Nigeria, un altro uomo forte sostituisce il dittatore

Nigeria, un altro uomo forte sostituisce il dittatore LAGOS Il Nobel Soyinka: liberi tutti i prigionieri politici, a cominciare dal presidente eletto. E Washington chiede democrazia Nigeria, un altro uomo forte sostituisce il dittatore / militari: il governo ai civili dal primo ottobre. Ma l'opposizione non si fida ABUJA. Meno di 24 ore dopo l'improvvisa morte per un infarto del generale Sani Abacha, i vertici militari nigeriani hanno nominato il suo successore alla testa del regime promettendo di passare le redini del governo ai civili il prossimo primo ottobre. Si tratta del generale Abdulsalam Abubakar, 55 anni, fino a ieri capo di Stato maggiore della Difesa, militare di carriera e musulmano del Nord, come lo scomparso predecessore. Abubakar ha fatto la sua carriera nell'aeronautica e nell'esercito, ha guidato il contingente di caschi blu nigeriani inviato dalle Nazioni Unite in Libano negli Anni '80 ed ha diretto i servizi segreti militari sotto il regime del generale Ibrahim Babangida, predecessore di Abacha. «Mi appello a tutti i nigeriani affinché operino per far avanzare la nazione», ha dichiarato subito dopo aver prestato giuramento sul Corano. Abubakar ha quindi dichiarato sette giorni di lutto nazionale per la morte di Abacha. Il principale partito nigeriano di opposizione, la «United Action for Democracy», non si fida delle promesse dei militari e ha respinto la nomina di Abubakar spiegando che «la lotta contro questo potere in tutte le sue manifestazioni continuerà con rinnovata forza». Il partito di opposizione ha lanciato un appello ai detentori del potere in Nigeria affinché passino la mano a Moshood Abiola, il vincitore delle elezioni presidenziali del 1993 incarcerato da Abacha. Far cadere la giunta militare e portare Abiola a guidare il Paese rimane l'obiettivo dell'opposione, ribadisce la Uad, che chiama la popolazione a manifestare con tutti i metodi pacifici a disposizione. Alla notizia della morte del dittatore, nelle strade della capitale la folla si è lasciata andare a manifestazioni di giubilo. Molti sperano infatti che la scomparsa di Abacha favorisca il ritorno alla democrazia. «Questa morte ci dà un'opportunità di ricominciare. Speriamo che la Nigeria non perda l'occasione», ha commentato Soloman Lar, uno dei leader dell'opposizione. Anche Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura nel 1986 e massimo rappresentante del dissenso in esilio, ha parlato di «opportunità per la società civile nigeriana, per le forze armate e per la comunità internazionale». E ha sollecitato il regime a rilasciare tutti i prigionieri politici, a cominciare da Moshood Abiola. Secondo Soyinka, che fuggì dalla Nigeria nel '94 dopo essere stato accusato di tradimento, Abiola dovrebbe essere nominato capo di un governo provvisorio di unità nazionale. «C'è soltanto una possibilità per la Nigeria: l'opzione democratica. E la struttura c'è. Il presidente eletto aspetta», ha affermato il drammaturgo sottolineando che la comunità internazionale dovrebbe intensificare la pressione sul regime e inasprire le sanzioni economiche imposte al suo Paese. Per Ken Wiwa, figlio dello scrittore Ken Saro-Wiwa giustiziato dai militari nel '95 insieme ad altri otto oppositori, difficilmente il prossimo leader nigeria¬ no potrà essere peggiore di Abacha. L'avvio di una fase di transizione alla democrazia è stato auspicato anche dal segretario generale dell'Orni Kofi Annan e dai dirigenti del Commonwealth, che tre anni fa sospesero la Nigeria per l'esecuzione di Saro-Wiwa. Sulla stessa lunghezza d'onda le dichiarazioni rilasciate dal portavoce della Casa Bianca Mike McCurry che ha espresso l'interesse di Washington a vedere in Nigeria una «transizione dall'autoritarismo». La Nigeria, 115 milioni di abitanti, è un mosaico di gruppi etnici e religiosi che spesso ricorrono alla violenza per affermare il proprio predominio. La maggiore risorsa del Paese continua ad essere l'industria petrolifera, pure fortemente ridimensionata negli ultimi otto anni. E su questo versante la morte di Abacha non dovrebbe avere conseguenze. [AdnKronos-Agi-Ansa] Il generale Abdulsalam Abubakar