Nell'inferno del deserto

Nell'inferno del deserto STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA Nell'inferno del deserto Adattamento ed evoluzione di piante e animali NELL'INFERNO del deserto, la parola d'ordine è una sola: adattarsi o morire. E l'adattamento ha richiesto milioni di anni di evoluzione. Sono riuscite a passare indenni attraverso il filtro della selezione naturale soltanto le specie animali che hanno saputo imbroccare la strada giusta, che sono riuscite a escogitare i trucchi più efficaci. Non si può dire certo che il deserto sia un habitat brulicante di vita, soprattutto se lo si attraversa nelle ore più calde del giorno. Però, appena tramonta il sole, ecco che sbuca fuori un numero incredibile di ammali, in prevalenza di dimensioni modeste. Sembra infatti che una delle carte vincenti in quellhabitat ostile sia la piccolezza. Essere piccoli significa non aver bisogno né di troppa acqua né di troppo cibo. Significa trovare più facilmente un buchetto dove ripararsi dai raggi cocenti del sole. Sono insetti, ragni, scorpioni, lucertole, serpenti, piccoli mammiferi. Anche sauri formato mignon come i geconidi del genere Saurodactylus lunghi appena quattro centimetri, due e mezzo dei quali spettano alla coda. E mammiferi minuscoli come i topicanguro del genere Dipodomys. O come le volpi pigmee o volpi dalle grandi orecchie (Vulpes velox e Vulpes macrotis) dei deserti sudoccidentali ameri cani. Ma soprattutto i rettili si adattano al deserto in maniera stupefacente. Le lucertole del genere Acanthodactylus hanno nelle dita delle zampe posteriori una larga carena di squame che ne aumenta notevolmente la superficie. E con quella specie di pattini scivolano fulminee sulla sabbia. La vipera di Mac Mahon (Eristicophis macmahoni), che vive nei deserti del Pakistan e dell'Afganistan, porta ai lati del capo due larghe squame a forma di ah che le servono da pale per rimuovere la sabbia. Ci sono poi i «pesci di sabbia» che non sono affatto pesci, bensì rettili del genere Scincus. Si chiamano così perché sembra che nuotino nella sabbia come pesci. Hanno la palpebra inferiore e l'apertura auricolare ricoperte da robuste squame che proteggono occhi e orecchie. A un espediente analogo ricorre l'agama del deserto (Agama mutabilis). I suoi occhi sono protetti da squame allungate come ciglia che sbarrano l'ingresso ai granelli di sabbia. Per serpenti e lucertole il problema dell'approvvigionamento idrico non si pone. Questi rettili l'acqua se la procurano bevendo il sangue delle prede. Le lucertole mangiano soprattutto insetti, i serpenti hanno un menu più variato: insetti, lucertole, piccoli uccelli, roditori. Ci sono poi i rettili a dieta mista, animale e vegetale. Come l'uromastice (Uromastix acanthinurus) che oltre a ragni e insetti, mangia volentieri anche piante succulente come le cactacee. Ma l'acqua è un po' come il denaro. Non basta procurarselo. Bisogna anche saperlo amministrare. E' quello che fanno in genere tutti gli animali del deserto che hanno escrezioni poverissime di acqua ma ricche di acido urico e di guanina, e un tegumento di notevole spessore che elimina o riduce ogni forma di traspirazione. I rettili sono animali a sangue freddo. Ma quando una lucertola si crogiola al sole, la temperatura del suo sangue sale e il suo metabolismo si fa più attivo. Se però la temperatura supera un valore limite (che differisce da specie a specie) allora la lucertola è costretta a rifugiarsi in una fenditura della roccia o in una tana sotterranea. Al tramonto, quando la sabbia, che è cattiva conduttrice del calore, si raffredda anche il corpo del rettile diventa freddo. Insomma, come gli anfibi e i pesci, anche i discendenti dei dinosauri non sono capaci di mantenere costante la temperatura del corpo. Cosa che invece sanno fare egregiamente uccelli e mammiferi. ^ $ C'è anche chi sa dosare con grande abilità la quantità di calore che assorbe. Prendiamo ad esempio l'uromastice, la lucertola del deserto che gli arabi chiamano «Dab». Al mattino, quando il sole è ancora debole, il suo dorso, di un bruno scurissimo, assorbe maggior quantità di calore e l'animale si dispone perpendicolarmente ai raggi solari. Più tardi, quando l'insolazione aumenta, l'uromastice cambia colore e posizione. La livrea si fa più chiara in modo da assorbire meno calore. Ma quando la temperatura supera i 40/42 gradi, anche il sauro non ce la fa più e deve rifugiarsi all'ombra, pena la morte. Generalmente gli abitanti del deserto hanno lo stesso colore della sabbia o delle rocce, cosa che li rende quasi invisibili. Ma l'Agama mutabilis non viene meno alla tradizione di famiglia che è quella di cambiare colore quasi come i camaleonti. Durante l'epoca degli amori, il giallo sbiadito della livrea maschile acquista luminose sfumature azzurre. Servono a segnalare alla femmina che è giunta l'ora delle nozze. Se c'è un predatore in vista, gli animali che vivono nei deserti generalmente non fuggono. Preferiscono interrarsi. Si mettono a scavare una cunetta con rapidità impressionante e vi si infilano a tempo di record. Maestra in quest'arte è la vipera cornuta (Cerastes cerastes), così chiamata per via dei due cornetti che le spuntano sopra gli occhi. La sua tecnica di scavo è singolare. Se c'è un pericolo in vista, l'animale si adagia, rimane per un attimo immobile, poi con estrema rapidità si mette a girare all'impazzata, incominciando dalla coda che fa da pala. E in men che non si dica sprofonda nella sabbia. Dell'animale interrato affiorano solo gli occhi e i cornetti. Ma c'è un nemico implacabile da cui gli abitanti del deserto non riescono a difendersi. E' il predatore uomo, che dà la caccia soprattutto all'uromastice. Il rettile si difende come può, dando scudisciate a destra e a sinistra con la coda ricoperta da scaglie spinose. Ma è proprio quella la parte che interessa il cacciatore per la sua morbida carne dal sapore di pollo. qua né di troppo cibo. Significa ovare più facilmente un buchetdove ripararsi dai raggi cocenti l sole. Sono insetti, ragni, scoroni, lucertole, serpenti, piccoli ammiferi. Anche sauri formato ignon come i geconidi del gene Saurodactylus lunghi appena uattro centimetri, due e ezzo dei quali spettano la coda. E mammiferi inuscoli come i topinguro del genere podomys. O come volpi pigmee o olpi dalle grandi recchie (Vulpes elox e Vulpes marotis) dei deserti udoccidentali ameri ani. Ma soprattutto i ttili si adattano al deerto in maniera stupeacente. Le lucertole del enere Acanthodactylus anno nelle dita delle zampe osteriori una larga carena i squame che ne aumenta otevolmente la superficie. con quella specie di pattini civolano fulminee sulla abbia. La vipera di Mac Mahon (Eristicophis macmahoni), che vive nei deserti el Pakistan e dell'Afganistan, orta ai lati del capo due arghe squame a forma di ah he le servono da pale per imuovere la sabbia. Ci sono oi i «pesci di sabbia» che non ono affatto pesci, bensì rettili el genere Scincus. Si chiamano così perché sembra che uotino nella sabbia come esci. Hanno la palpebra nferiore e l'apertura auriolare ricoperte da robuste Non basta procurarselo. Bisogna anche saperlo amministrare. E' quello che fanno in genere tutti gli animali del deserto che hanno escrezioni poverissime di acqua ma ricche di acido urico e di guanina, e un tegumento di e mammiferi. ^ $ C'è anche chi sa dosare con no alla tradizione di famiglia che è quella di cambiare colore quasi come i camaleonti. Durante l'epoca degli amori, il giallo sbiadito della livrea maschile acquista luminose sfumature azzurre. Servono a segnalare alla L'uromastice (uromastix acantbinurus) cambia colore secondo la temperatura Ma cè un nemico implacabile da cui gli abitanti del deserto non riescono a difendersi. E' il predatore uomo, che dà la caccia soprattutto all'uromastice. Il rettile si difende come può, dando scudisciate a destra e a sinistra con la coda ricoperta da scaglie spinose. Ma è proprio quella la parte che interessa il cacciatore per la sua morbida carne dal sapore di pollo. Isabella Lattes Coifmann Lo scinco comune, una lucertola lunga 20 centimetri che sembra un pesce Il minuscolo topo canguro (iacuìus iaculus iaculus), timidissimo esce solo di notte L'ereso nero, lungo 10-15 centimetri è anche presente nel Sud dell'Europa Locusta del deserto, uno dei flagelli africani Lo scorpione, lungo fino a dieci centimetri contrariamente a quanto si crede, è raramente mortale

Persone citate: Isabella Lattes Coifmann, Mahon

Luoghi citati: Afganistan, Europa, Pakistan