« Se Fausto insiste chiederemo Ia fiducia »

« Se Fausto insiste chiederemo Ia fiducia » DALIA $>BtlMA PAGINA « Se Fausto insiste chiederemo Ia fiducia » D'Alema a Marini: i voti di Cossiga non bastano D ROMA EL resto si può dire quel che si vuole, ma se una coalizione deve guardare con timore ad un voto sulla Nato che per 40 anni è stato sèmpre considerato quasi un fatto di routine, addirittura 'ipotizzando il rischio di una crisi - come hanno fattatieri X»'Alenia e Marini - ciò significa che le contraddizioni nella maggioranza sono davvero tante. E ieri i vertici dei due partiti maggiori dell'Ulivo, cioè quello del ppi e quello del pds, si sono accorti che se Bertinotti non voterà l'allargamento dell'Alleanza Atlantica ad alcuni paesi ex-comunisti e Silvio Berlusconi farà davvero mancare i voti del Polo, il 23 giugno potrebbe scapparci davvero una crisi di governo. Hanno fatto questa constatazione dopo essersi rimpallati la responsabilità dell'insucesso elettorale, con Marini che ha accusato D'Alema di «non controllare i diessini della periferia» («A Parma con un altro candidato a sindaco avremmo vinto a mani basse») e il segretario di Botteghe Oscure che ha rinfacciato al suo interlocutore la stessa critica («Se tu avessi tenuto a bada i tuoi, Lucca sarebbe ancora del Centro-sinistra»). Tutte analisi fondate, che mostrano i limiti della coalizione specie in periferia, ma che sono bazzecole rispetto ad un argomento che ancora una volta mette in luce la fragilità della maggioranza: si può trovare un'intesa sulle cose che si possono fare per calmare i preti sulla scuola privata o sugli investimenti per rilanciare l'occupazione che vuole Bertinotti, ma se nel 1998 la Nato rappresenta ancora un problema c'è ben poco da stare allegri. E.il problema, a quanto pare, esiste. «La verità - ha spiegato D'Alema al vertice con il ppi - è che almeno nel breve periodo la linea dura, intransigente di Berlusconi paga. E ora è probabile che, dopo aver fatto saltare la bicamerale, Berlusconi punti a buttare giù il governo. Punta, insomma, alla crisi anche se ho dei dubbi che voglia davvero andare ad elezioni. Il voto sulla Nato per lui è un'occasione. E se vi faceste i conti scoprireste che i voti di Cossiga non bastano a sostituire quelli di Bertinotti, ce ne vorrebbero ancora 4-5. E poi ci si può fidare di Cossiga?». E così, il giorno dopo l'insuccesso i due maggiori partiti di governo si sono trovati d'accordo su una possibile mossa che potrebbe anche rendere roventi le prossime settimane: «Bisogna tentare tutto il possibile per convincere Bertinotti, ma se lui insiste, allora si pone la fiducia sulla Nato». Ovviamente, il desiderio di D'Alema e Marini potrebbe fare a cazzotti con la prudenza di Prodi, ma può il premier accettare un'umiliazione su un tema fondamentale come l'Alleanza Atlantica? Può accettare che il trattato sia approvato grazie al solito espediente dei deputati di Rifondazione che accettano di rimanere fuori dall'aula? Certo tutto è possibile, ma non si può pensare che atteggiamenti del genere non pesino poi sui risultati elettorali, che non ci sia un danno d'immagine se si entra in Europa e poi, di fatto, viene meno un rapporto di lealtà con la Nato. Si tratta di riflessioni che dovrebbe fare l'intero vertice dell'Ulivo, costretto - dopo lo stop sulle riforme - a puntare tutte le sue chance su un governo fondato su una maggioranza di questo tipo, cioè alla mercè di un Bertinotti che non ci sente sulla Nato, che rifiuta e giudica alla stregua di una provocazione l'offerta di entrare in maggioranza. Certo, si può governare con qualche espediente, si può andare avanti con i trionfalismi per l'ingresso in Europa eppoi chiudere un occhio sugli impegni posti dall'Alleanza Atlantica, senza contare i problemi dei treni, della scuola o degù ospedali, ma poi non ci si può meravigliare dei risultati elettorali o spiegarli con il solito ritornello di chi è più o meno ulivista. 0 una maggioranza c'è davvero - su tutto -, o non c'è. E' questo il problema del vertice di venerdì prossimo. Sull'altro versante Berlusconi può gioire, ma la sua mossa - quella di far saltare la bicamerale, di inaugurare una stagione di opposizione «irriducibile» - non pennette ripensamenti. Sarebbe alquanto contraddittorio per lui affermare la propria opposizione su un tema istituzionale come la riforma della Costituzione dove non esistono schieramenti di maggioranza e minoranza, eppoi tornare indietro su una questione squistamente politica come la Nato. Certo si può fare, ma se si alzano i toni, se si solletica la protesta a tutti i costi, è difficile spiegare poi un voto a favore del governo ai propri elettori. E' il limite di un certo tipo di politica. A quanto pare, per ora 0 Cavaliere non ha dubbi. Antonio Marzano ieri parlava di elezioni anticipate e un discorso simile riecheggiava sulla bocca del leghista Maroni. «Magari si arrivasse alle elezioni», era anche la speranza che confidava in Parlamento Gianfranco Fini. Ma se Berlusconi non riuscirà a centrare l'obiettivo della crisi di governo o, magari, delle elezioni, se la sua strategia costringesse davvero l'attuale maggioranza di governo a diventare una maggioranza vera, cosa farà il Cavaliere? La sua capacità di opposizione si esaurirebbe, complice qualche in¬ teresse di bottega: è successo subito dopo il ribaltone del '94, ed ancora dopo l'Aventino e le manifestazioni di piazza del Polo nel '96. E, venuto meno il collante della mobilitazione e smaltita l'ubriacatura per aver conquistato una decina di cornimi, scoppierebbero le contraddizioni presenti anche nella nuova linea politica del Cavaliere: «Io vorrei sapere - si domanda Giuseppe Calderisi come può imo come lui guidare un partito confessionale. Uno che è divorziato e ha due figli con la moglie precedente. Eppoi uno che ha un passato come il mio, che ci sta a fare in un partito che vuole cambiare la legge sull'aborto?». Augusto Minzolini Gli elettori hanno voluto premiarci perché abbiamo chiuso il pasticcio della Bicamerale Faremo opposizione irriducibile Jj Jj Di Pietro? Non voglio neppure parlarne: quello ormai si esprime come una macchietta Posso^&ndargU un consiglio Faccia Vautore per Mai dire golUÈj Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi A sinistra il segretario del Partito popolare Franco Marini Sotto a destra il capogruppo del Pds alla Camera Fabio Mussi

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