«L'alcol, killer come il tabacco» di Daniela Daniele

«L'alcol, killer come il tabacco» L'obbligo riguarderà vino e birra, sarà vietato distribuire superalcolici nelle mense aziendali «L'alcol, killer come il tabacco» In bottiglia la scritta: «Nuoce alla salute» ROMA. Rivoluzione sul desco: in un prossimo futuro, la bottiglia di grignolino o di barbera o di vino dei Castelli che porteremo in tavola, sull'etichetta, insieme con l'indicazione dell'annata e della denominazione d'origine controllata, avrà una scritta del tipo «nuoce alla salute». Come per le sigarette. Lo stesso capiterà alle bottiglie e lattine di birra, nonché a quelle di superalcolici. La disposizione è contenuta nel testo unificato delle 11 proposte di legge in materia di lotta all'alcolismo, messo a punto dalla Commissione Affari Sociali della Camera. Produttori, importatori e distributori dovranno stampare «sulle etichette informazioni relative alle conseguenze per la salute che derivano dall'uso dei prodotti». La legge quadro dispone che analoghe avvertenze siano inserite nei fogli illustrativi dei medicinali per mettere in guardia dal pericolo dell'associazione farmaci - alcol. Altre norme riguardano la pubblicità degli alcolici che sarà sottoposta a un codice di autoregolamentazione. E che sarà vietata in tv nella fascia oraria dei programmi per i minori (16-19): chi trasgredisce, rischia multe da 5 a 20 milioni, raddoppiabili per ogni ulteriore trasgressione. Il testo vieta, inoltre, la distribuzione di superalcolici all'interno delle aziende nel corso dell'attività lavorativa. Così come non sarà possibile bere alcolici in autostrada, negli autogrill delle aree di servizio, dalle 22 alle 6: pena minima, la multa di un milione. Nei programmi per il conseguimento della patente, dovranno essere inserite «adeguate informazioni sui rischi derivanti dall'assunzione di bevande alcoliche e superalcoliche». E il tasso di concentrazione di alcol, rilevabile con gli alcolimetri della polizia stradale, sarà abbassato da 0,8 a 0,5 grammi per, litro. La polstrada avrà, poi, il compito di «intensificale i controlli sulle strade statali, pròvinciaji^ comunali durante le ore nelle quali è maggiore il rischio di incidenti legati al consumo di alcol». Una legge quadro. Dunque, non ancora legge. E già fa discutere. I primi a protestare sono, naturalmente, coloro che lavorano nel settore dell'alcol. Ezio Rivella, un'autorità ìli materia (è presidente del Comitato nazionale dei vini Doc), non sembra prendere troppo sul serio la (oninaccia» della legge quadro. «Ormai - dice -, su questa materia è competente l'Unione Europea: dunque, vedremo». E difende, nel contempo, il vino «e i suoi seimila anni di storia accanto all'uomo», nonché le ricerche mediche che sostengono i benefici di un suo uso giudizioso. Ma proprio contro l'abuso si vuole combattere. «Benissimo - sostiene Rivella -, sono d'accordo. Ma allora facciamo qualcosa di più serio che ridicole etichette». C'è, poi, chi distingue tra «un bicchiere di vino a pasto» e «l'abitudine al superalcolico, magari dopo un pranzo abbondante con altrettanto abbondanti libagioni». Il professor Giorgio Calabrese, professore di Alimentazione all'Università Cattolica di Piacenza, ammonisce: «Il superalcolico fa sempre e comunque male, perché contiene in poca quantità di liquido grande quantità di alcol, ma anche di altre sostanze, gli alcoli superiori, dannosi non soltanto per il fegato, ma per il cervello, i reni, il cuore e via dicendo. Un "cicchetto", una volta ogni tanto, si può bere. Ma bisogna evitare, soprattutto dopo una gran mangiata, 5 rito del limoncello, seguito dall' "ammazzacaffè" e compagnia». E il vino? E la birra? «Direi - risponde Calabrese -, siccome l'acqua si beve e il vino si gusta, che si tratta di buon senso e di quantità. Per un massimo di due bicchieri di vino a pasto o di una lattina di birra, le dosi che consiglio, l'etichetta con le avvertenze sui rischi mi sembra davvero un po' terroristica. Allora dovremmo scrivere sulla pasta: non più di 70 grammi al giorno. Stessa cosa per olio, carne e tutto il resto». Se a Calabrese l'etich 'tta sul fiasco di vino sembra terroristica, allo psichiatra Paolo Crepet pare «ipocrita». Non solo. Per i giovani, potrebbe anche essere un buon incentivo al consumo. «Come i bollini sui film della Fimnvest - dice -: i bambini fanno zapping alla ricerca del bollino rosso...». Perché è un provvedimento ipocrita? «Se una cosa fa male - risponde Crepet -, allora non produciamola più. Se si tratta di abuso, beh, qualsiasi cosa usata in eccesso fa male». Daniela Daniele I produttori: se si vuole colpire l'abuso troviamo metodi meno ridicoli II dietologo: avvertenza terroristica. Deve bastare il buon senso birra- 45,2% (1993:42,6%) VINO (1993:58%) 57,1% ALCOLICI FUORI PASTO 22,3%

Persone citate: Calabrese, Castelli, Crepet, Ezio Rivella, Giorgio Calabrese, Paolo Crepet, Rivella

Luoghi citati: Piacenza, Roma