MALDINI : SGUARDI ILLUMINATI DAL NORD-EST di Bruno Quaranta

MALDINI : SGUARDI ILLUMINATI DAL NORD-EST MALDINI : SGUARDI ILLUMINATI DAL NORD-EST DESCRIZIONI Sergio Maldini Marsilio pp. 296 L. 28.000 ESCRIZIONI. C'è qualcosa di settecentesco, di illuministicamente asettico nel titolo scelto per questa antologia. Sergio Maldini, il signore di una mai dimenticata, ancora solida, solida come una moralità, Casa a Nord-Est, raccoglie le carte di un lungo viaggio intorno al mondo e intorno all'uomo, quasi compie un inventario, si concede un dono legittimo riascoltando le parole sparse (non sciupate) nel tempo. Figura che pascalianamente conosce il valore di non abbandonare la propria stanza anche quando sta altrove. Giornalista e scrittore di antico conio, alla Piovene, appostato lungo il confine fra narrazione e interpretazione (la narrazione che è interpretazione). Osservatore disincantato, mai distratto, di continuo in agguato, ma con piglio sornione, qua e là moraviano. Ammiratore di Stendhal (a cui dedica un profilo argutamente - e ambiguamente - com) ibilii ll i parato), ma sensibilissimo allo stile, all'ossessione della forma che è sostanza, secondo la scuola di Flaubert. Ecco, Flaubert. Il signor Bovary non lesinava il disprezzo verso chi legge a zig zag, abbandonando il corso lineare del libro: roba da serve o da militari, s'inalberava. Ma poco importa: le Descrizioni di Sergio Maldini quasi esigono un andirivieni irregolare, una bizzarra e bizzosa elasticità, un passo selvatico, istintivo (o romantico). Ora l'autore deposita qualcosa di sé, in mezzo alle righe o a chiare lettere: «Questi affetti della memoria, questo autobiografismo lirico che con concede alcunché agli esperimenti oggi di moda»; «io con le mie scaltrezze medioevali, cattolico senza volerlo»; «una leggera ma ostinata tristezza»; «egli, con la pazienza usata nei cruciverba, avrebbe spiegato tutto». Ora, dopo «le dolci chiacchiere dei portici» udinesi (Udine, «piccola capitale aperta agli inviti del mondo»), Maldini spugneggia «il ronzio millenario della Creazione», in Carnia. Ora cala le sue sonde, sensibilissime, acuminate eppure felpate, fuori le mura: a Hiroshima come a Berlino, in Messico (ecco: il «Messico» di Cecchi, un journal che le Descrizioni hanno il pregio di richiamare) come in America, l'America a stelle e strisce. Fra la «tenera e stravagante» Charleston e il «chiarore quasi africano» di New Orleans, fra la mormonica Salt Lake City, «sotto un cielo viola», che come «quello d'Israele sembra favorire i miracoli», e - non dimenticando New York - l'europea Boston, un arabesco di salot' .«Si può proprio dire che gli Stati Uniti traggono origine, non già da una rivoluzione particolarmente sanguinosa, ma da un'intima abitudine delle cinque»). Ma nell'album non si allungano e si allargano solo paesaggi, resi con inchiostri magici, che dispensano cioè dal raggiungerli, i paesaggi. A svettare sono, insieme, le figure: da Pier Paolo Pasolini giovane («la sua innocenza, la sua lontananza da ogni occasione volgare»), colto nella campagna friulana sorvolata da uccelli nerazzurri, a Giovanni Spadolini. «Giovannone», direttore del foglio di Sergio Maldini, Il Resto del Carlino, è omaggiato di un profilo che in nulla e per nulla fa rimpiangere i ritratti montanelliani. Peccato che manchi - siamo a Bologna - il «medaglione» non meno azzeccato di Francesco, Momi Arcangeli: accogliendolo nel «cestone», il premio Campiello 1992 avrebbe offerto un nuovo, nitido contributo alla descrizione di sé, là dove, nella persona del critico d'arte, viene identificata «quella grande aristocrazia contadina che consiste nel sembrare esattamente come si è». «Forse Momi non era felice», osservò nella pagina dimenticata Sergio Maldini. «Forse la felicità riflette nel diario fresco di stampa - consiste nel disporre di un lungo futuro». Un «sentire» che lievita governando la casa davanti a un vasto «pezzo di Friuli, spalancato e dormiente come un mare d'inverno», testimoniando un angolo d'Italia sordo all'ottuso ringhio bossiano, dove c'è sempre «un'ulteriorità da scoprire». Mandi, mane diu (conservati a lungo), come usa augurare a nord-est. Bruno Quaranta Paesaggi con figure: dall'India all'America, da Pasolini a Spadolini le «descrizioni» di un testimone con stile