TOGLIAMO A DI PIETRO IL REFERENDUM di Luigi La Spina
TOGLIAMO A DI PIETRO IL REFERENDUM TOGLIAMO A DI PIETRO IL REFERENDUM L A contraddizione è solo apparente. La legge che fa votare i sindaci con il doppio turno funziona, sanziona chiaramente vinti e vincitori, consente anche alla destra di non partire in una gara ad handicap, come ha dimostrato il voto di domenica. Rafforza, insomma, quell'incerto e fragile bipolarismo all'italiana che resta l'unico sbocco politico possibile della nostra democrazia. Dall'altra parte, il «centro» del sistema dei partiti non solo non sparisce, ma si consolida, come i risultati elettorali provano, si arricchisce di leader o di aspiranti leader, è lo strumento per progetti ambiziosi e trasversali, è il miraggio di tentazioni clerico-moderate. Eppure i due segnali fondamentali che provengono dalle elezioni amministrative di primavera sono largamente compatibili: in tutte le più antiche e consolidate democrazie è il voto degli elettori di centro a determinare il successo della coalizione di destra o di sinistra. L'orientamento mutevole, tipicamente d'opinione dei cosiddetti cittadini «modera ti» costituisce, come ci ha insegnato Giovanni Sartori, sia la più sicura garanzia centripeta del sistema contro i rischi centrifughi dell'estremismo politico sia la concreta possibilità di un vero ricambio di classe dirigente e quindi di un serio controllo democratico del potere. Dopo la sconfitta della Bicamerale, l'ultima di un progetto riformista del nostro Stato ormai ultradecennale, tanto più ambizioso quanto più fragile, l'evoluzione del nostro sistema resta affidata, in sostanza, a un'unica seria Luigi La Spina CONTINUA A PAG. 6 PRIMA COLONNA
Persone citate: Di Pietro, Giovanni Sartori
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