FANTE E KUREISHI GLI IMMIGRATI

FANTE E KUREISHI GLI IMMIGRATI FANTE E KUREISHI GLI IMMIGRATI Due «autobiografie» etniche FULL OF LIFE John Fante Fazi pp. 158, L 25.000 NELL'INTIMITÀ' Hanish Kureishi Bompiani pp. 112, L. 22.000 prima vista sembra difficile trovare analogie fra un romanzo di John Fante uscito nel 1952 negli Usa e uno di Hanish Kureishi (nato nel 1954!) uscito quest'anno a Londra, oltre il fatto che le loro rispettive - e per inciso, buonissime - versioni italiane arrivano più o meno insieme; ma molti lettori avidi amano mescolare le esperienze. E può darsi che gli scrittori abbiano qualcosa in comune, dopotutto. Entrambi sono figli di immigrati in un Paese imperiale: di un modesto muratore italiano, John Fantementre il padre di Kureishi, pakistano e sposato con una ingleseaveva più titoli per frequentare la borghesia, e infatti mandò il figlio in una scuola per bianchi, non senza creargli complessi. Sia Fante sia Kureishi hanno maneggiato dalla nascita la lingua della nazione ospite, allo stesso tempo mantenendo forti vincoli con le proprie origini; e il venire a patti con un contesto che appartiene ma solo fino a un certo punto, è un tema centrale per entrambiInoltre i due romanzi in questione, raccontati in prima persona e con piglio più o meno autobiografico, parlano di una vicenda personale: della nascita di un figlio nel caso di Fante; dell'abbando no di un tetto coniugale nel caso di Kureishi. Ma se le affinità vengono dalla comune matrice di cittadini d'acquisto, le differenze più flagranti sono il prodotto delle rispettive etnie. L'impagabile John Fante, di cui questo Full of Life fu il successo più schietto, è un abruzzese d'America aperto, allegro, generoso, sempre disponibile all'entusiasmo e allo stupore, nonché pieno di affetto malgrado l'esasperazione quando contempla i propri cari. L'eroina del libro sembra inizialmente la mogliettina Joyce, dei cui cambiamenti portati dalla gravidanza, quasi tutti preoccupanti (si deforma, diventa egoista, non legge più avidamente gli scritti del marito), John si fa adorante cronista. Ben presto però le ruba la scena il padre dell'autore, chiamato in soccorso perché con la sua competenza di artigiano gli salvi la casa minacciata dalle termiti. Passiamo così alla descrizione divertitamente esasperata delle superstizioni di costui e di sua moglie, che costringe John a portare sempre uno spicchio d'aglio schiacciato nel portafogli. Fante padre in treno rifiuta la cuccetta e dorme fieramente nel bagno, offre vino ai facchini con cui stringe grande amicizia; si nutre di salame e carne di capra; nel nido degli sposi, dimentica le termiti per costruire loro, che abitano nella torrida Los Angeles, un enorme camino... Da vero yankee, John apprezza gli hamburger e il baseball e riferisce gli exploit del suo bizzarro vecchio strizzando l'occhio. Analogamente, Kureishi ha osservato la generazione del suo genitore con ironia, in altri libri e sceneggiature cinematografiche; quando si è occupato di suoi coetanei ha piuttosto esplorato la Londra dei bassifondi e della droga. Il protagonista di Nell'intimità è invece un uomo di qualche cultura, sceneggiatore cinematografico per Hollywood. La lunga chiacchierata con cui questi chiama a raccolta le forze per risolversi a annunciare alla moglie Susan la decisione di lasciarla con i loro due figlioletti ce lo descrive anche mediante riflessioni sul passato, piccoli episodi e incontri coi suoi due amici principali. In lui l'occidentalizzazione è un fatto compiuto, senza più nemmeno le tracce dell'euforia di un John Fante, convinto cittadino del nuovo mondo: ma, ecco il punto, essere un vero inglese di un certo milieu paraintellettuale comporta l'aridità dei sentimenti. Sei anni con una donna sono troppi, bisogna cambiare, tanto più che se ne profila un'altra, più giovane e sessualmente stimolante, da usare per un po'. Soffocati in partenza i rimorsi per i rampolli che pianterà in asso, il narratore non si fa illusioni circa il futuro cui va incontro, sulle tracce dell'amico Victor che ha compiuto lo stesso passo molto tempo prima: cenette riscaldate davanti alla tv, scarsa pulizia, manie, tic; tant'è. L'eloquenza che rende il suo calmo sfogo piacevolmente e rapidamente leggibile da cima a fondo gli serve anche per mantenersi con un lavoro che in fondo disprezza, buttar giù copioni che altri riscriveranno. Ma va bene così? In fondo è come se quelle radici che per quanto comicamente assurde (viste dal nuovo contesto) servivano a John Fante per tenersi insieme, accantonate del tutto consegnassero questo narratore a un presente e a un futuro di non invidiabile squallore. Masolino d'Amico FULL OF LIFE John Fante Fazi pp. 158, L 25.000 NELL'INTIMITÀ' Hanish Kureishi Bompiani pp. 112, L. 22.000 Kureishi A destra John fante e Clint Eastwood regista del film «Potere assoluto» tratto dal romanzo di Ford Nella lingua del Paese d'adozione, l'abruzzese ripercorre l'infanzia e il pakistano narra la figa dalla moglie

Luoghi citati: America, Hollywood, Londra, Los Angeles, Usa