«Caselli, ecco perché hai torto» di Francesco Grignetti
«Caselli, ecco perché hai torto» Dopo l'intervista a La Stampa, Folena: la risposta della legge è efficace, non ci facciamo condizionare da generici riferimenti «Caselli, ecco perché hai torto» «Diciamo no al corpo di magistrati antimafia» ROMA. La «provocazione» di Giancarlo Caselli non suscita grandi favori in Parlamento. Il procuratore capo di Palermo ha lanciato l'allarme nell'intervista di ieri a «La Stampa» sui «dibattimenti per mafia a gabbie vuote». Due, proposte da Caselli, potrebbero essere le nuove «regole per i processi a Cosa nostra»: istituire tribunali distrettuali e innalzare i termini della carcerazione preventiva in primo grado. Ipotesi tecniche, ma che hanno grande valore politico perché prefigurano un trattamento differenziato per gli imputati di mafia da tutti gli altri. Ma la reazione dei politici (di sinistra, di centro e di destra) non è favorevole, anzi. Il più possibilista, limitatamente alla questione dei tribunali distrettuali, è Alfredo Mantovano, di An: «Non dico né si né no. Approfondiamo pacatamente, senza strilli, come pacato d'altronde è il ragionamento di Caselli. Indubbiamente il sistema oggi non è coerente: per i reati di mafia esiste un pm distrettuale, che ha competenza su aree assai vaste, e lo stesso vale per il gip e il tribunale della libertà. Invece, i processi si svolgono nei vari tribunali sparsi sul territorio. Se vogliamo privilegiare una logica di sistema, dovremmo accettare i tribunali distrettuali. Però c'è un pericolo: che si venga a formare un corpo di magistrati antimafia che saranno pure più speciahzzati, ma con la tentazione di esiti sostanzialistici. Quanto alla questione della carcerazione preventiva, andiamoci piano con la limitazione della libertà. Sarà pure vero che i processi ianguono. Ma è colpa delle carenze organizzative del ministero. E non mi pare il caso di far pagare il prezzo agli imputati». Pressoché uguale è la riposta di Maurizio Gasparri, An: «Resto molto perplesso di fronte a questi ondeggiamenti. Ma come, Caselli non critica o addirittura, come penso io, spinge per una normalizzazione delle strutture investigative centralizzate e poi invoca una legislazione differenziata? I magistrati gli strumenti li hanno avuti, vedi le videoconferenze. Adesso facciano i processi. Non possiamo mica adattare i termini di carcerazione preventiva a seconda della loro capacità di lare i processi». Ragionamento molto simile è quello di Pietro Folena, Ds: «Io stesso in passato ho parlato di doppio binario. Se però significa limitazioni ai diritti costituzionali, allora sono contrario. Altro conto è una risistemazione generale. Vedo che si moltiplicano le hiterviste e gli appelli al "calo di tensione". Ma dico subito che non ci facciamo condizionare da generici riferimenti. E rispondo che questo governo ha introdotto finalmente le videoconferenze e la legge sugli incentivi ai magistrati. In quella legge c'è appunto un articolo che permette la flessibilità dei magistrati all'interno del distretto. La risposta è efficace». Infine mi popolare, Ortensio Zecchino, presidente della Com¬ missione giustizia al Senato. «Sono contrario a ogni cosiddetto doppio binario, come d'altronde 10 è buona parte della commissione. Ne abbiamo già discusso a margine della riforma del 513. Anche autorevoli colleghi della sinistra hanno detto no. A Caselli rispondo che la gravità del reato non può determinare scorciatoie. Anzi, maggiore è l'imputazione, maggiore dovrebbe essere 11 vaglio al dibattimento. E sono contrario per un secondo motivo: il Parlamento, introducendo il reato di associazione mafiosa, il 416 bis, ha già rotto un argine. Ha introdotto la particolarità di una fattispecie di reato molto larga. Adesso vedo la richiesta di un'altra particolarità, di tipo processuale. E dico no». Ma il senatore Zecchino, garantista molto apprezzato anche a destra, non si limita a bocciare le proposte del procuratore Caselli. Annuncia un nuovo terreno di scontro, la riforma dell'articolo 192 del codice di procedura, ossia il riscontro incrociato tra pentiti. «Si avvicina il nodo terribile del 192. Io non voglio fasciarmi la testa prima di essermela rotta. Ma so che ci saranno polemiche furibonde. E però, voglio dirlo con franchezza, ma in amicizia, la responsabilità è dei magistrati. E' per via della loro faciloneria nel trattare i pentiti che si arriva a mettere mano al 192. Non dimentichiamo quello che disse Buscetta, su Falcone, che per mesi tenne il segreto e intanto lavorava ai riscontri oggettivi. Quello è il vero lavoro! Così un pentito diventa l'arma in più! Oggi vediamo che i verbali del pentito finiscono sui giornali in tempo reale. Mi dite voi, scusate, quale credibilità di riscontro hanno le dichiarazioni di un secondo pentito?». Francesco Grignetti Il procuratore Giancarlo Caselli. In un'intervista a «La Stampa» aveva proposto di cambiare le regole ai processi di mafia
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