Teheran, lo show del sindaco
Teheran, lo show del sindaco IRAN «Sono innocente», poi denuncia l'incompetenza del tribunale e le torture ai danni dei suoi ex collaboratori Teheran, lo show del sindaco Alla sbarra, attacca e accusa i giudici TEHERAN. La prima udienza del processo per corruzione al sindaco «modernista» di Teheran, Gholamhossein Kharbashi, si è trasformata ieri in una dura requisitoria contro il sistema giudiziario iraniano, dopo che l'imputato ha contestato la competenza dei giudici e ha denunciato torture ai danni di suoi ex-collaboratori. Affiancato da due legali, elegante nel suo spezzato blu scuro, Kharbashi ha sostenuto davanti a decine di telecamere, anche straniere, un lungo duello verbale con il presidente del tribunale, il quale in base alla legge iraniana riveste anche la funzione di pubblico ministero. Accusato di una serie di atti di malversazione, tra cui appropriazione indebita di denaro pubblico per l'equivalente di circa nove miliardi di lire e abuso di potere, il «primo cittadino» ha negato ogni addebito e ha rilanciato spietatamente la palla nel campo dell'avversario, mettendo a nudo alcuni meccanismi di potere nella Repubblica islamica. «Lei cumula troppe cariche all'interno del sistema giudiziario», ha detto al giudice Mohseni Ejeie, un religioso attivo anche presso il tribunale speciale per il clero. Kharbashi ha poi ammonito di essere in possesso di «prove irrefutabli» che alcuni suoi ex-collaboratori coinvolti nella «tangentopoli» al Comune «sono stati costretti a confessare sotto tortura», come rivelato mesi fa da un giornale filogovernativo. Personalità vicina al presidente riformatore Mohammad Khatami e all'ex-presidente «pragmatico» Ah Akbar Hashemi Rafsanjani, il sindaco ha anche denunciato di essere stato «interrogato in carcere da membri dei servizi segreti e in assenza del mio avvocato». Il processo, che Kharbashi ha definito «politico», è a porte aperte, ma in aula sono state ammesse solo circa duecento persone, in gran parte di pendenti del Comune e del ministero della Giustizia, agenti in borghese e una ventina di gior nalisti. Prima di salire alla sbarra, il <qjrimo cittadino» della capitale ha posato davanti alle numerose telecamere iraniane e straniere all'interno del tribunale speda le. Il magistrato, Gholamhossein Mohseni-Ejaei, un religioso, in tervistato sul processo ha detto: «Non sono felice di processare un dirigente della Repubblica Islamica dell'Iran, ma sappiamo che la legge deve essere rispetta ta e non ci sono eccezioni. Nessuno è al di sopra della legge». Al termine dell'udienza, una decina di integralisti islamici hanno aggredito un gruppo di giovani sostenitori del sindaco davanti al tribunale, ma gli scontri sono cessati dopo una quindicina di minuti e non si ha notizia di feriti. Kharbashi, un mullah di 44 anni che ha svestito tonaca e turbante, è sindaco di Teheran dal 1989. «Bestia nera» dei conservatori per il piglio progressista con cui ha amministrato una megalopoli di oltre 10 milioni di abitanti, ha varato ambiziosi lavori pubblici, soprattutto tangenziali, spazi verdi e centri cul¬ turali e sportivi nei quartieri popolari del Sud. Arrestato nell'aprile scorso e rilasciato dietro cauzione dopo undici giorni, Kharbashi è stato sospeso dalla sua carica una decina di giorni fa. Nell'elencare i capi d'accusa, il giudice aveva puntualizzato che, contrariamente a quanto affermato dalla stampa, Kharbashi aveva lascia to il suo incarico dopo essere uscito dalla prigione di Evin dove all'inizio di aprile era stato posto in detenzione cautelativa Il suo caso ha provocato un durissimo scontro tra il governo Khatami e il sistema giudiziario, capeggiato dall'ayatollah oltranzista Mohammad Yazdi. [Ansa] Il sindaco di Teheran, Gholamhossein Kharbashi, ieri in tribunale
Persone citate: Akbar Hashemi Rafsanjani, Evin, Gholamhossein Kharbashi, Gholamhossein Mohseni-ejaei, Khatami, Mohammad Khatami, Mohammad Yazdi
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