Donne «miro al processo Pucci

Donne «miro al processo Pucci Milano, Paola Franchi ricostruisce in 4 ore la vita al fianco del manager e non guarda mai la rivale Donne «miro al processo Pucci La compagna depone davanti alla moglie MILANO. «Mio marito», dicono entrambe come due mogli, senza esserlo mai state, senza esserlo più, in questa storia di miliardi, crociere, minacce, proiettili, ricatti e odio. Dove l'amore rimane sullo sfondo, soffocato dai soldi e da quei 4 colpi di pistola sparati in via Palestra 20 il mattino del 27 marzo '95, quando muore Maurizio Gucci. «Mio marito...», fa Paola Franchi, l'ultima compagna di Gucci quando ricorda quegli anni accanto all'ultimo erede della griffe con la doppia «G» incrociata. Mentre racconta del matrimonio da fare quell'inverno del '95, sulla neve bianca di Sankt Moritz. «Mio marito», dice Patrizia Reggiani MartineUi, per la prima volta a un metro dalla rivale che non la degna di uno sguardo, ma che lei non perde di vista nemmeno per un secondo. E per la prima volta, davanti ai giudici, prende la parola per dire che lei non c'entra nulla con l'omicidio del suo ex marito. «Quando mi hanno arrestato, sono sbottata. E a denti stretti ho detto: li conosco quei due, li conosco Pina Auriemma e Ivano Savioni», ricorda. Prima di spiegare: «E allora ho raccontato che ero molto pentita di aver manifestato il desiderio di voler morto mio marito. Un desiderio che loro dopo hanno attuato e hanno cominciato a ricattarmi», giura tutto d'un fiato lei, le braccia conserte, appena rigida sulla sedia, niente trucco, solo i suoi occhi viola e la maglietta rosa e i pantaloni di seta cruda in tinta. «Quella è una povera donna che non ha capito niente della vita», la bolla Paola Franchi, elegante nel completo bianco di lino, catenina d'oro alla caviglia, capelli biondi e occhi verdi senza pietà. «Non mi ha fatto impressione, trovarmela davanti», assicura lei, che in quattro ore di deposizione non ha mai alzato la voce. E non ha mai guardato verso Patrizia Reggiani MartineUi che le stava a un metro. «Maurizio aveva tentato di recuperare il rapporto con le fighe, ma non serve se si ha contro tanto odio e tanta cattiveria», giura lei. Qui co me testimone ma anche - come ha detto più volte - «per salvare la memoria di Maurizio, che al processo cercheranno in ogni modo di fare a pezzi». Paola Franchi, due matrimoni al le spalle, un figlio Charles «che Maurizio amava come un padre», racconta a lungo dei difficili rapporti tra Maurizio Gucci e le due fi glie, Alessandra e Allegra. Rapporti avvelenati dal divorzio con Patrizia Reggiani MartineUi. E forse dai soldi, da quell'impero finanziario nato dalla vene' ita agli arabi del marchio «Gucci». «Patrizia Reggiani MartineUi riteneva che tutto.fosse suo. Il vehero Creole, le viUe di Sankt Moritz, la casa a New York, tutto...», dice lei E rivela che Maurizio Gucci voleva vincolare il suo patrimonio, per tutelare i figli «anche in caso di una sua dipartita». «Non voleva che U patrimonio finisse in mano di persone non a posto», veleno puro nei confronti di Patrizia Reggiani MartineUi che non fa neanche una smorfia. A lungo Paola Franchi parla dei mobili del palazzo di corso Venezia. «A Maurizio piaceva lo stile Impero, li comperava alle aste. Ne avrà presi per 10 miliardi, per due o tre anche quando stavamo già insieme», racconta. E ricorda che subito dopo la morte di Gucci, era andata a Sankt Moritz, insieme a un avvocato del posto, per inventariare l'arredamento. «Trovai che erano state già cambiate le chiavi di casa, che due camerieri facevano i cani da guardia». spiega. E ricorda: «QueU'awocato mi chiamò dopo pochi giorni, mi disse che non voleva più occuparsi deUa vicenda, che temeva per sua mogUe e i suoi figli». «E così molti di quei mobili li ho visti all'asta, su un catalogo in Francia», è il suo ultimo commento. Prima di rivelare che proprio per questo, sono andate avanti per anni le Uti giudiziarie con Patrizia Reggiani MartineUi. Tocca a un'altra donna, chiudere l'udienza al processo per la morte di Maurizio Gucci. Si chiama Laura Bertolotti, è un'amica di Pina Auriemma. E' la prima a ricevere le confidenze sull'organizzazione dell'omicidio: «Era U giugno del '96, Pina venne a casa mia, mi disse che doveva rivelarmi una cosa molto grave». «"Patrizia si è comperata la mia fame", mi disse Pina. Mi rivelò che queUa mattina era venuta a casa sua queUo di Arcore (si riferisce a Orazio Cicala, che ha confessato di aver partecipato aU'omicidio, ndr). Era venuto a minacciare, aveva una pistola. Lui e un altro hanno ammazzato Gucci, U ha mandati la mogUe. Ho paura che ammazzino anche me», ricorda la donna in aula. Che racconta di essere stata sempre stupita di quei tre miUoni al mese, che le passava Patrizia Reggiani MartineUi. Ricorda: «Le dicevo: "Beata te che hai un'amica così". Poi ho capito che era il prezzo del silenzio». Fabio Potetti Patrizia Reggiani, sotto accusa come mandante dell'omicidio, replica a sorpresa «Sono vittima di un ricatto» SapRNpgv Patrizia Reggiani ex moglie di Maurizio Gucci, accusata di aver commissionato l'omicidio. A destra, Paola Franchi, compagna dell'imprenditore ucciso nel '95

Luoghi citati: Arcore, Francia, Milano, New York