Sgs, matricola pesante

Sgs, matricola pesante L PUNTO DI! MERCATI Sgs, matricola pesante E» una matricola che vale 23 mila miliardi di lire, ma non entrerà a far parte del Mib 30. La ragione? La Stmicroelectronics, più nota con il nome ormai abbandonato di Sgs-Thomson, pur avendo Uri e il comitato Sir quale maggior azionista (alla pari con i francesi di Cea e France Telecom) non è società di diritto italiano. E, fino a ieri, del resto, lo staff di Pasquale Pistorio ha preferito che il titolo del colosso europeo dei semiconduttori (unica società del vecchio Continente tra i grandi del settore) fosse quotata a Wall Street e Parigi. «Ma oggi - dice Enrico Villa, direttore generale - la Borsa italiana è cambiata. E mi auguro che molti se ne accorgano presto come abbiamo fatto noi...». L'Italia, infatti, ha risposto bene all'appello della società italo-francese: la domanda (come d'altronde è accaduto anche in Francia e negli Usa) ha largamente superato l'offerta e così il prezzo del titolo, fissato per l'offerta a 125.900 lire, in mattinata ha toccato quote attorno alle 127 mila lire. Ai termine del collocamento (19 milioni di azioni, ovvero il 13,65 per cento del capitale, di cui 3 milioni di nuova emissione), il gruppo di controllo italo-francese dispone del 56 per cento circa contro un 44 per cento diffuso tra New York, Parigi e Milano. L'operazione (è stato piazzato anche un prestito obbligazionario zero coupon per 375 milioni di dollari) ha fruttato circa 3500 miliardi di lire, di cui poco più di mille serviranno a finanziare gli investimenti in ricerca, il resto finirà nelle casse dei soci. Che farà l'In di quei 1200 miliardi circa di sua spettanza? «L'unica cosa che posso dire - replica l'amministratore delegato Aldo Romano - è che i nostri azionisti hanno ribadito l'intenzione di mantenere il controllo della società. Va aggiunto che i nostri utili sono sempre stati reinvestiti in azienda, come succedrà amene nel prossimo futuro. In assenza di dividendo, il capital gain è l'unico modo per remunerare il capitale». Il titolo St dall'inizio di gennaio ad oggi ha messo a segno un incremento del 18% a Wall Street contro ima perdita media del 6% dei grandi concorrenti, Intel in testa. Il settore non naviga in buone acque, come dimostra la clamorosa notizia dei 15 mila tagli annunciati da Motorola nei giorni scorsi... «C'è un problema di sovraccapacità produttiva - ammette Romano - ma noi, rispetto alla concorrenza, disponiamo di un portafoglio prodotti più differenziato, con applicazioni specifiche per il singoli clienti. E questo ci mette al riparo dalla caduta della domanda generica». I prossimi assi nella manica sono i telefonini (i partners principali sono Nokia e Alcatel) dove si prevede un aumento di consumo dei chips per il 35%, il videodisc («decollerà il prossimo Natale» assicura Romano), il consumo crescente di semiconduttori nell'automobile («stiamo sorpassando il valore della lamiera...»). «Malgrado la situazione negativa generale - conclude Romano - noi registriamo progressi, vuoi nel fatturato che nella redditività rispetto al primo trimestre...», quando il giro d'affari è stato di 1005 milioni di dollari (+6,4 per cento) e l'utile operativo di 114,9 (1' 11,4 per cento del fatturato). [u. b.) L S

Persone citate: Aldo Romano, Enrico Villa, France Telecom, Pasquale Pistorio, Thomson

Luoghi citati: Francia, Italia, Milano, New York, Parigi, Usa