Un figlio, ma a caro prezzo

Un figlio, ma a caro prezzo Nell'Italia delle culle vuote c'è una ragione nascosta: il costo record in Europa per il mantenimento Un figlio, ma a caro prezzo Fino a 7 anni costa un milione al mese PRIMA di posare i piedini per terra un bambino avrà fatto spendere a padre e madre almeno 11 milioni 250 mila lire, secondo il calcolo di uno studio dell'università di Bologna. Gli adulti si disperano per il drenaggio al portafoglio e non fanno più figli. Siamo impetuosamente entrati nel guinness dei primati, numeri uno al mondo in questo inedito esperimento di suicidio nazionale. Abbiamo scoperto «quanto la società sia diventata ostile per i più piccoli», dice la psicologa Tilde Giani Gallino, proprio nel momento in cui «in Occidente salgono i costi della famiglia e - si ripete dall'America - scendono costantemente i redditi medi». Gli 11 milioni 250 mila per il primo anno sono uno dei macigni che hanno sepolto quello che una volta si dipingeva come il rassicurante «Paese di mammà». E' chiaro che è inelegante fare i conti così. Anche il più cinico e avaro non può negare le gioie di tramandare il proprio Dna. Ma neanche quelle bastano a dissolvere il macigno. L'hanno calcolato tre studiosi Drudi, Filippucci e Zacchia che sulla rivista «Polis» edita da «Il Mulino» sono arrivati a una matematica certezza: presi un lui e una lei standard, che guadagnano 3 milioni 100 mila lire al mese, i due dovranno aumentare le entrate di 938 mila per il primo bambino e di 1 milione 375 mila quando diventerà adolescente, se vogliono mantenere lo stesso tenore di vita. Altrimenti è il crollo. Si è a percentuali del 44 per cento e del 30 per cento, rispettivamente. Dal pannolino iperas sorbente che non fa arrossare la pelle alle scarpe griffate tan to trendy il salasso è continuo. Spaventose addirittura le cifre sciorinate da una ricerca elaborata da «Us News»: un ame ricano (o un'americana) richiede un investimento medio da 0 a 22 anni di 1 milione 450 mila dollari, vale a dire l'equivalente di 2 miliardi e mezzo, suddivisi tra una quantità di voci che comprendono casa, cibo, trasporti, vestiti, giocattoli, libri, cure mediche, scuola, università. «Da noi il fatto che i figli costino non è riconosciuto», sottolinea la sociologa Chiara Saraceno. Costi non solo in denaro ma anche in opportunità (ecco un altro macigno). «Si tratta delle possibilità perdute e delle occasioni mancate, nel lavoro come nel tempo libero», spiega Rossella Palombo, ricercatrice del Cnr. «A cui si deve aggiunge un altro prezzo, quello della responsabilità: preoccupazioni di ogni tipo e inevitabili difficoltà psicologiche». Le inchieste del Consiglio nazionale delle ricerche hanno portato alla luce un'ansia dilagante: non si vogliono figli perché si teme - osservano gli intervistati - di non riuscire a garantire loro un futuro che si immagina ideale. E chi, vincendo le paure, ne ha uno, ri- nuncia spesso al secondo per un impegno che è sentito come titanico, al limite delle forze. Evidentemente, c'è di più che una questione di vile denaro. La realtà delle culle svuotate, quella quantitativa degli ultrassessantenni che hanno superato i ragazzi fino a 15 anni, si agita intorno a un para¬ dosso, secondo Anna Oliviero Ferraris, psicologa dell'età evolutiva. «Da una parte l'egoismo di chi studia a lungo e poi lotta per un lavoro e, quindi, vuole realizzare se stesso e dall'altra il bisogno di investire le proprie aspettative in un figlio, in molti casi uno solo». Così, i figli arrivano - se arri- vano - a tarda età, al fondo di un tunnel di costrizioni, alibi e sensi di colpa e si trovano imbozzolati in uno status di iperprotetti: «Sempre più relegati in casa, incollati alla televisione, lontani dagli spazi aperti e dal contatto con i coetanei». In ballo c'è molto di più dei soldi (altrimenti negli Stati Uniti i bambini si sarebbero già estinti): in Italia il modello contadino di maternità non è stato sostituito da un modello postindustriale davvero funzionante, come in altre società più evolute. Il trapasso sembra essersi bloccato a mezza strada, generando un pessimismo globale, economico e non soltan- to. Se il trapasso non è riuscito, lo si deve in primo luogo alla «non esistenza di una politica famigliare», sottolinea Chiara Saraceno: «Gli assegni sono minimi, assurdamente indicizzati al costo della vita e non all'età dei figli, e mancano quelle detrazioni fiscali che sono or mai la regola in buona parte dell'Europa». In più i contributi, anziché universalistici (in Gran Bretagna ne godono tutte le famiglie, compresa quella del premier Tony Blair), «restano destinati ai lavoratori dipendenti, escludendo così i molti giovani - proprio coloro da cui ci si aspetta che facciano e accudiscano figli - che hanno occupazioni part-time e flessibili». Per non parlare «di quanto siano onerosi nidi e scuole e, allo stesso tempo, poco efficienti. Il nostro sistema educativo non suscita certo orgoglio», aggiunge Tilde Giani Gallino. «Alla fine, vittima è la donna, costretta a rinunciare alla propria professione oppure ad assumersene due». I genitori sono - e si sentono - abbandonati a se stessi. Nel tentativo di soccorrerli la ministra per la Solidarietà Sociale Livia Turco ha promesso entro il '99 il via a un «piano per l'infanzia e l'adolescenza» che, coinvolgendo otto dicasteri, dovrà riuscire ad «armonizzare i tempi di lavoro e quelli per la cura della famiglia», «riorganizzare gli asili», «creare tutori che facciano da mediatori tra autorità giudiziaria e amministrazione pubblica», «ridisegnare le città a misura di bambino» e altro ancora. Anche se funzionerà, nel frattempo lo schiaffo dello sboom demografico avrà brutalmente ristretto l'Italia. Per i catastrofisti a tempo pieno si annunciano anni di esaltante iperattività. Gabriele Beccaria «Nessuno riconosce questa difficoltà sociale ed economica» «Gli assegni famigliari sono minimi e mancano le detrazioni» «Unica vittima, così è la donna, costretta a troppe rinunce» 17ALIA CAMPIONE DELLO «SBOOM» DEMOGRAFICO FIGLI PER DONNA ÀAAf ui Z 2 A Aj FINO A 7 ANNI 938.000 LIRE AL MESE DA 14 ANNI IN POI 1.375.000 AL MESE IN PERCENTUALE {consideralo 100 ii reddito di una famiglia media senza figli) Numero di figii V incremento di xpesq 145,1 la spesa comprende:visite mediche baby sitter part-time corredo alimentazione abbialiarnento giocattoli 100.000 ciascuna 10.000 12.000 l'ora 100.000 al mese 200.000 ai mese 120.000 al mese 40.000 al mese' 174,2 Totale annuo: 11.256.000 lire la spesa comprende: kit scolastico alimentazione giocatjoli ._ ■ sport abbigliamento ■ paggetto • il spese mediche 100.000 al mese 400.000 al mese 100.000 al mese 90.000 al mese 250.000 al'mese 50.000 al mese 400.000 al mese Totale annuo: 16.500.000 lire

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