul Messaggero, dicono i collaboratori della pagina culturale del quotidiano romano, il direttore Pietro Calabrese ha fatto capire che dale- mianamente non c'era «trippa per gatti» e che la linea del giornale era anti-Siciliano. Stampa «amica»? Si racconta che Siciliano, molto colpito da un articolo ostile apparso in prima pagina sul Corriere della Sera e firmato da un intellettuale non sospetta¬ bile di «collusione» con la destra (se non altro perché «epurato» dalla destra al governo quando era direttore di Radio Rai) come Aldo Grasso, si aspettasse una difesa molto più calorosa da parte delle pagine culturali di Repubblica. Quando invece Siciliano ha letto che in un'intervista alla Rimoaldi apparsa su quel quotidiano si formulava la seguente domanda: «Se poi vincesse Siciliano, non pensa che il Premio rischierebbe di perdere parte del suo prestigio?», l'autore dei Bei momenti ha capito che la «muta linciatrice» foscamente evocata da Guarini non avrebbe trovato più ostacoli. Stampa «amica»? E' certo «amico» l'Espresso di cui tra l'altro Siciliano è anche firma culturale tra le più prestigiose. Ma venerdì, leggendo sul settimanale la recensione al suo libro di Roberto Cotroneo, Siciliano quasi non ha creduto ai propri occhi: «Siciliano cade in una trappola formidabile, e si perde in un lessico che spesso è un gorgheggio di note sopra le righe». E tutto questo una pagina prima di una Dall'Unità a Repubblica all'Espresso si ingrossa la «muta linciatrice» KM recensione a firma Enzo Siciliano dedicata a Carabattole di Michel Leiris pubblicato da Einaudi. Ma anche un centinaio di pagine dopo un articolo firmato da un misterioso «Anonimo Ninfeo»: una spruzzata di veleno su Siciliano e sul Premio perversamente calibrata per seminare zizzanie tra l'autore dei Bei momenti e 1'«ambiente» che gli sta intorno. Come quando, a proposito del «gran rifiuto» di Gianni Riotta di partecipare allo Strega, si legge: «Passi essere secondo di Scalfari, che è un maestro indiscusso, ma secondo - e soprattutto senza speranze - di Siciliano gli è parso giustamente un po' troppo». Non fa forse più male quel «giustamente» di qualunque fucilata? Forse ha fatto più male il giudizio negativo di Cotroneo, che tra l'altro Salvalaggio individua come il Maramaldo che finisce «a colpi di pugnale» l'avversario giacché, scrive Salvalaggio sfiorando il terreno minato delle querele, ci sarebbe di mezzo l'invidia di Cotroneo che «avrebbe voluto stare al posto di Siciliano, con l'appoggio del potente editore milanese» (Mondadori, per la cronaca). Forse ha fatto più male lo sprezzante giudizio di Lalla Romano la quale, a freddo e gratuitamente, nei giorni scorsi si è sentita in dovere di schiantare Siciliano: «Per dirlo alla buona è uno che ha portato la valigia ad Alberto Moravia». Forse, insomma, ha fatto più male a Siciliano la constatazione che stavolta è il suo mondo ad averlo messo in mezzo con una brutalità impres sionante. Triste constatazione che certo non verrà mitigata dalla solidarietà di intellettuali e te state che nell'artificiosa geome tria degli schieramenti culturali non dovrebbero appartenere, a rigore, allo stesso coté di Sicilia no. E nemmeno mitigata dalla promessa che, si dice, avrebbe fatto a se stesso, nel caso in cui il 2 luglio, al Ninfeo di Valle Giuba, I bei momenti non dovesse risul tare il più votato: le dimissioni dalla giuria del Viareggio. Giuria presieduta, manco a dirlo, da Ce sare Garboli. Pierluigi Battista Il Ninfeo di Valla Giulia che il 2 luglio ospiterà la serata finale del Premio Strega. A sinistra Enzo Siciliano, grande favorito

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