«UN'IDEA PER IL REGIO»

«UN'IDEA PER IL REGIO» LO DICO A TORI N OS ETTE «UN'IDEA PER IL REGIO» II testo della proposta dei cinque intellettuali Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, il testo della proposta di alcuni intellettuali torinesi sul futuro del Teatro Regio. Pensiamo che la scelta degli uomini a cui affidare la gestione artistica e organizzativo-economica di grandi istituzioni come il Teatro Regio, non debba ridursi ad essere il risultato di spartizioni politiche: deve essere innanzitutto scelta di un progetto culturale, e poi individuazione delle persone capaci di realizzarlo. E' in assenza di idee che la spartizione del potere diventa il principio più semplice e in definitiva perfino più funzionale per l'assegnazione degli incarichi. Il documento che segue abbozza un'ipotesi di nuova identità per il Teatro Regio. Vuole essere un contributo - ci auguriamo non il solo in grado di offrire ai politici, al momento delle prossime scelte, una base di idee e progetti su cui appoggiare le loro decisioni. Una nuova identità per il Regio: Torino palcoscenico della contemporaneità. 1. Affiancare il Regio dalla funzione più strettamente museale che oggi si attribuisce agli enti lirici. E' logico pensare che in futuro, ancora più radicalmente che oggi, la funzione di salvataggio e diffuzione del repertorio operistico sarà appannaggio di media quali ed, homovideo, canali televisivi monotematici. Ci sono altri teatri, in Italia (anche molto vicini a Torino), che, per tradizione e forza possono continuare ad assolvere, anche meglio del Regio, questa funzione museale. E' pensabile staccare Torino da questo compito, immagmando l'Italia (...) come un sistema di teatri che brucia già enormi risorse per coprire l'obbligo della conservazione e della diffusione del repertorio tradizionale. E' possibile pensare che Torino, in tale sistema, segua una vocazione anomala, fortemente specifica, e in definitiva unica. 2. Fare del Regio uno spazio dedicato a suscitare ed ospitare un reale incontro tra la cultura contemporanea e il teatro musicale. Ciò a cui pensiamo è un teatro che lavori a schiodare lo spettacolo del teatro musicale dall'immobilismo della tradizione, aprendolo all'intelligenza e al piacere del contemporaneo. Che vorrebbe dire seguire (...) alcune linee guida: • riproporre titoli della tradizione operistica in allestimenti che, nelle scelte musicali o sceniche, abbiano una spiccata vocazione a declinare quel passato con le ragioni del presente, e cioè antepongano il piacere dell'interpretazione al compito della pura e semplice tradizione; • commissionare o ospitare, con regolarità, lavori contemporanei, con la volontà di dar spazio, saltando steccati di ogni tipo, a quegli artisti che hanno dimostrato di saper intrattenere un rapporto vivo col pubblico e di rendere una testimonianza forte del nostro tempo; • sperimentare nuove modalità nella fruizione del teatro musicale, senza paura di sconvolgere una prassi che comunque non andrà persa, perché custodita e tramandata altrove; pensiamo all'uso di tecnologie innovative per mutare lo spazio sonoro in cui accade il teatro musicale: allo studio di tempi e modi della fruizione che vadano incontro ai desideri del pubblico contemporaneo; a una diversa strategia commerciale che faciliti il ricambio del pubblico e semplifichi l'accesso al teatro. 3. Dare in questo modo al Regio un'identità molto particolare e dunque facilmente riconoscibile, creando così i presupposti di una reale, e non fittizia, cooperazione fra capitali pubblici e privati. I nuovi orientamenti legislativi che spingono i teatri lirici a cercare la collaborazione dei privati sembrano effettivamente più teorici che realistici. Ma dare a un Teatro un'identità molto particolare e un'immagine fortemente riconosibile può essere un modo di dare un senso all'intervento di capitali privati. Siamo convinti (...) che sbalzare il Regio fuori dall'indistinta rete dei teatri lirici italiani ed europei, dandogli un profilo culturalmente assai netto, e legandolo ad una vocazione radicale verso il contemporaneo, sarebbe un modo di attirare nuove risorse private e differenziare l'utilizzo di quelle pubbliche. Ci piacerebbe discutere di questa nostra proposta; ci piacerebbe ricevere osservazioni e commenti. Abbiamo attivato un numero di fax (011/8190936) e un indirizzo e-mail (idea.regio@altavista.net) al quale invitiamo ad inviare contributi. Alessandro Barìcco Nicola Campogrande Francesco Casoratl Alberto Papuzzi Dario Voltolini Le lettere devono essere indirizzate a «Lo diro a TorinoSatte» La Stampa v. Marenco 32 10126 Torino oppure faxale al numero 663.90.36 prefisso Oli

Persone citate: Alberto Papuzzi, Alessandro Barìcco, Dario Voltolini, Nicola Campogrande Francesco

Luoghi citati: Italia, Torino