E Kaiser Franz chiamò l'«amico» franco-tedesco
E Kaiser Franz chiamò l'«amico» franco-tedesco LA FORZA DELLA RETE E Kaiser Franz chiamò l'«amico» franco-tedesco SI racconta che Franco Tato, tre giorni dopo essere stato nominato amministratore delegato dell'Enel, abbia chiesto a un collaboratore di chiamare uno dei capi dei dipartimenti dell'Ente. E che la risposta - ((vuole che usiamo la nostra rete o quella Telecom?» - abbia fatto scattare nel manager appena arrivato a piazza Verdi un'idea che a molti sembrò eccessivamente ambiziosa: fare della cara vecchia società elettrica un gruppo all'avanguardia anche nelle telecomunicazioni. Era il giugno del 1996. In autunno, Kaiser Franz scippava Tommaso Pompei alla squadra di Cmnitel/Pronto Itaba e cominciava a costruire il suo progetto. Dopo un anno e mezzo di lavoro, ieri è giunta la vittoria, il giorno della festa e degli abbracci. La notizia del successo di Wind, Tato l'ha vista spuntare sul video alle 19 e undici minuti, battuta a tempo di record dall'agenzia Radiocor. Era la fine delle ansie, e delle voci che si erano rincorse per tutto il pomeriggio. Nell'ufficio al quinto piano dove l'intero staff di vertice attendeva il verdetto dell'advisor saltava fuori uno spumante itabano. Una telefonata (in tedesco) a Ron Sommer, presidente della Deutsche Telekom, un'altra (in francese) a Michel Bon, numero uno di France Télécom, con tutta la felicità del caso. Poi tutti insieme sino a tarda sera, con la consapevolezza che trasformare la rete Enel nella rete di tutti sarà tutto meno che uno scherzo. Ma Tato è abituato alle sfide difficili. Sessantasette anni portati benissimo, una laurea in filosofia, l'ad dell'Enel ha la fama di essere un uo- mo ruvido, poco aduso ai compromessi. Certo non è il tipo da «sissignore», lo ha dimostrato con tutti i suoi padroni, Carlo De Benedetti, Berlusconi e, dal '96 il ministro del Tesoro, Ciampi. Lui non ama i padroni, soprattutto se non dimostrano di credere nelle sue capacità. Kaiser Franz comincia la sua lunga carriera alla corte di Adriano Oli- vetti, l'imprenditore hitellettuale che sembra fatto apposta per il neolaureato aspirante manager. Parte da addetto al personale e lentamente arriva ai vertici. Spesso è all'estero, dove sfrutta il tedesco che ha imparato da studente a Monaco. Poi, a Ivrea, arriva Carlo De Benedetti, con il quale la pace dura poco. Tato se ne va, in aperta polemica con l'Ingegnere, torna in Germania, dove lo accogbe la Kienzle, del gruppo Mannesmann. Non è un boccone facile. Nel 1984 si riapre la porta dell'Italia. Mario Formenton, patron di una Mondadori che naviga in acque tempestose, lo accogbe a braccia aperte come risanatore; ma anche qui l'idillio dura poco più che un anno. E Tato riprende la via della Germania, dove lo attende la Triumph-Adler, azienda meccanica acquisita dal gruppo Olivetti. La risana, come da copione. E come da copione rompe ancora con De Benedetti. Si rifugia in Germania Est ad occuparsi di privatizzazioni. Quando forse sta per rassegnarsi a non varcare più le Alpi, Leonardo Mondadori gb propone un incontro con Silvio Berlusconi che lo invita a tornare a Segrate. Accetta: in cinque anni raddrizza i conti. Ma visto che non ama «il Berlusconi esteso», scegbe di andarsene ancora una volta. Sondato da D'Alema, accetta la guida dell'Enel che deve privatizzare. Visto che c'è, inventa lo sbarco nella telefonia, ed è notizia di ieri. Ora bisogna andare sul mercato, portare fuori l'ente elettrico dal monopoko pubbbco vincendo le resistenze di Bertinotti. Per Kaiser Franz l'ennesima sfida. La più difficile, [m. zat.] Un capo che vuole essere sempre primo Ora parte la sfida a Telecom e Omnitel Franco Tato amministratore delegato dell'Enel
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