Kohl benedice gli Azzurri sognando il «grande centro» di Emanuele Novazio
Kohl benedice gli Azzurri sognando il «grande centro» Kohl benedice gli Azzurri sognando il «grande centro» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ingo Friedrich, oggi, voterà volentieri e senza esitazioni in favore dell'ingresso di Forza Italia nel gruppo degli europe-polari. Il numero due della Csu - il partito conservatore bavarese fratello della Cdu di Kohl - non vede controindicazioni. Al contrario: «Dobbiamo unire tutte le forze», spiega interpretando al meglio il pensiero del Cancelliere. Nella Konrad-Adenauer-Haus - il palazzone grigio nel quale Helmut Kohl ha l'ufficio di capopartito l'aperta ostilità dei democristia¬ ni olandesi, lussemburghesi e belgi contro Forza Italia è considerata un serio ostacolo alla strategia tedesca nei confronti della galassia democristiana, italiana ed europea. Una strategia articolata in due fasi. La prima è quella che oggi a Bruxelles si concluderà felicemente, salvo sorprese, per il Cancelliere: grazie ai 24 deputati di Forza Italia, il gruppo popolare europeo potrà contare su 204 deputati, si nota a Bonn, e ridurrà sensibilmente il proprio distacco dal gruppo socialista, il più forte con 213 seggi. Se, come Kohl auspica, si apriranno presto le por¬ te anche ai gollisti francesi, «l'eurodominio della sinistra finirà». La seconda fase del disegno di Helmut Kohl è più ambiziosa: si fonda infatti sull'ipotesi che «un recupero» di Forza Italia, attraverso il suo definitivo sganciamento da Alleanza nazionale, giovi alla realizzazione di un perdurante ma sempre frustrato sogno del Cancelliere: la ricostituzione in Italia di un movimento popolare interclassista ad ampio spettro, che vada pressappoco da Marini a Formigoni. Una formazione politica post-democristiana in grado di rappresentare «il grande centro italiano», insomma. Così come la Cdu del Cancelliere vuole rappresentare «il grande centro tedesco» anche se è insidiata - in questa stagione elettorale decisiva, per il destino politico di Helmut Kohl e del suo partito - dall'aggressività centrista che lo sfidante socialdemocratico Gerhard Schroeder esibisce, dalla rinnovata ambizione socialdemocratica di rappresentare «il nuovo centro» destinato a traghettare la Germania nel Duemila. Per questo a Bonn non si nasconde ammirazione per l'accordo elettorale realizzato a Trieste fra la Cdu, il Ccd, il patto di Segni, il gruppo Dini e il Ppi: «La li nea da seguire è questa», si sotto linea. Lasciando intendere che alle elezioni di novembre a Trento potrebbe ripetersi utilmente un accorpamento analogo. In questo scenario, che ruolo spetta a Berlusconi? Alla Konrad-Adenauer-Haus gli si riconosce il merito di essere riuscito ad amalgamare forze cattoliche della destra. Un merito non da poco, visto da Bonn, che sarebbe di certo amplificato consumando il distacco da Alleanza nazionale. Secondo questa strategia, un «grande centro» all'italiana potrebbe contenere - in una prospettiva di lungo termine, almeno - anche il movimento azzurro, magari sfrondato. Accogliere Forza Italia nel gruppo europopolare - al di là dell'utilità immediata in funzione antisocialista serve a creare un presupposto e un'ancora, dunque, un'ipoteca sul futuro, se l'evoluzione della politica italiana consentisse un giorno di dar forma al sogno. E se questa attenzione per gli azzurri creerà qualche problema con «l'amico Prodi», pazienza: non è forse a capo, Prodi, di un governo di sinistra che si regge grazie all'appoggio di Rifondazione comunista, e nel quale più d'uno si augura la vittoria dei socialdemocratici dell'Spd? Nell'attesa, e più realisticamente, a Bonn si vorrebbe che il nucleo del «nuovo centro» italiano germinasse intorno ai cespugli ex democristiani, e agglutinasse consensi altrimenti ad alto rischio di utilizzo: ma alla lunga sarà un contesto internazionale capace di formalizzare il distacco di Fi da Alleanza nazionale, si prevede a Bonn, a consentire al centro italiano di imporsi. Per questo il voto di oggi è tanto importante, se visto dalla Adenauer-Haus: in gioco c'è molto più di una maggioranza all'Europarlamento. Emanuele Novazio
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