Blitz contro la cupola della droga di Paolo Colonnello

Blitz contro la cupola della droga Milano, un centinaio di arresti: collegamenti con le cosche di 'ndrangheta e camorra Blitz contro la cupola della droga Eroina in cambio di armi destinate al Kosovo MELANO. Droga per comprare armi destinate al Kosovo, per finanziare esponenti pobtiri di rUievo aU'estero, per alimentare U terrorismo islamico, per investire infine in attività imprenditoriah insospettabili. Un traffico di eroina e cocaina gestito non più da bande rivaU ma da una cupola internazionale composta da siciliani, calabresi, albanesi e egiziani e con base in Italia, tra la Calabria e la Lombardia. E' questo U quadro sconcertante che emerge dall'operazione «Africa», inchiesta deUa Direzione distrettuale antimafia milanese, condotta dai carabinieri del Ros, che ieri ha portato in carcere un centinaio di persone (10 arrestate aU'estero) nell'ambito di un provvedimento, firmato dal gip Maurizio Grigo, che ha contemplato 125 ordinanze di custodia cautelare. «Un esempio da manuale - ha commentato U vicecomandante dei Ros, Giampaolo Ganzer - di cosa significhi fare una lotta di contrasto al narcotraffico, come raccomandato dall'Onu». Con questa indagine, coordinata dal sostituto procuratore Laura Barbami, è stata sgominata secondo gU investigatori la più importante organizzazione malavitosa operante in Lombardia e «costituita ha spiegato U procuratore aggiunto Manlio Minale, responsabile della Dda - da associazioni criminose slave ed egiziane autonome e alleate ad altre storicamente presenti neUa regione ('ndrangheta e camorra) in una sorta di "pax mafiosa"». Tra le 125 ordinanze di custodia cautelare, ci sono due personaggi dei quaU sono stati provati coUegamenti con un ministro in carica del governo egiziano e un politico albanese che fa riferimento al movimento politico deU'ex presidente deUa Repubblica albanese, Berisha. Il primo, Assan Ashraf, un uomo d'affari egiziano titolare a Milano di un negozio d'abbigliamento all'ingrosso (Alexander International, nel quartiere di Lami rate) e in Egitto di aziende per la produzione di acque minerali, era stato arrestato dai servizi segreti egiziani nell'estate del 1996 per contatti con il terrorismo: 3 giorni dopo era stato rilasciato, hanno spiegato i carabinieri «grazie a un autorevole interessamento diplomatico». L'inchiesta ha scoperto che U solo gruppo di egiziani (impegnati a Milano soprattutto nella gestione di ristoranti anche famosi, come il «Nilo Azzurro») realizzava un giro d'affari vicino al miliardo e mezzo di lire la settimana. I soldi venivano in parte messi al sicuro in banche di Zurigo, in parte reinvestiti in attività imprenditoriali in Egitto e in parte tornavano in Italia per l'acquisto di altra droga. Ingenti i guadagni realizzati anche dal gruppo albanese, capeggia- to, secondo gU mquirenti, da tale Ritnan Peschepia, poUtico di professione vicino a Berisha, indicato neUe intercettazioni come «il falco» o «l'Ambasciatore», dato che a Milano girava con passaporto diplomatico. Agendo da Tirana, dove si trova attualmente, ovviamente Ubero, Peschepia avrebbe acquistato attraverso 0 suo referente Agi Gashi, arrestato ieri, 200 fucili mitragliatori con sistemi di puntamento notturno fabbricati in Albania e destinati alla guerra civile in Kosovo. Tra gU arrestati anche diversi malavitosi albanesi che, hanno spiegato i carabinieri, «si allenavano al rischio» compiendo tutte le notti ogni genere di furto. Gioielli e oro in particolare, che finivano in una gioielleria di via Stradivari, a due passi da corso Buenos Aires, la via più commerciale deUa città. I titolari, Ugo Muoio e Antonangela Bonu, marito e moghe, sono stati arrestati. In due anni di indagini i carabinieri del Ros hanno trovato le prove di un traffico di una tonneUata di eroina e cocaina (113 chih sequestrati) e di acquisto di esplosivo, fucih, bazooka, granate. Armi destinate oltre che al Kosovo, ai terroristi islamici egiziani e alle organizzazioni mafiose nostrane. I collegamenti erano principalmente con esponenti deUa camorra e deUa 'ndrangheta (in particolare i clan Morabito, Ierinò, Romeo Belcastro e Albanese Pronestì) e di Cosa Nostra (CiuUa, Zacco, Ugone, Corrao) che si avvalevano di basi operative a Melzo, Trezzano sul NavigUo e Cesano Boscone, camuffando la vera attività criminale con l'apertura di carrozzerie. Paolo Colonnello Lo stupefacente usato anche per finanziare esponenti politici stranieri e bande di terroristi islamici Il generale Mori, comandante dei Ros