SBARBARO, PERCHE' COSI' PIANISSIMO

SBARBARO, PERCHE' COSI' PIANISSIMO SBARBARO, PERCHE' COSI' PIANISSIMO PROVE DI UN IO MINORE Lettere di Sbarbaro Pianissimo 1914 Bulzoni pp. 127 L. 20.000 amato le «trite» parole, quelle consuetno al «pianissimo». Coletti è uno storspiega le pagine importanti ch'egli dedsull'abbassamento prosastico dei versto ormai a fare i conti col passato, chemica ed ironia letteraria, com'era piùri». Ma il libro di Coletti vuole soprattduale e generazionale di grande impore come Sbarbaro non muova da uno sdegno per la realtà, al modo dei poeti maledetti, ma dalla paura invece della realtà, dal timore continuo di non farcela. Pianissimo è la poesia di un escluso che chiede invano di essere ammesso, ma le porte della società lo respingono, la vita lo sopravanza sempre e gli sfugge. Questa posizione di fondo è illustrata da Coletti nelle varie sezioni del libro, che passano in rassegna i temi centrali di Pianissimo: il sesso, la vita desiderata e non posseduta, il peccato, la dichiarazione dell'impraticabilità dell'amore, la vanità della sua attesa, e poi le figure familiari (il padre innanzitutto), il paesaggio metropolitano, la città e la folla anonima, le vie deserte, la vita o il silenzio notturno della città buia. Pianissimo descrive lo spaesamento esistenziale in un modo che contempla da una parte una umanità misera (prostitute, mendicanti, ciechi), il popolo della notte, con le sue cupe, fisiche necessità, dall'altra una natura che fa a meno dell'uomo (albero, pietra, macigno, acqua), è colta in punti pericolanti (orla, burrone, sponda). Una tematica del genere è esposta da Sbarbaro senza violenze espressionistiche, ma con un vocabolario limitato, ripetitivo, che si muove liberamente soprattutto sul piano della sintassi, affiancando all'azzeramento paratattico un rinnovato affollamento di nessi subordinativi. Se piano e non ricercato è il lessico, così vicino alla prosa, la sintassi invece segue un'articolazione più complessa, restaura andamenti nobilmente di- AMILLO Sbarbaro ha avuto più d'una rievocazione, nel corso del '97, a trent'anni dalla morte. La migliore l'ha scritta Vittorio Coletti, in un aureo libretto dedicato alla prima redazione di Pianissimo (1914), una raccolta dove si continua e si allarga la proposta dei poeti del primo Novecento che avevano inaugurato un inedito timbro semplice, te e sommesse, dal tono abbassato sirico della lingua sopraffino, e questo dica al linguaggio poetico di Sbarbaro, si di un poeta che non è più interessae si è già lasciato alle spalle ogni poleù evidente nella fase dei «crepuscolatutto testimoniare una vicenda indiviortanza nel primo Novecento: mostrae gnitosi. E' come se quell'incertezza esistenziale, quell'inerzia psichica e l'indifferenza che permeano Pianissimo trovassero un solo, ma solido, rafforzamento nel bastione elevato a difesa, e garantito, quello grammaticale, quello della sicurezza ordinata della sintassi, entro il filo d'oro della tradizione che parte da Petrarca e passa per Leopardi, così presente negli attacchi («Taci, anima stanca di godere / e di soffrire»), nelle chiuse sentenziose («Ne! deserto / io guardo con asciutti occhi me stesso»), e poi Petrarca («'ialor, mentre cammino solo al sole», «Talor mentre cammino per le strade»). Su quanto può suonare però troppo illustre, richiamo letterario, Sbarbaro abbassa il pedale della sordina, dà un tono ovattato, con endecasillabi «dinoccolati» scrisse Caproni («li diresti in ciabatte: ma provate ad imitarli!). Coletti ripercorre a rapidi flash questi aspetti di fondo, riesce a cogliere dell'intera raccolta il lato drammatico perché di monologhi si tratta, di fronte al deserto del mondo, dove c'è un poeta che parla con se stesso, dialoga con la propria diversità. Il «taci» prevale ormai sulT «ascolta», e non a caso Pianissimo si apre nel segno dell'abolizione della voce, con un azzeramento dell'io, il «taci» che non è più indizio della via crepuscolare verso un rifugio, in cerca di pace, da parte di chi ha abdicato, ma è al contrario il vuoto drammatico di chi dispera. Gian Luigi Beccaria