NIETZSCHE una tragedia a Torino di Anacleto Verrecchia

NIETZSCHE una tragedia a Torino NIETZSCHE una tragedia a Torino Lunedì 8 giugno, alle 20,45 al Teatro Carignano, si svolge il convegno «Nietzsche, a Torino», a cura del circolo Excalibur in collaborazione con la Regione. Partecipano i filologi Emanuele Severino, Sossio Giametta e Anacleto Verrecchia (autore del saggio «La tragedia di Nietzsche aTorino»), e il docente universitario Antimo Negri. Introduce Manuela Umberti. L'attore Franco Branciaroli leggerà alcuni brani dalle opere del filosofo. TORINO non può vantare un numero di visitatori illustri pari a quello di Roma o di Venezia. In compenso ne ha avuto uno che, in fatto di notorietà, li vale forse tutti: Friedrich Nietzsche. Alla ricerca di una stazione intermedia tra Nizza, dove allora soggiornava durante l'inverno, e l'Alta Engadina, dove trascorreva le estati, il cantore di Zarathustra giunse a Torino il 5 aprile del 1888. E ne fu subito rapito: «Ma che città dignitosa e severa!... Dovunque si è conservata la pacatezza aristocratica... E per i piedi come per gli occhi, un luogo classico! Che sicurezza, che lastricati; per non parlare degli omnibus e dei trams, la cui organizzazione, qui, ha del prodigioso... Che piazze severe e solenni! E lo stile dei palazzi senza pretesa; strade pulite- e austere - e tutto molto più dignitoso di quel che mi aspettassi! I più bei caffè che io abbia mai visti... Di sera sul ponte del Po: splendido! Al di là del Bene e del Male!». E ancora: «La città mi è simpatica in modo indescrivibile; Torino è l'unica grande città che mi piaccia... Percorro con estasi queste vie dignitose». Il suo amore per Torino fu un continuo crescendo, senza mai conoscere pause o ripensamenti. Aveva preso in affitto una camera ammobiliata presso il giornalaio ed editore Davide Fino, al numero 6 di via Carlo Alberto. Strana coincidenza: a poca distanza di lì, sempre nella via Carlo Alberto, sei anni prima era morto Arthur de Gobineau, a lui per tanti versi così affine. L'uno vi tramontò fisicamente, l'altro spiritualmente. Sono gli scherzi del destino. Nietzsche aveva stabilito di fermarsi a Torino due mesi esatti, e infatti ci rimase dal 5 aprile al 5 giugno. La Grundlichkeit tedesca non faceva una piega. Tornò il 21 settembre e riprese la stessa camera ammo¬ biliata di prima. In tutto, egli trascorse a Torino circa cinque mesi e mezzo. Fu la sua estate di San Martino. Lavorando come un forzato della penna, scrisse o finì di scrivere alcune delle sue opere più importanti, fra cui 1'«Anticristo» e l'«Ecce homo». Ma in esse, come pure nelle lettere, si avvertono anche i sinistri scricchiolii delle catastrofe imminente. Il tavolato della sua esistenza intellettuale non regge più e presto sprofonderà del tutto. Quando la pazzia di Nietzsche esplose in maniera clamorosa, i Fino lo accudirono con toccante umanità e lo fecero anche curare, purtroppo inutilmente, dallo psichiatra torinese Carlo Tutina. Il 9 gennaio del 1889 l'infelice fu portato a Basilea dal suo amico Franz Overbeck, giunto appositamente a Torino, e dal dentista di origine tedesca Leopold Bettmann, il quale aveva lo studio al numero 15 di corso Oporto, l'attuale corso Matteotti. Non fu facile portar via il malato dalla sua camera di via Carlo Alberto, alla quale era molto affezionato. Prima di allontanarsene, volle a tutti i costi che Davide Fino gli regalasse, come pegno che si sarebbero rivisti presto, la sua berretta da notte. Con quello strano copricapo, che nessuno riuscì a togliergli, Nietzsche, che già si era reincarnato in Dioniso, in Cesare, in Napoleone, in Cristo e in Buddha, fece la più atroce delle metamorfosi. Zarathustra, l'assertore del Superuomo, si era trasformato in pagliaccio, come se volesse uscire con un ghigno dalla scena del mondo. E sul suo spirito cadde la notte. Anacleto Verrecchia NIETZSCHE una tragedia a Torino Sopra, un intenso ritratto di Nietzsche Ilfilosofo soggiornò a Torino nel 1888